“Ritrovarmi alleato con M5s mi costa, mi costa molto”. In un’intervista a Il Messaggero di Roma, il leader di Italia viva Matteo Renzi, artefice numero uno della nascita del governo Conte bis, dice – di rientro dagli Emirati Arabi – che questa legislatura può pure arrivare a scadenza naturale, il 2023, anche con Conte presidente del Consiglio, ma tutto “dipende da come funziona il governo”.
Tuttavia Renzi ritiene “folle” pensare di staccare la spina ad un governo “nato in emergenza per rispondere allo strappo leghista”. E che “con le elezioni anticipate avremmo avuto l'aumento dell'Iva, i pieni poteri a Salvini, un capo dello Stato No Euro e tensioni sui mercati” mentre con il blitz di agosto “abbiamo eliminato in un colpo solo tutti questi rischi: rivendico l'operazione di igiene istituzionale che abbiamo fatto”, chiosa l’ex premier ed ex segretario del Pd che poi fa tutti i calcoli di rito in termini di miliardi risparmiati.
Anche se secondo Renzi ora sulla manovra “c'è bisogno di eliminare i tre principali errori rimasti: le tasse su zucchero, plastica e soprattutto auto aziendali che sono una inspiegabile mazzata alla classe media” perché è “giusto combattere l'evasione fiscale ma va combattuta anche l'invasione fiscale: l'invasione fiscale di nuove tasse e aumenti sconsiderati. Le tasse in Italia sono troppe: facciamole scendere. O almeno non alziamole”. E per far quadrare i conti “servono meno di 2 miliardi di euro, non stiamo parlando di cifre enormi: lo 0.1% del Pil”.
“Se il cuneo parte a settembre anziché a luglio, il problema è risolto” aggiunge Renzi. Insomma, “i numeri per eliminare le tre tasse ci sono”. Ed è certo che la manovra in Parlamento cambierà, perché “é un diritto, persino un dovere del Parlamento cambiarla”.
Sulle elezioni in Umbria l’ex premier ritiene che “non sia stato geniale dare tanto valore alle regionali, perché erano elezioni locali”. E aggiunge: “Mi sono sforzato invano di capire perché abbiano convinto il premier a fare la foto a Narni: lasciamo che chi ci governi, pensi a governarci, non a fare spot in Umbria. Stiamo insieme a livello nazionale per necessità. Ma a livello locale ognuno fa le proprie valutazioni”. E non nasconde la difficoltà di stare al governo con i 5Stelle: “Mi costa molto a livello personale ma se rompessimo agli italiani costerebbe molto di più, da tutti i punti di vista, a cominciare da quello economico” continua però a ribadire.
Elezioni in Emilia. E se la sinistra dovesse perdere anche lì? Il governo dovrebbe considerarlo un voto di sfiducia? Per Renzi la risposta è “no”, perché “si vota per l'Emilia Romagna, non per l'Italia”, tanto più che stiamo parlando di una Regione in cui “la disoccupazione è sotto il 5%, dove Industria 4.0 ha ottenuto risultati brillanti, dove il turismo tira, dove il Pil cresce, dove gli asili sono tra i migliori a livello europeo”. Ma “Salvini e Meloni hanno la solita cantilena su migranti e comunisti: noi abbiamo una Regione che funziona, con un presidente capace, vogliamo bloccare anche quella?” si chiede l’ex premier.
Memorandum con la Libia. “Se si vuole fare davvero una politica di contenimento dell'immigrazione si deve andare in Africa con un progetto serio, europeo. Ci stanno lavorando vari soggetti privati, a cominciare da Eni e della cooperazione internazionale. Ma non basta. Occorre riprendere il grande progetto Africa che lanciammo a Malta nel novembre 2015 e che ancora stenta a partire: in Africa l'Europa dorme e la Cina investe” spiega Renzi e quanto al Memorandun, aggiunge, “quando ero premier non ho voluto firmare un documento analogo perché non lo condividevo. Rispetto chi lo ha firmato e chi lo rinnova. Spero che le modifiche decise dal premier siano sostanziali perché le testimonianze che arrivano dai lager libici sono inequivocabili. Conte dice che tutto cambierà: abbiamo il dovere di credergli”.
Infine, una riflessione sul centrodestra e su quanto sta avvenendo al suo interno, con Carfagna e altri esponenti azzurri molto a disagio, specie dopo il non voto sulla commissione Segre. “Brutta pagina” della storia di Forza Italia, dice l’ex premier, “ma rispetto il travaglio di chi soffre vedendo Berlusconi inseguire Salvini in una deriva incompatibile con il popolarismo europeo”, chiosa. “Qualcuno verrà con noi?”, si chiede Renzi, che si risponde anche: “Forse, ma non tiro per la giacchetta nessuno: saranno loro a decidere. Italia viva è una piccola start-up che si propone di cambiare la politica assorbendo consenso sia dal Pd che dai Cinque Stelle che dalla destra. Chi sta con noi ha un profilo liberale e riformista, mette al centro la persona umana e i suoi valori, rifiuta il giustizialismo”.