Due giorni dopo il risultato deludente di M5s in Abruzzo, tra i 5 stelle continua il dibattito su come 'correggere il tiro' e non farsi 'schiacciare' dal peso di Matteo Salvini. Un alleato di governo "scomodo" viene definito da qualche pentastellato perché "fa la vecchia politica e di questo passo rischiamo di sparire". E il timore cresce, così si ragiona dentro M5s, in vista dei prossimi appuntamenti elettorali: uno al mese, "ormai siamo sempre in campagna elettorale" lamenta qualche 5 stelle. Infatti, dopo l'Abruzzo, il timing è serrato: il 24 febbraio si voterà in Sardegna, il 24 marzo in Basilicata e, 'dulcis in fundo' ironizza qualcuno, il 26 maggio in Piemonte in concomitanza con le elezioni europee.
Poche speranze per la partita sarda
Le previsioni di alcuni 5 stelle, specie di deputati che provengono da quelle regioni e conoscono sia i candidati che i territori, non sono delle più ottimistiche. Sulla Sardegna, ad esempio, si fa poco affidamento: c'è chi ammette che il candidato pentastellato, Francesco Desogus, "non ha chance di farcela, è debole", subentrato dopo Mario Puddu, il candidato governatore che ha dovuto ritirare la sua candidatura dopo essere stato condannato a un anno per abuso d'ufficio.
In Sardegna, alle politiche del 4 marzo del 2018, M5s ha ottenuto oltre il 42% ma c'è chi immagina che non si arriverà che alla metà. È vero, viene sottolineato da più parti, che le elezioni regionali non hanno mai premiato il Movimento ma anche su questo c'è chi chiede di aprire una riflessione e di meditare sulla possibilità di una struttura che aiuti a radicare maggiormente il Movimento sul territorio.
A complicare la situazione c'è la protesta dei pastori sardi che ieri si sono ritrovati in piazza davanti a Montecitorio per protestare contro il crollo del prezzo del latte di pecora. E un 5 stelle nota sconsolato che se si risolverà la questione, il merito andrà alla Lega dal momento che il ministro delle politiche agricole, Gian Marco Centinaio, è leghista.
Il rumoroso silenzio di Di Maio
Il dibattito nel Movimento si sviluppa sui social, sulle chat private e nei corridoi di Montecitorio, ma sempre in assenza del Capo politico M5s. Luigi Di Maio, infatti, ha scelto la trincea del silenzio a parte qualche dichiarazione rilasciata al Corriere della Sera per sostenere che il voto in Abruzzo non avrà conseguenze sulla tenuta dell'esecutivo e che "un dato importante è legato anche all'astensionismo, così come accaduto anche per le elezioni regionali in Sicilia".
Ma due giorni di silenzio sono tanti e qualcuno mette in evidenza come questa assenza - di un leader sempre molto presente a livello social - drammatizzi ed enfatizzi un risultato che "poi alla fin fine è solo regionale". In molti tra i 5 stelle vorrebbero una direzione chiara dal proprio leader di riferimento: c'è chi definisce Di Maio 'desaparecido', chi cita il programma tv 'Chi l'ha visto' e chi ironizza che "evidentemente ha bisogno di qualche giorno per elaborare il lutto".
Il vicepremier 5 Stelle non è andato al vertice di governo stamattina, al quale era prevista la sua presenza, anche se poi un comunicato ha fatto sapere che in mattinata Di Maio ha incontrato al Mise i vertici dell'Anci per parlare di reddito di cittadinanza; e poi, nel pomeriggio, ha incontrato gli assessori regionali al lavoro per parlare di navigator.
Di Battista: "Momento difficile ma non drammatico"
Ha parlato invece ieri sera l'altro big del Movimento, Alessandro Di Battista, rigorosamente in tv. L'ex deputato, nel suo ruolo ormai di 'battitore libero', a Di Martedì su La7 ha ammesso che "è stata una sconfitta". "Il Movimento 5 stelle non ha mai vinto in elezioni regionali - ha poi precisato Di Battista -. Si deve imparare sempre dagli sbagli, ma non abbiamo mai perso in questi sei anni, abbiamo sempre imparato. È un momento difficile questo, ma non drammatico. Da militante e cittadino certo che guardo quel che succede ma quel che mi interessa è che ci sia il governo e vada avanti".
Anche su di lui non sono mancati i commenti critici di alcuni parlamentari 5 Stelle: qualcuno, infatti, sottolinea che "M5s non è più all'opposizione e non si possono più usare certi modi di esprimersi" con toni che vengono definiti talvolta "sopra le righe". Insomma, bisognerebbe ricordarsi, ammonisce la stessa fonte, che "siamo al governo". L'ipotesi di un'assemblea congiunta al momento, secondo quanto viene riferito all'AGI, non è sul tavolo pur non mancando i parlamentari che vorrebbero un confronto aperto. Anche se, ammette qualche deputato, "è rischioso che poi si trasformi in uno 'sfogatoio' che poi non serva a nulla nel concreto".