È il cosiddetto 'Salva-Roma' il nuovo terreno dello scontro, ormai quotidiano, tra Lega ed M5s sulla gestione della Capitale, con il partito di Matteo Salvini che ormai da due giorni chiede apertamente le dimissioni di Virginia Raggi. Ma cosa è il 'Salva-Roma'?
Si tratta di una misura, annunciata due settimane fa, che deve essere inserita all'interno del decreto legge Crescita, sul quale il Campidoglio ha lavorato soprattutto assieme al vice ministro delle Finanze Laura Castelli, esponente M5s. Il provvedimento prevede che alla fine del 2021 venga chiusa la gestione commissariale, ente che fa capo al governo, che detiene il debito storico accumulato dal Campidoglio dagli anni Cinquanta fino al 2008, la cui entità attualmente è certificata in 12 miliardi di euro.
La misura prevederebbe di accollare una parte delle passività direttamente allo Stato, rimodulando inoltre alcuni prestiti. Dal 2009 un commissario gestisce 500 milioni di euro ogni anno - 300 erogati dallo Stato e 200 dal Comune tramite la addizionale Irpef ed una tassa sui voli in partenza dagli aeroporti romani - con cui rinegozia la grande massa passiva, partita da circa 20 miliardi. In previsione di una possibile crisi di liquidità a partire dal 2022 per le casse del commissario, governo e Campidoglio hanno trovato una nuova formula per liquidare i vecchi debiti di Palazzo Senatorio.
Le casse statali si farebbero carico principalmente del pagamento degli interessi di un Bond con scadenza nel 2048, mentre al Comune spetterebbe la liquidazione dei debiti commerciali. Da questa nuova ripartizione il Campidoglio stima di ottenere risparmi per 2,5 miliardi nel periodo compreso fino alla scadenza del 2048, circa 90 milioni di euro l'anno, con cui diminuire progressivamente l'addizionale Irpef, la piu' alta d'Italia. Ora però la Lega sembra pronta a non votare il testo, sostenendo che vanno aiutati tutti i Comuni e non solo quello di Roma.