“Non ci stiamo a farci processare per quello che abbiamo fatto nella nostra attività politica. Ci hanno definito ladri e parassiti, ma gli ex parlamentari hanno servito il Paese con onestà e dignità”. A Montecitorio, oggi, per gli ex-parlamentari colpiti dal taglio dei vitalizi, è stato il giorno della controffensiva. Una controffensiva “di massa”, come l’ha definita a caldo lo stesso presidente della Camera Roberto Fico, autore e promotore della delibera che riconteggia tutti i vitalizi secondo il sistema contributivo, contro cui sono stati presentati (e il dato non è ancora definitivo) ben 1176 ricorsi.
“Sospendete tutto”
Come ha spiegato il battagliero presidente dell’associazione ex-parlamentari Antonello Falomi, il 10 per cento dei ricorrenti hanno anche inoltrato richiesta urgente di sospensiva della delibera (che entrerà in vigore dal prossimo anno). “Ci sono persone – ha spiegato - che sono di fronte a danni irrimediabili derivanti dal taglio, persone che hanno un pessimo stato di salute, senza redditi sufficienti e che hanno contratto degli obblighi con degli istituti finanziari. Sono situazioni drammatiche e gravi”.
Sacrifici sì, ma ragionevoli. E il Senato non faccia come Montecitorio
Ciò non vuol dire, sempre secondo Falomi, che gli ex-parlamentari non siano disposti a fare dei sacrifici, purché questi siano previsti in una forma “ragionevole e costituzionalmente sostenibile”.
Da qui la richiesta ufficiale di un incontro con la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, affinché non si ripeta a Palazzo Madama quello che a suo avviso è un atto illegale. “Secondo quanto emerge dal parere chiesto dal Senato al Consiglio di Stato – ha spiegato Falomi – l’unica misura costituzionale sarebbe un contributo di solidarietà”.
“La Camera non può giudicare”
Ricordando la mole dei ricorsi, Falomi ha osservato che “siamo di fronte a un fatto senza precedenti nella storia dell’Italia repubblicana. Non è la prima volta che negli ultimi 15 anni i vitalizi hanno subito delle decurtazioni, anche importanti, ma nonostante ciò il livello del contenzioso si era sempre mantenuto modesto e aveva riguardato un numero limitato di persone. Più di mille ricorsi è un numero che segnala l'indignazione e la protesta di chi è stato oggetto di una violenta campagna politica, di chi è stato dipinto come un ladro, un parassita”.
Sul fronte giuridico, la faccenda, come è noto, verrà affrontata dagli organi interni delle Camere, secondo il principio dell’autodichia, a partire dal consiglio giurisdizionale di Montecitorio, che comincerà a vagliare i ricorsi da novembre. Ma anche su questo versante, gli ex-parlamentari hanno promesso battaglia, annunciando che “esiste un grande spazio per non essere soggetti all’autodichia, dalla quale non ci faremo imprigionare”.
Pronti ad andare in Cassazione e alla Corte Europea dei Diritti Umani
L’idea, come ha spiegato Giuseppe Gargani, è quella di rivolgersi alla Cassazione ed eventualmente alla Corte europea dei Diritti umani. Secondo Falomi, infatti, i giudici che saranno designati dagli organi parlamentari non sono in grado di garantire una valutazione equa: “Esprimiamo grande preoccupazione – dice sempre Falomi – per le parole che abbiamo ascoltato dal vicepresidente del consiglio Luigi Di Maio, il quale ha sostenuto che l'autodichia verrà usata contro gli ex-parlamentari, perché i giudici avranno la stessa sensibilità di chi ha fatto la delibera. Siamo di fronte a una violazione di legge”.
Ma Fico non si piega
Il presidente della Camera Roberto Fico, da parte sua, prende atto e manifesta assoluta sicurezza sul destino della sua delibera. Interpellato a margine di una commemorazione degli ebrei romani vittime delle leggi razziali fasciste, Fico ha rivendicato “la responsabilità piena” del suo operato: “L'ho fatta io ed è una delibera salda che ripara delle ingiustizie. Possono ricorrere perché è loro diritto e ci sono gli organi giurisdizionali della Camera, ma la delibera è salda, è giusto averla fatta e – ha concluso - la rifarei altre cento volte”.