AGI - La campagna elettorale sui referendum e per sette regioni è in pieno svolgimento. Il Pd, impegnato per il sì, considera il referendum uno dei tasselli del cambiamento e lancia la sua proposta per le riforme costituzionali, da esaminare a partire dal 22 settembre.
Non si tratta solo di cambiare la legge elettorale per adeguarla all'eventuale nuovo numero dei seggi parlamentari, il Pd propone:
Alla 'Camera alta' in esclusiva il potere di inchiesta e un potere significativo sui principi della legislazione concorrente e sul federalismo fiscale, superabile dalla Camera solo a maggioranza assoluta dei componenti). La Camera dei Deputati avrà il voto finale su tutte le leggi tranne quelle rientranti nelle già citate attribuzioni del Parlamento in seduta comune.
La 'certezza' di Di Maio
Luigi Di Maio è sicuro che vincerà il Sì: "“Il No è di moda nei palazzi. Nelle piazze incontro tante persone che mi dicono che voteranno Sì. Tutti erano d'accordo sul taglio dei parlamentari, ma probabilmente nessuno credeva che si potesse fare sul serio in questo Paese".
Divisioni e 'libertà' in casa Lega
La Lega si divide tra il sì ufficiale e il no scelto da Giorgetti. Salvini commenta: "Il referendum è il trionfo della democrazia, la Lega non è una caserma, a differenza di altri movimenti siamo uomini e donne liberi. La posizione del movimento e mia è quella del sì per coerenza, non voglio fare come un Renzi qualunque che prima vota no e poi per salvare la poltrona vota sì".
Italia viva rimanda la questione al giorno dopo
Sulla proposta del Pd, Italia viva commenta: "Se ne riparlerà dal 22 settembre, alla luce del quadro istituzionale e politico che emergerà dalle consultazioni elettorali. Certo è che per avviare un vero cantiere di riforme occorre ricercare il pieno coinvolgimento delle forze di opposizione e che si proceda senza forzature sulle procedure e sui tempi.
"La logica impone, poi, che si rimetta in discussione anche il cronoprogramma delle riforme poiché è evidente che superare o meno il bicameralismo e introdurre o meno la sfiducia costruttiva, incide enormemente sul modello di legge elettorale che si vuole perseguire. Questioni della massima importanza ma che poste ora, a una settimana dal voto referendario e regionale, rischiano di finire nel tritacarne della campagna elettorale, pregiudicandone un concreto esame nella fase successiva", ricorda il partito di Matteo Renzi.