Il Governo Conte non è ancora nato e già la prima vittima potrebbe averla fatta. Non è tanto il centrodestra, la cui implosione si è verificata nel corso delle trattative, ma il Pd, grazie al tempismo con cui Matteo Renzi, deluso dagli esiti della recente assemblea nazionale del partito, si prepara a lanciare un nuovo soggetto, magari ispirato a qualche modello transalpino.
In marcia, cittadini!
Il sospetto circolava da tempo tra gli addetti ai lavori, fin dal giorno dopo le elezioni di marzo, ma ora a dargli una certa concretezza arriva un articolo del Giornale, dove si dice senza mezzi termini che “le due anime del Pd, o di quel che ne è rimasto, stanno volando verso la scissione, o meglio, l'anima renziana punta a rinascere in un nuovo soggetto politico. Un nuovo soggetto in gestazione, la cui costruzione è in fase avanzata con tanto di modelli e di scadenze, affidata alle cure di un vero e proprio team”. La notizia è stata smentita ufficialmente dal Pd, ma ribadita altrettanto fermamente dal Giornale, che anzi rilancia. Anche Il Tempo sulla stessa linea.
Il processo di distacco dalla casa madre, secondo il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti, dovrebbe partire in autunno, con l’immancabile Leopolda, e portare all’esordio a maggio 2019, in occasione delle europee. Inutile dire che l’ex presidente del Consiglio pensi in grande, e citi Giulio Cesare al momento del passaggio del Rubicone. Soprattutto, vuole fare qualcosa di esterofilo: “Sullo schema di «En marche!», o di Ciudadanos”. Francia o Spagna, poco importa. Lo schema sarebbe quello di un partito centrista in grado di intercettare i consensi sia dai moderati, sia dal campo progressista, nel nome del no ai populismi sovranisti di matrice lepenista o grillina.
Il nuovo partito di Renzi spacca pure il giglio magico.
— Benedetta Frucci (@BenedettaFrucci) 24 maggio 2018
Mio articolo su il tempo pic.twitter.com/hLfucj8KAi
Si legge ancora che ad un progetto simile potrebbe ispirare anche qualcun altro. Sempre secondo Il Giornale: “Peccato che su questa strada - già piena di insidie - Renzi trovi un concorrente molto scomodo come Carlo Calenda”. Questi già agisce come “da catalizzatore delle ansie di Confindustria sulla nuova maggioranza. Mentre il governo in entrata mette a rischio il destino dell'Ilva di Taranto, Calenda ha detto che l'esecutivo in carica è pronto a mettere sul piatto ulteriori risorse per chiudere nelle prossime ore per un esito positivo della trattativa. Ugualmente si è detto contrario alla nazionalizzazione di Alitalia: ‘lasciamo perdere le buffonate, un altro falò delle vanità per chi la propone e per i soldi dei contribuenti’”.
Esplosione a sinistra?
Specularmente gli esiti – pur attendistici – dell’assemblea nazionale del Pd paiono aver smosso le acque anche dall’altra parte dello spettro delle forze politiche. Lo nota La Repubblica, secondo cui “sabato prossimo, l’assemblea di “Liberi e Uguali” a Roma ricomincia togliendo dal simbolo il nome di Pietro Grasso. È il segnale che si riparte daccapo, dopo il brutto risultato con l’ingresso a stento in Parlamento”.
Le tre componenti che compongono la formazione però appaiono divise. Per chi viene da Mdp “ci vuole un contenitore nuovo che punti alla rifondazione del centrosinistra dialogando con un Pd de-renzizzato. È la linea anche di Pierluigi Bersani, di Vasco Errani e di Massimo D’Alema”.
Sinistra Italiana sostiene una linea diversa: “prima diamoci una carta d’identità, diciamo quale partito vogliamo fare”. Possibile, di Pippo Civati, pare sia in rotta verso un’intesa con Rifondazione Comunista. Si apre, con ogni probabilità, una stagione di scomposizioni e ricomposizioni ben più profonde di quanto non ci si potesse attendere ancora all’inizio dell’anno.