Luigi Di Maio e Matteo Salvini siglano una tregua sul disegno di legge anticorruzione. Niente fiducia, anche per impraticabilità tecnica e di tempi: all'incidente di martedì, con l'approvazione a scrutinio segreto di un emendamento sul peculato che modifica il testo, si rimedierà al Senato. Il che, però, vuol dire che sarà necessaria una terza lettura, con un inevitabile slittamento dell'approvazione finale. Ma, comunque, non oltre il 31 dicembre del 2018, garantisce il premier Giuseppe Conte in persona.
Un vertice a tre
Dopo una serata nera per il governo, con accuse reciproche tra alleati, e una mattinata all'insegna ancora della tensione, è un vertice a tre tra i due vicepremier e il presidente del Consiglio a far tornare un (apparente) sereno: si va avanti con il ddl anticorruzione, senza scherzi nè ulteriori incidenti di percorso.
E per rendere plastica la ritrovata sintonia, ma anche e soprattutto per 'presidiare' il Parlamento, Conte, Salvini e Di Maio si presentano alla Camera e poi insieme siedono nei banchi del governo. Presenza che, però, rende incandescente il clima in Aula, con le opposizioni che, nel giorno in cui l'Ue boccia la manovra e si appresterebbe a avviare la procedura di infrazione contro l'Italia, attaccano governo e premier e chiedono una informativa urgente proprio sulla manovra (che si svolgerà oggi alle 17).
Il clima resta teso per tutta la prima parte della giornata - l'irritazione di Salvini è visibile ai cronisti che lo incalzano - caratterizzata anche da una dura protesta del Pd causata da un gesto di Conte nei confronti del dem Emanuele Fiano (il premier ha mimato il classico 'ne parliamo dopo' o 'ci vediamo dopo').
Riprende l'esame del disegno di legge, Di Maio dopo un po' lascia Montecitorio. A seguire è la volta di Conte. Solo Salvini resta per quasi l'intera giornata in Aula, e si fa anche protagonista di una mediazione con i 5 stelle, Pd e Forza Italia su una norma del testo che potrebbe danneggiare sindaci e amministratori locali, è l'avvertimento comune.
I sospetti rimangono
Ma al di là della 'photo opportunity' dei tre leader, come la definiscono ironicamente le opposizioni, la tregua tra Di Maio e Salvini non cancella i dubbi e i sospetti reciproci. Tanto che in mattinata le parole del leader pentastellato suonavano ancora come un'accusa diretta a Salvini: ieri l'incidente è "stato fatto per affossare il ddl Anticorruzione.
È evidente a tutti che noi non siamo stati perché noi quando abbiamo qualcosa da dire contro, lo diciamo pubblicamente e non ci nascondiamo con il voto segreto". Di tenore diverso le parole del titolare del Viminale, che ribadisce: "ieri è stato solo un incidente e non sarà l'ultimo", quasi a conferma che i fronti ancora aperti sono diversi. Ma Conte assicura: "il governo è compatto".