Tra le tante fonti di tensione che scuotono il governo, su un punto Matteo Salvini e Luigi Di Maio si trovano d'accordo: la condanna della lettera inviata dalle Nazioni Unite all'Italia. Gli azionisti del governo ritengono la presa di posizione dell'Onu tanto estemporanea da diventare comica: "A me sembra surreale che l'Onu commenti un decreto che non abbiamo ancora discusso in Consiglio dei Ministri e che io neanche ho letto nel suo testo ufficiale, da vice presidente del Consiglio", dice il ministro del Lavoro.
Più caustico Salvini: "Un organismo internazionale che costa miliardi di euro ai contribuenti, che ha come membri la Corea del Nord e la Turchia, regimi totalitari, e viene a fare la morale sui diritti umani all'Italia, a Salvini per il decreto Sicurezza, fa ridere, è da 'Scherzi a parte'".
Per il resto, tuttavia, i due vicepremier continuano a battagliare a distanza. In particolare è il Consiglio dei Ministri atteso per lunedì - anche se una convocazione non c'è ancora stata e i tecnici continuano a lavorare in pre-consiglio per limare i testi - a dare argomenti per litigare. Il fulcro dello scontro, complice anche la lettera dell'Onu, si è spostato dal decreto sicurezza bis all'autonomia per Lombardia e Veneto e al decreto famiglia: il primo bandiera della Lega, il secondo del Movimento 5 Stelle.
Ad attaccare a testa bassa è Luigi Di Maio per il quale la fretta dell'alleato sull'autonomia è quanto meno sospetta: "Ricordate il Titolo V della costituzione modificato nel 2001 e il pasticcio che e' stato fatto? Vediamo di non fare un altro pasticcio. Ora, mi sembra un po' strano che tutti questi provvedimenti debbano essere portati in Consiglio dei ministri prima del 26 maggio", giorno del voto europeo, "mi sembra strana questa urgenza, mi sembra un modo per nascondere gli scandali che hanno coinvolto anche la Lega in questo periodo e che sono scandali di corruzione".
E, per rimanere sulle elezioni europee, Di Maio torna sulle alleanze della lega con i sovranisti europei accusati di voler fare dell'Italia "il campo profughi dell'Europa". Il tema migranti sembra però rappresentare la linea del Piave per Salvini che, rispondendo a chi gli chiede di sbarcare i profughi rimasti sulla Sea Watch, risponde "Col piffero!". E spiega: "Sono andato a letto ieri sera seguendo un barcone, a Lampedusa, non sul Mincio... Abbiamo fatto diffide, approvato decreti, regolamenti, questi se ne fregano, vanno avanti. Costi quello che costi questo barcone non attracca e questi immigrati non scendono".
Di Maio, al contrario, dice che se arriveranno garanzie dalle istituzioni europee sui ricollocamenti, da parte sua nulla osta allo sbarco. Una posizione, quella del vice premier che sembra condivisa dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. "Sono in contatto con il presidente del Consiglio", è la premessa: "prima di farli sbarcare e avviare il meccanismo del regolamento di Dublino, noi dobbiamo avere la garanzia che l'Europa prenda in carico quei migranti, altrimenti resteranno solo in carico all'Italia. Quindi io credo che da questo punto di vista la politica migratoria che abbiamo portato avanti fino ad ora sia una politica efficace perché prima di qualsiasi sbarco vogliamo avere la certezza che la maggioranza delle persone che sono su una nave e che si avvicinano alle coste italiane vadano in altri paesi europei".
Nodi che arriveranno al pettine. "Sono pronto a portare il decreto Sicurezza in Consiglio dei ministri. Non vedo l'ora che diventi realtà, perché c'è il contrasto ai camorristi, agli scafisti, agli spacciatori, ai teppisti di strada, ed è un passo avanti per città piu'' sicure. Spero quindi che nessuno abbia da ridire".
Il decreto sicurezza, certo, ma anche l'Autonomia regionale: "I 5 Stelle la stanno tirando in lunga, non ho capito perché. Il Veneto aspetta, la Lombardia aspetta, l'Emilia Romagna aspetta, ma altre sette regioni italiane hanno chiesto più autonomia, più efficienza, più trasparenza".
Per il capo del M5s la priorità è quel decreto famiglia che dovrebbe mettere 1 miliardo risparmiato dal reddito di cittadinanza al servizio delle famiglie con bambini. Una misura per favorire la natalità in Italia, dice ancora Di Maio. "Abbiamo un decreto con il quale destiniamo un miliardo di euro alle famiglie che fanno figli per favorire la crescita demografica visto che siamo l'ultimo paese che fa figli in Europa e questo miliardo deve essere messo sul bilancio dello stato il prima possibile perché fa parte dei risparmi del reddito di cittadinanza che non utilizzeremo. Un miliardo di euro per le famiglie non è stato mai stanziato negli ultimi dieci anni", aggiunge Di Maio. "Ed è solo l'inizio perché altri miliardi li metteremo a disposizioni delle giovani coppie su pannolini, baby sitter, asili nido".