Il governo incassa la fiducia al Senato sul decreto sicurezza e immigrazione senza sorprese: sono solo cinque i senatori pentastellati "dissidenti" usciti dall'Aula durante il voto e di loro si occuperà il Collegio dei Probiviri. È un punto per la Lega, che con questo provvedimento realizza una parte importante delle sue promesse elettorali. Ora toccherebbe al M5s portare a casa un risultato, ottenendo lo stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio. Ma il Carroccio su questo punto ha già manifestato forti perplessità e dello stesso parere sono le opposizioni. Non sarà facile trovare la quadra e sono tanti i segnali di tensione tra i due partiti azionisti di maggioranza, come testimoniano tanti indizi, come la decisione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, di cancellare l'incontro con la stampa estera previsto per oggi. Salvini ha dichiarato che non esiste la possibilità di elezioni anticipate, come sostenuto da alcuni media. Nelle prossime ore ci dovrebbe essere un incontro chiarificatore con l'altro vicepremier, Luigi Di Maio.
Cinque i dissidenti M5s, come previsto
A differenza dei timori interni alla maggioranza che hanno caratterizzato i giorni antecedenti al voto, l'aula di Palazzo Madama ha dato il via libera al maxi-emendamento del governo, sostitutivo del disegno di legge di conversione del decreto, con 163 voti a favore su 241 votanti (quorum era a 112). La maggioranza M5s-Lega - pari, sulla carta, a 167 senatori - ha 'perso' i cinque senatori 'dissidenti' M5s, ovvero Gregorio De Falco, Paola Nugnes, Matteo Mantero, Elena Fattori e Virginia La Mura, che non hanno partecipato al voto di fiducia per esprimere la loro contrarietà al decreto 'targato' Lega. Hanno votato, invece, a favore (al di fuori della maggioranza) Riccardo Antonio Merlo e Adriano Cario, eletti all'estero, e l'ex pentastellato Maurizio Buccarella: tutti e tre avevano già votato la fiducia al governo Conte a giugno. Si è astenuto l'altro fuoriuscito M5s che aveva dato la sua fiducia all'esecutivo al suo insediamento, Carlo Martelli (facendo salire i voti a favore a 171). Divise le opposizioni. Pd, Leu e Svp hanno votato contro il decreto, Fratelli d'Italia si è astenuta; Forza Italia non ha partecipato al voto.
Sono soddisfatto.
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 7 novembre 2018
Decreto Sicurezza e Immigrazione e taglio dei costi dell’accoglienza alla faccia di mangioni e profittatori, oggi è una giornata molto importante per gli italiani.
E ora andiamo avanti.
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Esulta Salvini: "Da sinistra mi dicono che è un decreto delinquenziale, razzista, fascista e quasi nazista, si mettessero d'accordo tra loro le opposizioni. È un decreto serio, di buonsenso e sulle occupazioni abusive ci sarà finalmente più libertà di manovra per sindaci e prefetti. Poi, capisco chi poteva fare queste cose avendo governo per 2, 3, 5, 6 o 7 anni e non le ha fatte, che si vede arrivare il primo Salvini di turno che in cinque mesi le porta a casa". A chi gli chiedeva dei 5 stelle che non hanno partecipato al voto sul dl sicurezza, Salvini ha risposto: "È la democrazia, se hanno cambiato idea rispetto a quello che c'è nel contratto...".
Le tensioni tra Salvini e Di Maio
Il vice premier leghista ha poi parlato dell'altro nodo sul tavolo del governo, ovvero la proposta di riforma della prescrizione proposta dai 5 stelle, che al momento vede la Lega contraria. "Una soluzione si troverà", ma nell'ambito di "una riforma complessiva del processo penale", ha precisato. "Esco da qui ed entro sera risolviamo tutti i problemi", ha poi affermato il ministro dell'Interno a Pomeriggio 5, rispondendo a una domanda sulle frizioni con Di Maio. "I giornali a volte scrivono cose incredibili - ha detto Salvini - Con Di Maio lavoro e lavoriamo bene da cinque mesi, abbiamo dimostrato che le cose se si vogliono si fanno. I giornali hanno scritto che ieri ho sentito Berlusconi, non è vero, magari lo sentirò nei prossimi giorni, mi fa piacere. Sulla giustizia dobbiamo trovare la quadra ma i processi devono avere un inizio e una fine, non si possono tenere ostaggi della giustizia".
"Nessuno scambio tra sicurezza e prescrizione"
Suscita però ancora interrogativi la cancellazione del vertice previsto ieri sera tra i due vicepremier e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Ancora una volta, come successo in passato nei momenti più difficili di governo, i due leader di M5s-Lega non si sarebbero sentiti al telefono, con Salvini che è stato descritto da fonti leghiste come "molto irritato" nei confronti del capo politico del M5s per la vicenda dl-sicurezza-prescrizione, che ha vissuto come un "ricatto" da parte dell'alleato di governo. Le due questioni, ha sottolineato, anche 'in chiaro', il ministro dell'Interno sono scollegate e vanno considerate "una alla volta".
Non c'è alcuno scambio tra l'approvazione del decreto caro alla Lega e il via libera di via Bellerio alla riforma della prescrizione proposta dal ministro pentastellato Alfonso Bonafede, che per ora non c'è. Ma il vice premier leghista "vuole risolvere", viene riferito. "Dobbiamo chiarire una volta per tutte, perché così, con ricatti e liti continue, non si puo' andare avanti", viene riferito da fonti leghiste. "Sono sicuro che sulla prescrizione raggiungeremo l'accordo migliore per gli italiani all'interno della legge anticorruzione. La riforma della prescrizione è nel contratto di governo", ha detto invece Di Maio in una diretta Facebook.