Il primo ostacolo del governo giallo-rosso è superato: anche al Senato dove i numeri sono più ballerini è arrivata la fiducia, con 169 sì, anche grazie al concorso dei senatori a vita. Sconvocata la riunione della maggioranza sulla legge elettorale (il gruppo Pd si vedraà questa sera per mettere a punto la propria proposta) sul tavolo resta la legge di bilancio. Sarà una manovra 'light', servirà per sterilizzare l'Iva e attuare il taglio del cuneo fiscale a vantaggio dei lavoratori.
Ma in primis c'è il nodo delle risorse, con il premier Giuseppe Conte che domani sarà a Bruxelles per iniziare la mediazione sulla flessibilità e con Paolo Gentiloni che è pressato affinché l'Italia ottenga dei risultati.
Si punta innanzitutto sulla possibilità di scomputare gli investimenti dal deficit ma bisognerà comunque trovare i soldi, soprattutto se il governo - per ora lo ha annunciato il ministro Catalfo ma dal Pd ci sono perplessità - non dovesse toccare le misure di riferimento dell'esecutivo giallo-verde, ovvero reddito di cittadinanza e soprattutto 'Quota cento'.
La legge di bilancio resta comunque il primo banco di prova della maggioranza. Per ora non ci sono particolari frizioni tra Pd e M5s sul 'dossier' ma dietro le quinte i timori sono legati alle fibrillazioni interne ai partiti.
Di Maio ieri in una riunione sul tema dei sottosegretari, promuovendo i primi passi del governo, non ha nascosto comunque la preoccupazione che anche in tempo breve il Pd possa dividersi, a cominciare dalla manovra.
Lo sguardo è rivolto alle mosse di Renzi e ai numeri della maggioranza, ecco il motivo per cui il capo politico pentastellato non si opporrà affatto - lo ha fatto intendere con i fedelissimi - se si dovessero aggiungere i voti di altre forze, come quelli di Forza Italia. Ed e' lo stesso Renzi che ragionando con i suoi al Senato ha battuto sullo stesso tasto, ovviamente con tesi differenti.
Ora inizia la grande sfida: cambiamo insieme l'Italia #Senato #fiducialgoverno
— Nicola Zingaretti (@nzingaretti) September 10, 2019
Hanno votato a favore della fiducia M5s, Pd e Leu. Al di fuori del perimetro della maggioranza di governo, hanno votato a favore della fiducia, tra gli altri, tre senatori a vita (Monti, Cattaneo e Segre), due senatori del Maie, alcuni senatori ex M5s ora iscritti al Misto, alcuni senatori del gruppo Autonomie (altri si sono astenuti). Si sono astenuti in dissenso dai rispettivi gruppi il Pd Matteo Richetti e il pentastellato Gianluigi Paragone. Hanno votato contro Lega, FdI, Forza Italia.
Il governo Conte, versione seconda, sostenuto da M5s e Pd, incassa due voti in meno al Senato sul voto di fiducia rispetto a quanto ottenuto 14 mesi fa dal primo esecutivo sostenuto da M5s e Lega. Oggi il governo a palazzo Madama ha ottenuto infatti 169 voti favorevoli alla fiducia. Un anno fa, il primo governo Conte ottenne invece 171 sì.