di Simona Olleni
Roma - La decisione arriverà in tempi molto stretti, probabilmente già in giornata: oggi il Tar del Lazio emetterà il suo verdetto sul quesito del referendum sulle riforme costituzionali, a cui la Cassazione ha dato il via libera nello scorso agosto. La seconda sezione bis del tribunale amministrativo, presieduta da Elena Stanizzi, ascolterà le parti in udienza: ci saranno i legali che hanno curato il ricorso presentato da parlamentari del Movimento 5 Stelle e Sinistra Italiana, con i quali si chiede di annullare il decreto con cui la Presidenza della Repubblica ha indetto il referendum, fissato per il 4 dicembre. I ricorrenti contestano la formulazione del quesito, richiamando l'articolo 16 della legge del 1970 sull'iter referendario: a loro parere, il quesito unico, senza l'indicazione dei singoli articoli modificati con la riforma, ma soltanto con il titolo, il numero e la data di pubblicazione della legge, e' "incompleto e fuorviante".
In aula anche l'Avvocatura dello Stato, che rappresenterà il Quirinale, Palazzo Chigi, i ministeri di Interno e Giustizia: con una memoria depositata al Tar, gli avvocati dello Stato hanno rilevato la correttezza del quesito, ricordando che una forma analoga venne utilizzata anche per le consultazioni avvenute nel 2001 e nel 2006. Di fronte al Tar si è costituito il Codacons, in appoggio al ricorso di M5S e SI, ed è stato presentato anche un intervento a favore della legittimità del quesito. Non sarà invece trattato nell'udienza il ricorso del presidente emerito della Corte Costituzionale Valerio Onida, secondo il quale "con un quesito cosi' eterogeneo non si rispetta la libertà di voto": dati i termini fissati dalla legge, non è stato possibile riunirlo ai ricorsi presentati in precedenza.
Il verdetto del Tar potrebbe non essere l'ultima parola sul referendum: i promotori del ricorso, se arriverà una decisione per loro sfavorevole, una volta lette le motivazioni, potrebbero decidere di impugnare la sentenza davanti al Consiglio di Stato. Inoltre, con una delle memorie depositate in questi giorni, i ricorrenti chiedono al Tar, in via subordinata, di sollevare questione di legittimità costituzionale, sulla sindacabilità delle decisioni dell'Ufficio centrale per i referendum della Cassazione. Tale strada porterebbe quindi alla trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale, come chiesto anche da Onida nel suo ricorso, nel quale si evidenziano dubbi di legittimità della normativa sul referendum poichè non prevede che "qualora la legge costituzionale sottoposta a referendum abbia contenuto plurimo ed eterogeneo, agli elettori debbano essere sottoposti tanti quesiti distinti, a cui l'elettore possa rispondere affermativamente o negativamente, quanti sono gli articoli o le parti della legge che abbiano oggetti omogenei". (AGI)