Lo Stato non "assiste" le imprese in difficoltà ma cerca di farle ripartire sulle proprie gambe o attivando investitori oppure cercando di mettere in piedi un'opera di reindustrializzazione: è questa la mission del ministero dello Sviluppo Economico nel gestire i tavoli di crisi.
Dall'inizio della legislatura a oggi il numero delle vertenze presso il dicastero è sostanzialmente invariato, così come la distribuzione sul territorio e l'ampiezza delle aziende interessate. Nel 2014 (sono i dati disponibili più indietro nel tempo) erano attivi all'Unità gestione vertenze 160 tavoli di confronto per un totale di circa 155.000 persone e 280 riunioni.
I tavoli interessavano per lo più aziende di grandi dimensioni con sede nel Centro Nord del Paese. Nel 2017 sono stati aperti 162 tavoli per circa 170.000 addetti. Anche per quest'anno le crisi coinvolgono maggiormente aziende grandi con oltre 500 dipendenti. Si tratta dunque, sottolineano dal Mise, di un andamento che è stato abbastanza costante. Sono entrate in campo alcune grandi imprese che non erano impegnate ai tavoli del ministero pur essendo in difficoltà come Ilva (in crisi dal 2012).
Le crisi gravi ancora in sospeso sono molte: solo l'Ilva di Taranto e Alitalia messe insieme coinvolgono 25.000 dipendenti. Restano anche, tra le più grandi, Ericsson (nel Lazio e in Liguria, 277 lavoratori), Hp nell'informatica (per un coinvolgimento di 4.000 persone su tutto il territorio nazionale), e poi tutto il settore dei call center che è in grave difficoltà da Almaviva (7.500 dipendenti in Italia e altri dieci mila all'estero) in poi. Ci sono anche Natuzzi in Puglia (2.400 persone), le vetrerie Pilkington (2.500 lavoratori in Abruzzo, Veneto, Basilicata e Piemonte), Sky nelle tlc (con 8.000 persone tra Lombardia, Lazio e Sardegna), la Lucchini a Piombino, Atitech in Campania.
Ma sono anche molte nel 2017, spiegano dal ministero, le crisi importanti risolte, circa il 65%: da Electrolux (in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Friuli per un totale di 7.000 dipendenti) a Whirpool Indesit (6.500 persone in Lombardia, Toscana e Campania) fino al fabbricante di pneumatici Bridgestone a Bari. Ripresa anche alle ultime battute Richard Ginori in Toscana.
E proprio a fine dicembre, è stata sancita la ripartenza dell'Alcoa di Portovesme: è stato infatti firmato l'accordo di programma fra il Mise e la Regione Sardegna per l'investimento proposto da Sider Alloys. Le trattative sul piano industriale e l'occupazione inizieranno a gennaio 2018. La soluzione positiva è stata commentata dal ministro Carlo Calenda come "il simbolo del rilancio della manifattura italiana".
Tra tutte le crisi in campo non c'è un settore particolarmente colpito, le crisi sono un po' ovunque a macchia di leopardo e anche all'interno dello stesso comparto ci sono aziende che vanno molto bene e altre che sono in difficoltà: sicuramente il settore metalmeccanico comprensivo dell'elettronica è tra i più in difficoltà. Ci sono poi situazioni "al limite della resistenza come il settore delle confezioni e del tessile povero che non è piu' recuperabile".
Il compito del Mise, sottolineano dal dicastero, "non è solo quello di distribuire droga ma anche e soprattutto di salvare il drogato: cioè mettere in atto delle soluzioni attraverso l'attivazione degli investitori o fare una reindustrializzazione". Si cita il caso della Honeywell, multinazionale che opera anche nell'automotive che ha deciso di chiudere e si sta lavorando per vedere come riconvertirla.
L'invito del Mise al mondo degli imprenditori ora è "investire, rischiare e innovare": è il momento di farlo, come dimostra il grande interesse da parte di molti fondi cinesi e americani.