Roma - Quella sul referendum "è diventata una sfida largamente aberrante". A lanciare l'allarme è il presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano. "Non ritengo che uno degli obiettivi della riforma debba essere tagliare il numero dei parlamentari ma avere un sistema più snello e un Senato rappresentativo delle realtà territoriali", spiega durante la trasmissione tv Porta a Porta.
Napolitano insiste soprattutto su un concetto: il voto del 4 dicembre non è sull'operato dell'attuale governo. "Non votiamo al referendum per giudicare Renzi. Per quello c'è il voto politico", spiega. "Non si vota pro o contro questo governo. Si vota quello che è scritto nella legge. L'occasione per giudicare Renzi ci sarà con le prossime elezioni che al momento si terranno nel 2018", aggiunge.
Quindi il presidente emerito conferma il suo Sì al referendum. "Mi sono speso moltissimo su queste tematiche nel rispetto delle mie prerogative e nell'interesse generale del Paese. In coerenza con tutte le posizioni che ho preso, voterò Sì per l'approvazione della riforma".
Che farà il Parlamento se vince il Sì e se vince il No
Napolitano: "Non vorremmo vedere lo spread che cresce"
"I rischi di crisi finanziaria ci sono sempre e, in questa fase, possono anche accrescersi per conseguenza di eventi internazionali che conosciamo. Non vorremmo vedere il famoso spread che cresce, dobbiamo stare molto attenti, comunque vada il referendum", osserva Napolitano l'analisi del Financial Times per il quale, in caso di vittoria del No al referendum, l'Italia direbbe addio all'euro.
Infine l'ascesa dei movimenti populisti e xenofobi in Europa. E' "un pericolo reale", dice Napolitano, secondo cui i partiti di estrema destra potrebbero avere un ruolo determinante. "Apprezzo la decisione annunciata dalla Cancelliera Merkel di fronte al flusso eccezionale di profughi. Rimane una posizione antitetica a quella dei gruppi xenofobi", conclude.
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