Un Consiglio dei ministri fiume terminato con uno stallo, di fatto, sulla riforma presentata dal Guardasigilli Alfonso Bonafede. La riunione di ieri a Palazzo Chigi, tra sospensioni e discussioni all'interno del governo gialloverde, è riuscita ad arrivare soltanto a un'approvazione 'salvo intese' del disegno di legge, che contiene deleghe al governo per ridurre i tempi dei processi civili e penali, nuove norme sul Consiglio superiore della magistratura e 'paletti' sulle toghe in politica e sulle nomine negli incarichi direttivi.
L'accordo è raggiunto sulla parte riguardante il civile e il Csm, così come sulla magistratura, ma non vede ancora la luce quello sul settore penale. "Mi aspetto ora proposte migliorative", ha detto il Guardasigilli lasciando Palazzo Chigi dopo mezzanotte, riferendosi agli incontri che dovranno esserci con gli alleati leghisti per sciogliere il nodo della riforma penale. Ma è lui stesso a pensare che possa esserci un 'non detto' sulla prescrizione. La legge Spazzacorrotti, infatti, conteneva i nuovi principi sui termini di prescrizione dei reati, con lo 'stop' dalla sentenza di primo grado: una norma, quest'ultima, la cui entrata in vigore è stata posticipata di un anno rispetto al resto della legge, proprio per permettere l'approvazione di una riforma del processo penale e rendere così il sistema in grado di reggere l'impatto della nuova prescrizione.
Malumori leghisti
Il blocco di ieri sul penale, dunque, potrebbe essere legato a malumori leghisti sull'avvio della prescrizione come riformata dal prossimo primo gennaio. Dalla Lega, e in particolare da Giulia Bongiorno, inoltre, nei giorni scorsi più volte erano giunte critiche alla riforma elaborata in via Arenula relative a tempi ritenuti "ancora troppo lunghi" per i processi: rispetto a un'iniziale bozza, nella quale il Guardasigilli indicava tempi complessivi pari a 9 anni per i procedimenti, la revisione del testo, illustrato in preconsiglio martedì e ieri in Cdm, ha portato tale soglia a 6 anni in totale (3 per il primo grado, 2 per l'appello, uno per il giudizio in Cassazione), con sanzioni per il magistrato che sfora i tempi.
E ancora: tra le norme penali proposte dal ministro M5s, una 'stretta' sui tempi di indagine preliminare, modulandoli in funzione della gravità dei reati (6 mesi per reati puniti con la sola pena pecuniaria o con pena non superiore a 3 anni, un anno per la generalità dei reati, un anno e mezzo per reati più gravi, compresi quelli su crimine organizzato o terrorismo), con la previsione di una possibile proroga per una sola volta e per un termine non superiore a sei mesi. La riforma Bonafede impone poi ai pm, entro 3 mesi dalla scadenza del termine massimo di durata delle indagini preliminari, la 'discovery', ossia il deposito della documentazione relativa alle indagini. La violazione di tale prescrizione integra un illecito disciplinare quando il fatto è dovuto a "dolo" o a "negligenza inescusabile".
Bonafede agli alleati: "Non state governando con Berlusconi"
In una nota successiva il Carroccio mette in chiaro il proprio orientamento: "La Lega non vota una non riforma, vuota e inutile. Siamo al lavoro per una reale riduzione dei tempi della giustizia, per un manager nei tribunali affinché diventino realmente efficienti, perché ci sia certezza della pena: colpevoli in galera e innocenti liberi. Sanzioni certe per magistrati che sbagliano o allungano i tempi, no a sconti di pena per i criminali e un impegno per la separazione delle carriere e anche del Csm per garantire giustizia efficiente, equa e imparziale. I cittadini non possono essere ostaggi di processi infiniti". Cosi la Lega in una nota.
"Le intercettazioni e la separazione delle carriere sono i due punti forti della politica sulla giustizia di Berlusconi: dico alla Lega, sono aperto a qualunque proposta, ma non stanno governando con Berlusconi", ribatte in diretta Facebook Bonafede, "non permetterò a nessuno di fare giochini per far saltare la riforma della prescrizione".
"La prescrizione non c'entra. L'accordo era e rimane che la sospensione della prescrizione entrerebbe in vigore se sarà operativa la riforma della giustizia", ribatte Salvini, "se non sarà così vorrà dire che ci sono 60 milioni di italiani processabili a vita".
I punti dove l'accordo c'è
Tra le norme su cui invece c'è accordo tra le forze di governo, quella per cui si dice definitivamente 'stop' al ritorno in magistratura delle toghe che hanno scelto di entrare in politica: chi ha ricoperto cariche elettive o di governo sarà, a fine mandato, collocato in ruoli amministrativi.
L'intesa regge anche sulla riforma del Csm, dal ritorno a 30 membri, alla disciplinare separata dalle Commissioni, al tetto dei compensi, al divieto di passaggio diretto di laici da Governo e Camere a Palazzo dei Marescialli, fino al sorteggio preliminare di magistrati candidabili al Csm, tra cui vengono eletti poi i togati: un rimedio, ha sempre spiegato Bonafede, "per eliminare le derive correntizie" dopo lo scandalo dell'inchiesta di Perugia.
Via libera, infine, anche per le deleghe volte a snellire e accelerare i processi civili con la semplificazione dei riti e dell'iter delle notifiche. Non hanno mai fatto parte dell'elaborato invece (diversamente da quanto avrebbe voluto la Lega) né la materia delle intercettazioni né la separazione delle carriere in magistratura: la disciplina degli ascolti, dopo il blocco della riforma del precedente governo, secondo Bonafede deve seguire un binario a sè, e in via Arenula sono già attivi tavoli tecnici per predisporre le nuove norme. Quanto alla separazione delle carriere, tema che non vede favorevole il Guardasigilli, c'è già la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare (depositata dai penalisti) che ha avviato il suo iter parlamentare.
Toghe in rivolta sul sorteggio
Alle toghe non piace l'istituzione di una fase di sorteggio nel sistema elettorale per i togati al Csm, che definiscono incostituzionale. La norma che è nella Costituzione prevede l'elezione dei magistrati al Csm e quindi è inconciliabile con il sorteggio", ha ribadito il presidente dell'Anm Luca Poniz, intervistato a 'Radio anch'io', sull'ipotesi, prevista dalla riforma Bonafede. Per il presidente delle Camere penali Gian Domenico Caiazza, il sorteggio per i togati del Csm "è un'idea orripilante"e "un'umiliazione delle regole della cultura democratica".