Renzi ha deciso, lascia il Pd: “I gruppi autonomi nasceranno già questa settimana. E saranno un bene per tutti: Zingaretti non avrà più l’alibi di dire che non controlla i gruppi pd perché saranno “derenzizzati”. E per il governo probabilmente si allargherà la base del consenso parlamentare, l’ho detto anche a Conte”. In un’ampia intervista a la Repubblica l’ex premier e segretario del Pd annuncia la scelta di dar vita ad un’altra formazione politica al di fuori dal Partito Democratico. “Un bene per tutti”, dice.
“Mi hanno sempre trattato come un estraneo, come un abusivo, anche quando ho vinto le primarie” afferma Renzi, ed “è il riflesso condizionato di quella sinistra che si autoproclama tale e che non accetta di essere guidata da uno che non provenga dalla Ditta”. Del resto, poi aggiunge l’ex premier, “il contrappasso è semplice: io esco, nei prossimi mesi rientrano D’Alema, Bersani e Speranza. Va via un ex premier, ne torna un altro. Tutto si tiene”.
I parlamentari, annuncia, “saranno trenta, più o meno”. “Non dico che c’è un numero chiuso, ma quasi”. “La vera sfida – poi sottolinea – saranno le migliaia di persone che sul territorio faranno qualcosa di nuovo e di grande. E la Leopolda sarà un’esplosione di proposte” promette. E aggiunge: “Voglio passare i prossimi mesi a combattere contro Salvini” della cui destituzione dal governo e dal Viminale si attribuisce il merito: “Abbiamo fatto un capolavoro tattico mettendo in minoranza Salvini con gli strumenti della democrazia parlamentare. Ma il populismo cattivo che esprime non è battuto e va sconfitto nella società”.
Ma per questo obiettivo non crede che servano “le liturgie di un Pd organizzato scientificamente in correnti e impegnato in una faticosa e autoreferenziale ricerca dell’unità come bene supremo”. Niente di personale con Zingaretti, “né lui ha un problema con me”, “abbiamo sempre discusso e abbiamo sempre mantenuto toni di civiltà personali. Qui c’è un fatto politico”.
Che secondo l’ex premier ed ex segretario sarebbe che “il Pd nasce come grande intuizione di un partito all’americana capace di riconoscersi in un leader carismatico e fondato sulle primarie. Chi ha tentato di interpretare questo ruolo è stato sconfitto dal fuoco amico”. Oggi, invece “ il Pd è un insieme di correnti. E temo che non sarà in grado da solo di rispondere alle aggressioni di Salvini e alla difficile convivenza con i 5 Stelle” prosegue.
Non manca inoltre l’elenco dei successi raggiunto dal suo governo e dalla sua guida del Pd: “Ho portato il Pd al massimo mai raggiunto: 41%. Ho garantito anni di governo che hanno portato le unioni civili, il dopo di noi, le leggi sul sociale e sulla cooperazione internazionale. Abbiamo fatto un incredibile piano per le aziende. Finalmente si è iniziato una lotta all’evasione fiscale seria. Il Pil era negativo e lo abbiamo portato in terreno positivo. Chi guadagna poco ha almeno gli 80 euro, su cui tutti fanno ironie ma che nessuno tocca. Quando sono arrivato c’erano 20 milioni di euro sulla povertà, quando sono andato via 2,7 miliardi, e altri 2 sulle periferie. C’è più sinistra in questo elenco che in anni di rivendicazioni e convegni della Ditta”.
Su un eventuale ritorno al proporzionale, Renzi dice che non è d’accordo ma “lo rispetterò se è parte dell’accordo di governo”, anche se – aggiunge – “sogno che Zingaretti e Di Maio si sveglino un giorno proponendo il monocameralismo, il doppio turno, un sistema in cui la sera sai chi ha vinto le elezioni. Non cambio idea”. Al quotidiano che obietta che è proprio ciò che vuole Salvini, Renzi ribatte che “non conta, se è giusto”.
Per poi aggiungere: “So che c’è un patto tra Pd e 5 stelle sulla legge elettorale e non sarò io a violarlo o a votare contro”. E ribadisce: “Voglio passare i prossimi mesi a combattere il salvinismo nelle piazze, nelle scuole, nelle fabbriche. Faremo comitati ovunque. Non posso farlo se tutte le mattine devo difendermi da chi mi aggredisce in casa mia”.
E il nuovo partito come sarà? E soprattutto, come si chiamerà? “Il nome non glielo dico, ma non sarà un partito tradizionale, sarà una casa. E sarà femminista con molte donne di livello alla guida. Teresa Bellanova sarà la capo delegazione nel governo. Una leader politica, oltre che una ministra. Per me le donne non sono figurine e l’ho sempre dimostrato” conclude il l’ex leader Pd.