"Se pensano di farmi indietreggiare non hanno capito con chi hanno a che fare, noi non si lascia, si raddoppia". Così il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, parlando al teatro delle Celebrazioni a Bologna davanti ad alcune centinaia di sostenitori ha assicurato che l'inchiesta sulla fondazione Open non intralcerà il suo impegno politico.
"Rivendico il diritto e il dovere davanti ai miei figli di essere considerato una persona perbene - ha detto Renzi - quelli che continuano a mettere in discussione il mio nome saranno perseguiti uno a uno, colpo su colpo". L'ex premier e leader di Italia Viva ha poi definito "vergognose e squallide" le diffamazioni di questi giorni nei suoi confronti. "Io sono uno che ai magistrati si rivolge, direi una volta la settimana, con querele e denunce di azioni civili, perché sono uno dei pochi che crede nella giustizia".
Poi è entrato nel merito dell'inchiesta. "Siamo in presenza di un fatto politico enorme perché la magistratura non decide cos'è un partito e cosa no. Rispetto l'autonomia e l'indipendenza della magistratura ma chiedo rispetto per l'autonomia e l'indipendenza della politica".
Sulla Fondazione Open nessun mea culpa: "I bilanci sono in ordine, siamo libri aperti non abbiamo niente da temere", definendo l'indagine "un'operazione fatta per criminalizzare chi dà soldi alle fondazioni politiche". Per poi aggiungere: "In questa indagine non c'è una discussione su cosa sia un finanziamento illecito. La tesi, che mi lascia molto preoccupato per il gioco democratico, è che la magistratura fiorentina pretenda di dire cosa sia un partito e cosa no".
Al presidente del Senato, Renzi lancia un appello: "Chiediamo che il parlamento discuta cosa è il gioco democratico e cosa no. Noi siamo pronti ad andare in aula prendendoci tutte le responsabilità di quello che abbiamo fatto, perché è tutto perfetto, lecito e trasparente. E a chiedere al Parlamento se si è consapevoli che, nel momento in cui vengono perquisiti i cittadini che hanno donato soldi regolari, tracciati, coi bonifici, e questo viene messo in discussione, si sta, dopo aver abolito il finanziamento pubblico, abolendo quello privato alle realtà politiche".
L'ex segretario del Pd respinge inoltre al mittente le accuse del tesoriere del Pd, Luigi Zanda, che in un'intervista a Repubblica aveva posto una "questione di etica politica" invitandolo a riflettere sul "conflitto di interessi" quando raccoglieva fondi per la Fondazione stando alla guida del partito. "Nel 2013 c'era il finanziamento pubblico, le perdite erano di oltre 10 milioni", ha ricordato Renzi, "quando siamo andati via, senza finanziamento pubblico, le perdite sono passate da 10 milioni a 600 mila euro. Non siamo riusciti a rimediare a tutti i danni che avete fatto voi prima, ma abbiamo recuperato una parte significativa".
Ma a Zanda chi gliel'ha pagata la campagna elettorale?" chiede ancora Renzi, "potrebbe venire fuori che con un bonifico rendicontato, esattamente come la Fondazione Open, ha ricevuto contributi regolari dall'ex proprietario di Repubblica, Carlo De Benedetti? E allora, cos'è? Io credo che sia il contributo di un imprenditore importante a un politico di cui si fida oppure vogliamo dire che non si possano dare soldi a Zanda?".
Infine il leader di Italia viva si è detto contro all'emendamento Leu sulla Spazzacorrotti: "Ai compagni di Leu diciamo: non siamo d'accordo con voi, questo emendamento, si vota contro; non permettiamo di fare i moralisti contro di noi e poi fare gli emendamenti di nascosto. Sono convinto - ha concluso Renzi - che anche Zanda starà con noi".