A oltre quattro mesi dalle dimissioni di Mario Nava, sgradito alla maggioranza gialloverde, non è stato ancora nominato il nuovo presidente della Consob, l'Autorità che vigilia sui mercati finanziari. La ragione dello stallo è l'irrigidimento del M5s, o meglio di parte di esso, sulla candidatura di Marcello Minenna. Per i pentastellati che sostengono l'ex assessore al Bilancio della giunta Raggi non esistono nomi alternativi e la Lega non sembra avere nulla in contrario.
Ad opporsi sarebbero Giuseppe Conte e, soprattutto, il Quirinale, per la vicenda di presunti favoritismi che portarono Minenna da condirettore a direttore della Consob ai tempi della presidenza di Giuseppe Vegas, una promozione contro la quale sono stati finora depositati 12 ricorsi. E non aiutano gaffe come quella, recente, che ha visto l'Esm, il fondo salva-Stati europeo, bacchettare Minenna via Twitter per l'utilizzo abusivo del suo logo in un documento.
Come se ne esce? Girano le voci più disparate. Secondo alcuni, ci sarebbe un crescente pressing su Giovanni Tria perché accetti la poltrona più alta della Consob e abbandoni il ministero dell'Economia. Ma Tria viene dato, con cadenza regolare, prossimo alle dimissioni più o meno da quando si è insediato e là resta, forte del fondamentale sostegno di Mattarella. Nei giorni passati è stato fatto anche il nome di Luigi Zingales, che però non sarebbe bastato a convincere i sostenitori più accesi di Minenna.
Appaiono invece molto più concreti i rumor che vogliono il ministro degli Affari Europei, Paolo Savona, come il vero papabile. Certo, secondo l'edizione gialloverde del "manuale Cencelli", quel posto spetterebbe a una figura vicina al M5s e Savona è considerato in quota Lega. Se è però lo stesso Alessandro Di Battista, interpellato in materia, a esprimere apprezzamento per l'idea, tale ostacolo sembra superabile. Il diretto interessato, da parte sua, "non conferma e non smentisce". Segno che qualcosa di vero c'è.
La legge Madia è un ostacolo?
C'è invece un altro problema, di carattere giuridico, che sbarrerebbe la strada all'economista sardo. Il ministro è attualmente in pensione e, per la legge Madia sulla Pubblica Amministrazione, non potrebbe ricoprire incarichi dirigenziali o direttivi, se non per un solo anno e a titolo gratuito, ricorda l'Huffington Post. E il mandato per la presidenza Consob dura sette anni. C'è chi dalle parti del Carroccio sospetta quindi che il nome di Savona sia stato buttato sul tavolo per confondere le acque in attesa che il M5s riesca nel difficile compito di trovare un candidato alternativo a Minenna.
"Ai sensi della legge 215 del 2004 Savona non è candidabile alla Consob. Punto. Lo spin di Palazzo Chigi vale per un giro di titoli. Risiamo a Vicolo Corto", avverte su Twitter il deputato Pd Filippo Sensi. E anche un esponente del M5s, come il presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra, si domanda: "Perché perdere un buon ministro ed impantanare Consob in un'ipotesi di assai dubbia percorribilità giuridica? Il candidato di un coraggioso governo del cambiamento è dal 14 novembre uno solo: Minenna".
Non tutti, però, condividono questa lettura. Secondo il Messaggero, la presidenza della Consob è un "incarico apicale" e, come tale, non è toccato dalla legge Madia. Altri fanno notare invece che la Consob è un'autorità indipendente e quindi non rientrebbe nella normativa. Nondimeno, anche Savona presidente dell'Autorità per un anno solo sarebbe una soluzione sì transitoria ma sufficiente a rasserenare gli animi in vista della campagna per le Europee.
Se le succitate problematiche giuridiche non si ponessero e la Consob andasse a un uomo considerato espressione della Lega, il caso Minenna verrebbe così disinnescato alla radice. Il M5s, in questo scenario, verrebbe compensato con lo scranno lasciato vuoto da Savona, ovvero gli Affari Europei. Su questo fronte, il nome più accreditato è quello del sottosegretario agli Affari Regionali, Stefano Buffagni, fedelissimo di Di Maio e dotato di un profilo abbastanza europeista da non suscitare le obiezioni del Colle.