di Paolo Molinari
Roma - Da Berlusconi a Travaglio, da D'Alema a Grillo: il fronte del No al referendum è una "accozzaglia". Parola del presidente del consiglio, Matteo Renzi, che spiega: "In questo referendum vediamo che c'è un'accozzaglia di tutti contro (me) una sola persona. Ma vi rendete conto che c'è Berlusconi e Travaglio insieme, D'Alema e Grillo insieme?". Poco dopo, nella stessa tappa del giro a sostegno del Si', il segretario del Partito Democratico sottolinea tuttavia la necessità di inseguire il voto di destra. Perché, argomenta, "se dipendesse dal Pd, la vittoria sarebbe assicurata. Però non basta, e quindi i voti dobbiamo prenderli a destra, da Grillo e dagli altri partiti. Gli italiani devono essere convinti che la riforma è per il Paese e per i nostri figli".
Non è sufficiente il Pd, dice Renzi, anche perché i segnali che vengono dall'interno del partito continuano a non essere incoraggianti. Con l'ufficializzazione della posizione della sinistra bersaniana schierata per il No, si moltiplicano le iniziative dei suoi esponenti su tutto il territorio. E oggi Roberto Speranza, nel corso di un evento a Messina, è tornato a parlare invitando il presidente del Consiglio e i sostenitori del SI' a "non giocare sulla paura" perché "l'Italia e' un grande Paese, una delle prime economie del mondo e sarà piu' forte di qualsiasi esito del referendum".
Il riferimento è alla tesi secondo cui con la vittoria del No l'Italia finirebbe nel caos. Anche oggi, Renzi ha sottolineato di avere "paura di cosa accadrà nei mercati rionali" in caso di vittoria del NO, "con il prevalere di sconforto e sfiducia". La risposta arriva da Potenza, città di Roberto Speranza. Il presidente del Consiglio non lo nomina, ma è chiaramente a lui che si riferisce quando afferma che nel Pd "c'è chi e' deciso a giocare con gli altri all'ultimo momento. Lo dico in questa città, dove qualcuno ha deciso di giocare la partita con il No".
Dalla piazza fisica a quella mediatica: lo scontro sul referendum riguarda anche gli spazi di informazione concessi dal servizio pubblico ai due schieramenti: Matteo Renzi è accusato di monopolizzare gli spazi concessi dalla Rai ed è per questo che il Comitato per il No composto da 56 costituzionalisti ha presentato oggi un esposto all'Agcom per denunciare "la vistosa violazione delle leggi" sulla par condicio durante le campagne elettorali. In particolare, nell'esposto si punta il dito sulla "vistosa sovraesposizione, sia sul piano qualitativo che sul piano quantitativo", del Presidente del Consiglio e di esponenti del Governo nell'informazione diffusa dalla concessionaria pubblica", con particolare riguardo ai principali Tg. Ma anche nella trasmissione condotta da Fabio Fazio, Che tempo che fa, Renzi avrebbe goduto di trattamenti particolari, non ultima la presenza dei Coldplay a fare da traino alla sua intervista. Una circostanza irripetibile che, per i costituzionalisti, non è possibile 'riequilibrare' in alcun modo.
Intanto, continuano ad arrivare gli endorsement incrociati per l'uno e l'altro schieramento. Pippo Civati interpreta il silenzio di Romano Prodi come forte perplessità verso la riforma renziana che "non è quella dell'Ulivo". E apertamente per il No scende in campo un'altra Prodi, la nipote Silvia, consigliere regionale del Pd, per la quale la riforma è "un punto di non ritorno verso visioni troppo superficiali delle istituzioni". E se il giornalista Gad Lerner annuncia di voler votare SI', "nonostante Renzi ce la stia mettendo tutta per farmi cambiare idea", il papà del commissario Montalbano, Andrea Camilleri, afferma la sua 'fede' per il NO in un'intervista a Il Fatto Quotidiano: "Pur di votare mi sottoporrò a due visite oculistiche, obbligatorie per entrare nella cabina elettorale accompagnato. Questa riforma è pasticciata. E non ci consente di scegliere i nostri rappresentanti". E Renzi, per Camilleri, "è un giocatore avventato e supponente. Mi fa paura quando racconta balle: ad esempio che il futuro dei nostri figli dipende dal referendum".