"Non ci penso neanche. Ho, anzi abbiamo, ancora troppe cose da fare". Matteo Salvini, intervistato da Quotidiano.net, esclude categoricamente l'intenzione di aprire una crisi di governo. "Mi auguro", aggiunge riferendosi agli alleati del M5s, "che qualcuno non voglia far saltare il tavolo per interessi di partito. Io", insiste il vicepremier, "non ho intenzione né di andare a votare prima del previsto, né di tornare al passato".
Quanto alle provocazioni, aggiunge, "io non rispondo. E ai miei ho detto di fare altrettanto. Di abbassare i toni. Certo che se personaggi come Fico mi danno del fascista e del razzista...". Però, dice ancora Salvini, "per adesso porto pazienza".
Il ministro dell'Interno torna a difendere anche Armando Siri, il sottosegretario ai Trasporti leghista indagato per corruzione. "Io", afferma, "rispetto la magistratura che indaga, ovviamente. Ma stiamo parlando di un'ipotesi di presunti soldi promessi per un emendamento che non c'è mai stato". Quindi niente dimissioni.
"Vorrei intanto ricordare ", rileva Salvini, "che in un Paese civile ciascuno è innocente fino a prova contraria. E pretendere le dimissioni all'inizio degli accertamenti della magistratura non è da Paese civile. Se così non fosse, perché la Raggi non si è dimessa quando è stata indagata? È rimasta sotto indagine per due anni, poi è stata assolta. E se si fosse dimessa?".
Nessuno sconto, ma solo dopo un'eventuale condanna. "Noi", sostiene il leader leghista, "siamo stati gli unici a votare contro tutti gli indulti, gli sconti di pena, gli svuotacarceri. Noi pensiamo che la pena debba essere certa. Ma la pena: cioè la sanzione decisa dai giudici dopo una condanna. Chi viene condannato deve andare in galera. Ma chi viene condannato", conclude Salvini.