Dopo la telefonata di alcuni giorni fa, ieri anche l’incontro. Un’ora. Per guardarsi negli occhi e ricominciare a parlarsi. Luigi Di Maio e Matteo Salvini si sono rivisti. Per discutere di tasse e di Europa, per avvisare un dialogo costruttivo ma senza sconti. Così, nella linea dura con Bruxelles, M5s e Lega rinserrano i ranghi.
Ufficialmente “di rimpasto non vogliono parlare, ma hanno avviato la riflessione su alcuni cambi nel governo con la sostituzione che appare ormai certa del titolare delle Infrastrutture Danilo Toninelli e la scelta del successore di Paolo Savona alle Politiche europee. Mentre sull’indicazione del componente italiano nella prossima Commissione europea, sarebbero d’accordo a indicare un politico e non di un tecnico”. “Rimpasto è parola di altra era politica, noi abbiamo parlato delle cose da fare» si legge in due diversi passaggi di altrettante cronache del Corriere della Sera.
Ma il tema c’è. È sul tavolo. “Certamente una discussione dettagliata sui possibili futuri assetti di governo ieri non c’è stata” annota il quotidiano di via Solferino in un articolo titolato “Lunedì la nuova agenda. Con Toninelli fuori gioco e l’erede di Savona”. “Ma nella Lega – si addentra poi il giornale – c’è chi spiega come la pensa il partito: ‘Se qualcuno si è contraddistinto per la posizione contraria, per esempio, a opere e infrastrutture, non si vede come possa continuare come prima e nella stessa posizione’.
Come dire: il ministro Toninelli potrebbe ritrovarsi in fuorigioco. A differenza dei ministri Trenta e Costa, poco cari ai leghisti ma su cui i 5 Stelle non intendono cedere. Meno certa, anche tra i 5 Stelle, la posizione di Giulia Grillo. Non una parola, ufficialmente, sugli avvicendamenti e le integrazioni tra sottosegretari” si ferma la cronaca.
Il Messaggero è invece più sicuro e sul tema titola: “E M5S dice sì al rimpasto”. E il quotidiano di via del Tritone a Roma scrive che nell’incontro “da parte del grillino si tratta di una sorta di resa incondizionata all’alleato che mette in un angolo velleità di elezioni anticipate a settembre, in cambio di una fitta agenda di temi ‘made in Lega’”. Tanto che il primo argomento persegue “anche l’obiettivo di liberare il ministero di Porta Pia. Con Toninelli in uscita, anche a collega alla Sanità Grillo”.
Di rimpasto, tuttavia, anche per il quotidiano della Capitale “i due negavano di aver parlato, ma per la Lega il passaggio è scontato e potrebbe avvenire già la prossima settimana” si può leggere ancora. anche sulla pagine de la Repubblica si legge la stessa versione, con quest’aggiunta: “E sarà sempre un leghista a occupare la pedina di commissario europeo che il governo dovrà indicare entro un mese. L’auspicio dell’intero Movimento - non a caso, dati i pessimi rapporti - è che vada Giancarlo Giorgetti. Il potente sottosegretario alla Presidenza andrebbe pure, saturo com’è di una convivenza assai complicata. Difficile Salvini se ne possa provare. A meno che il leader non consideri questa esperienza di governo comunque a termine, da qui a qualche mese.
Libero Quotidiano non ha invece dubbi: “Salvini incontra Di Maio e gli chiede di cacciare Trenta, Grillo e Toninelli”. E anche Costa, per il quotidiano, sarebbe “in bilico”. “Anche se il M5S blinda Trenta e anche Grillo” annota il quotidiano diretto da Feltri-Senaldi.
Però c’è anche "un caso Conte”, come rileva La Stampa, verso il quale i due vicepremier nutrono “un forte risentimento: non hanno mai digerito quella conferenza stampa in cui il presidente del Consiglio li ha messi di fronte alle loro responsabilità, minacciando le dimissioni.
E così, alle sue spalle, è stata trovata una sintonia sulla linea che proprio Conte dovrebbe tenere a Bruxelles, per convincere gli altri Stati membri a non dare seguito alla minaccia di una procedura di infrazione contro l’Italia” scrive il quotidiano torinese, che aggiunge: Salvini e Di Maio, di fatto, “non hanno aspettato che Giuseppe Conte tornasse dal Vietnam. Uno sgarbo. Non lo hanno nemmeno messo a conoscenza del vertice che stavano organizzando a casa sua, a Palazzo Chigi. Solo una telefonata, a poche ore dal faccia a faccia, che sa di pura cortesia istituzionale”.
Ma qualche riga più in là, nello stesso articolo, il giornale sabaudo scrive anche che “il vero problema è Giuseppe Conte. Sarà d’accordo sulla linea dura da tenere in Europa o seguirà i consigli di moderazione che arrivano dal Quirinale?” E poi, a proposito di Conte che non ci sta a passare alla storia come il primo premier italiano a subire una procedura di infrazione, come ha dichiarato ieri dal Vietnam ai quotidiani riuniti, il giornale sabaudo riporta, a commento, questa dichiarazione: “O se ne fa una ragione o si dimette”. Ma chi pronuncia l’ultimatum?
Secondo La Stampa “è la minaccia che arriva da una riunione convocata da Salvini con i responsabili economici del Carroccio. E anche Di Maio appare allineato alla posizione del Carroccio: ‘Dall’Ue arrivano lettere paradossali. Non la respingeremo al mittente, ma la discuteremo, senza commettere l’errore di lasciare la trattativa in mano ai burocrati’”. Il rimpasto potrebbe dunque toccare anche il premier…? Lo sapremo solo vivendo.