Allargare il fronte anti-sovranista partendo dal Partito Democratico e aggregando forze sociali e politiche deluse dal centro destra: a questo starebbero lavorando senatori vicini a Matteo Renzi. Stando a quanto viene riferito da fonti parlamentari del Senato, al momento non si può nemmeno parlare di una vera e propria operazione politica ma di una ipotesi di lavoro. Fonti a lui vicine spiegano che Renzi non ha alcuna intenzione di mettere su casa con fuoriusciti da Forza Italia. Il senatore di Firenze non ha ancora deciso, ma "se una cosa nuova nascerà sarà nuova davvero", viene aggiunto. Una linea che sembra confermata dalle dichiarazioni di un senatore molto vicino all'ex premier come Andrea Marcucci.
Lasciando il seminario di LibDem a Pescara, Marcucci ha rivolto all'uditorio una sorta di appello alla mobilitazione: "Per contrastare il partito unico del sovranismo, probabilmente non basterà il solo Pd, dovremo fare di più, fare anche altre cose, interloquire con l'elettorato dell'ex centrodestra, aprirsi di più alla società civile".
Su quanto si stia cucinando nei corridoi di Palazzo Madama, i parlamentari mantengono il riserbo più stretto, anche perché le incognite sono tante e tali da non lasciar prevedere piani A o B. Intanto i tempi: difficile e rischioso accelerare per arrivare a una 'listà prima della fine del congresso. Se vince Minniti, è il ragionamento, nasce "un nuovo soggetto" a fianco del Partito Democratico. Ma se l'ex ministro dovesse arrivare secondo o terzo, "si salvi chi può".
Le incognite del progetto
Al di là dei toni catastrofisti dei renziani, il problema esiste. Se la "cosa a fianco del Pd" dovesse avviarsi anzitempo e ritrovarsi faccia a faccia con un Partito Democratico con lo sguardo rivolto a sinistra, il rischio di una spaccatura sarebbe concreto anche se Renzi ha sempre negato l'eventualità di una scissione. In ogni caso, "è impossibile prevedere oggi come si articolerà il centrosinistra da qui alle politiche. Con una legge elettorale proporzionale è difficile vincere da soli. Una idea potrebbe essere quella di una lista fuori ma alleata con il Pd", spiega un deputato vicino a Renzi.
Di sicuro sarà difficile fare di questa "idea" un "progetto" compiuto entro le europee di quest'anno. La seconda incognita riguarda il target: "conquistare o riconquistare elettori moderati che hanno votato Forza Italia, ma anche M5s, nel Meridione e che sarebbe un errore considerare persi per sempre". Un ragionamento simile a quello che fanno i diretti avversari di Marco Minniti, candidato sostenuto da gran parte del mondo renziano, dentro il partito.
Nicola Zingaretti ha detto più volte di voler riconquistare l'elettorato che ha votato M5s "da sinistra", ovvero riportare a casa gli elettori del Pd che hanno votato i grillini per reazione allo spostamento a destra del baricentro del partito. Stesso ragionamento viene proposto da Francesco Boccia che si spinge a chiedere un confronto con il Movimento 5 Stelle sulla base di idee e valori comuni.