Il nome inciso sul legno dei banchi di Montecitorio per rimanere Deputato per sempre. Almeno fino a quando la Camera non sarà ristrutturata e i banchi levigati. Così Giuseppe Romele, già deputato bresciano di Forza Italia ininterrottamente dal 2001 al 2018 e da poco passato a Fratelli di Italia, ha sollevato polemiche in aula nel giorno in cui si festeggiavano i cento anni dalla prima seduta.
Il banco graffiato da Romele con il suo cognome oggi è occupato dall'onorevole forzista Elio Vito. È stato proprio Vito a postare la fotografia del "graffio" fatto da Romele sui banchi di Montecitorio, mentre il presidente Fico ricordava la storicità dell'aula che dal 20 novembre 1918 garantisce la democrazia del paese.
Davanti allo scatto dell'autografo di Romele messo sui social si è sollevata la polemica. C'è chi ha definito l'ex parlamentare azzurro "irrispettoso" delle istituzioni e lo ha paragonato ai "graffittari". Ma si è pure fatta strada l'idea di far pagare i danni a Romele, costringendolo a riparare ai danni fatti al suo vecchio scranno.
Eppure l'onorevole ex Forza Italia (oggi vice coordinatore lombardo di Fratelli d'Italia) contrattacca: "Strano che dopo otto mesi dall'insediamento venga fuori questa cosa - ha riferito all'AGI l'ex parlamentare azzurro rimasto a Montecitorio per 17 anni -. Io non ne so nulla, se c'è il mio nome sui banchi sarà stata opera di qualche nostalgico a cui manco in aula".
Non solo. Romele va oltre e davanti alla possibile richiesta di danni chiude ogni discorso con una battuta: "Ma cosa possono chiedere a me. Se sostengono che ho firmato il banco si faccia una prova calligrafica. Penso che alla Camera i problemi veri da affrontare debbano essere altri, non uno scarabocchio che per me non ha paternità".