Il “caso Siri” non è chiuso. Meglio, il “caso Siri” non ha chiuso o sanato le contraddizioni di governo. Anzi, il dopo è più confuso che mai. E ha persino aperto nuovi fronti di contrasto all’interno dell’Esecutivo. Per il Corriere della Sera sono “Migranti e cannabis, le nuove liti”, recita il titolo di apertura della prima pagina. Registra La Stampa: “Il M5s trova il nemico: ‘Salvini si occupi di chi spaccia a Napoli” e scrive di “Controffensiva di Di Maio”. Secondo Libero “Il governo è alla canna. Salvini spegne gli spinelli, Conte e M5s li accendono”. Mentre Il Fatto quotidiano fotografa due nuovi fronti, in un piano addirittura definito di “vendetta”: “Tav e appalti, dopo Siri la Lega cala il contrattacco”, il titolo. Ma non finisce qui, perché il quotidiano diretto da Marco Travaglio mette a fuoco un altro fronte di contrasto: “Primo sì al taglio di 345 eletti. Sull’autonomia botte da orbi”.
È il piatto forte che ci servono i giornali questa mattina in edicola. E il quadro lo riassume bene il Corriere: “Sui migranti la Marina militare ieri ha salvato 36 persone che stavano per affogare al largo delle coste libiche . Salvini: ‘Se io chiudo i porti un altro ministro non li può riaprire’, riferimento alla collega della Difesa, la pentastellata Elisabetta Trenta. Altro scontro: la cannabis. Salvini vuole una stretta sui negozi che vendono prodotti a base di marijuana e ieri ha firmato una direttiva che prevede più controlli. Conte: argomento non in agenda”. Ciò che fa titolare al quotidiano di via Solferino a pag. 2: “Duelli di governo, inizia il secondo atto. I programmi ‘contro’ degli alleati”.
Insomma, “la nuova frontiera del governo gialloverde sono le reciproche accuse di inettitudine che si scambiano (‘amabilmente’ come dice Salvini) i due vicepremier nonché capipartito della maggioranza” si legge sul quotidiano milanese. “Non sembra affatto che siano soltanto gli strascichi della vicenda Siri”, scrive il Corriere. “Perché anche il futuro prossimo si annuncia di conflitto serrato. La settimana prossima approderà al Senato il tormentone del decreto Sblocca cantieri: la Lega lo ha emendato con il rifinanziamento alle Province e la Tav, a cui i5Stelle sono ostili, questi ultimi hanno messo il carico sul Salva Roma, ampiamente stralciato in un furioso Consiglio dei ministri, su cui la Lega ha fin qui fatto tutta la resistenza possibile. Ma Salvini la settimana prossima intende ‘partire come un treno su tutti i nostri temi, a cominciare dalla flat tax’”.
E il livello del conflitto sembra destinato a crescere proprio a partire dalla discussione sullo “sblocca cantieri”. E senza escludere il “fronte migranti”, per il quale la ministra della Difesa Elisabetta Trenta in un colloquio, lo definisce una “battaglia quotidiana”. E a tal proposito invita il ministro dell’Interno a “smettere di attaccare i militari”.
Niente pace nel governo gialloverde, dunque. In una pagina, la Repubblica riassume tutte le “Accuse della Lega” al Movimento 5 Stelle. Si tratta, in pratica, di “una lista nera in 17 punti” che contiene tutti i “no” pronunciati dai grillini all’azione di governo nel corso di quest’anno. Un lungo cahier de doléances.
“Il foglio-manifesto – scrive il quotidiano – è stato messo nero su bianco per la prima volta, non a caso a ridosso delle Europee, dai leghisti dislocati nei vari dicasteri. (…) Il testo sarà distribuito a tutti parlamentari e ai candidati in corsa per un seggio il 26 maggio, per farne una sorta di volantino appunto da campagna elettorale, un rosario di occasioni mancate da ripetere in ogni talk o appuntamento politico da qui alle prossime due settimane. La propaganda dei 5 stelle ruoterà sulla questione morale e sull’anticorruzione?
La Lega chiederà voti per dire ‘sì concreti’: dai cantieri alle trivellazioni, dalla castrazione chimica ai voucher per i lavoratori del turismo e del commercio”. “Del resto – si legge ancora – Matteo Salvini ormai è stanco, come va ripetendo in queste ore in tutte le piazze dei suoi comizi, ‘dei troppi no sui cantieri, le opere pubbliche, i porti, gli aeroporti, le ferrovie, strade e autostrade: basta, noi stiamo lavorando e speriamo che qualcuno anche al governo non rallenti tutto’”.
Questa controffensiva di Salvini e della Lega pone qualche problema ai 5 Stelle: “Evitare il flop o rischiare la scissione”, come si legge in un commento di Claudio Tito su la Repubblica: “Perché tra i grillini sta prendendo corpo quello che loro stessi – da Casaleggio allo stesso vicepremier – chiamano ‘rischio implosione’. O più esplicitamente: ‘rischio estinzione’. L’alleanza con l’ex nemico della Lega sta logorando velocemente i consensi acquisiti solo un anno fa. Sta facendo emergere contrapposizioni che nessuno avrebbe nemmeno immaginato nella scorsa legislatura. E le parole ‘scissione’ o ‘spaccatura’ nei colloqui più riservati vengono pronunciate senza tabù. Forse perché, come ha detto recentemente Beppe Grillo ad alcuni parlamentari, ‘Questo non è più il mio Movimento’”.
La situazione fin qui descritta pone ad Antonio Polito un interrogativo dirimente, nell’editoriale sul Corriere: “Insieme per far che?”. Perché “i Cinquestelle hanno cambiato strategia. Hanno deciso di schiacciare Salvini a destra, cercando spazio a sinistra. Hanno scelto di risuscitare la questione morale per metterlo all’angolo, indicando dietro gli indagati Siri e Fontana, e anche oltre le loro responsabilità personali ancora tutte da accertare, un sistema politico che fa capo al Capitano. Hanno visto il bluff dell’alleato: vuoi votare? Fai pure, vorrà dire che dovrai tornare nelle braccia di Berlusconi, nel vecchio centrodestra”.
Ma “per quanto destinati a camminare su un sentiero stretto – osserva Massimo Franco sulle stesse colonne – con una manovra finanziaria da brividi in autunno, M5s e Lega non disdicono il loro patto di potere. Semmai, sta cambiando la natura del loro ‘contratto’: sempre più utilitaristico e sempre meno espressione anche della loro intesa. E con un presidente del Consiglio che in circa un anno ha acquistato sicurezza, e un profilo politico più marcato e a favore dei Cinque Stelle. Ma l’evoluzione di Conte è figlia del protagonismo debordante di Salvini; della voglia di apparire una sorta di ‘premier ombra’, in attesa di Palazzo Chigi. Ecco perché da circa un mese è partita la controffensiva grillina. L’obiettivo non è di destabilizzare l’alleanza. Semmai, è di puntellare Conte facendo capire alla Lega che la fase della subalternità al Carroccio è finita; e che non ricomincerà nemmeno se Salvini fosse premiato alle Europee. È questa la silenziosa riscrittura del contratto raccontata dalle polemiche aspre delle ultime settimane. La domanda è se la coalizione riuscirà a concordare la revisione senza strappi. La volontà di andare avanti è reciproca”.
Corriere, Repubblica e Messaggero pubblicano alcuni sondaggi, gli ultimi prima del 26 di maggio.