Roma - "Il vero costo della politica non è quello dei senatori. E' nel combinato disposto fra la Costituzione, attuale o futura, e metodo di governo con il quale si è lubrificata da tre anni l'opinione pubblica con bonus fiscali, elargizioni mirate o altra spesa pubblica perché accettasse questo. Ho riflettuto a lungo in proposito, e ho concluso che votare Sì al referendum significherebbe votare Sì al tenere gli italiani dipendenti da questo tipo di provvidenza dello Stato. Sarebbe un Sì a non mantenere con loro un rapporto da cittadini adulti o maturi nei confronti dello Stato". Con queste parole Mario Monti, ex presidente del Consiglio, spiega al Corriere della Sera il suo voto contrario al referendum del 4 dicembre.
"Mi risulta impossibile dare il mio voto a una Costituzione che contiene alcune cose positive e altre negative, ma che - per essere varata - sembra avere richiesto una ripresa in grande stile di quel metodo di governo che a mio giudizio è il vero responsabile dei mali più gravi dell'Italia: evasione fiscale, corruzione, altissimo debito pubblico". Secondo Monti, dunque, "non avrebbe senso darsi una Costituzione nuova se essa deve segnare il trionfo di tecniche di generazione del consenso che più vecchie non si può", e "se vincesse il No non sparirebbero gli investitori esteri. Se vincesse il Sì non sparirebbe ogni democrazia. E la Ue può stare tranquilla: l'Italia non rischia di cadere e di travolgere l'euro". Per il senatore a vita, Renzi non dovrebbe dimettersi da presidente del Consiglio in caso di una vittoria del No. "Se tuttavia dovesse lasciare - spiega - non vedo particolari sconvolgimenti. Toccherà al Capo dello Stato decidere, ma sarebbe facilmente immaginabile una sostanziale continuazione dell'assetto di governo attuale con un altro premier parte della maggioranza". (AGI)