Dal caso Stamina ai vaccini, dalle polemiche per il Fertility day alla difesa del fondo sanitario nazionale, le nuove leggi sul fumo, i nuovi Lea. Sono stati cinque anni intensi al ministero della Salute quelli di Beatrice Lorenzin, classe 1971, rimasta in carica allo stesso ministero per tutta la legislatura, unica tra i ministri, e segnando il record di più lunga permanenza senza interruzioni nel dicastero di Lungotevere Ripa.
Appena insediata, nel 2013, "eredita" dal predecessore Renato Balduzzi la delicatissima questione Stamina: il sedicente metodo messo a punto da Davide Vannoni, sociologo piemontese, che pretende di curare tramite infusioni di staminali diverse rare e gravissime patologie.
Due commissioni di esperti, tra mille polemiche, bocciano il "metodo". Ma è la magistratura a mettere la parola fine alla vicenda: la Procura di Torino accusa Vannoni di associazione a delinquere finalizzata alla truffa, somministrazione di farmaci guasti ed esercizio abusivo della professione medica, e il fondatore di Stamina finisce per patteggiare nel 2015 una pena a un anno e dieci mesi.
A segnare il mandato della Lorenzin, tra tanti temi, quello della lotta al fumo: nel 2014 viene adottata la direttiva europea sulla stretta ai pacchetti di sigarette con le immagini choc sulle confezioni, mentre è la stessa Lorenzin a introdurre nuovi divieti in Italia, tra cui quello di fumo in auto alla presenza di minori e donne incinte, il divieto di vendita dei pacchetti da dieci, il divieto di fumo a scuola, anche all'aperto.
Sono anche gli anni della fecondazione eterologa, che diventa lecita anche in Italia dopo che la Consulta ha bocciato il divieto contenuto nella legge 40 e che viene poi inserita nei nuovi Lea, i Livelli essenziali di assistenza. Sono questi ultimi uno dei passaggi cruciali del quinquennio Lorenzin: 110 nuove prestazioni garantite dal servizio sanitario nazionale, 800 milioni stanziati. Il primo aggiornamento dopo 15 anni, che inserisce finalmente il parto senza dolore, la lotta all'endometriosi, alcuni nuovi vaccini come l'antimeningococco e l'antipapillomavirus.
Proprio i vaccini sono il tema chiave del quinquennio. Nei primi mesi del 2017 monta l'allarme per un'inaspettata epidemia di morbillo, malattia che si credeva in via di eradicazione. A maggio l'annuncio del ministro: i vaccini torneranno obbligatori, è pronto un decreto che fissa a 12 i vaccini che vanno somministrati ai bambini da 0 a 16 anni, pena la non iscrizione a scuola.
Ne nasce un'ondata violentissima di polemiche e di accuse da parte di numerosi gruppi "no-vax". Ma anche la ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli pone un freno, a tutela del diritto allo studio. Alla fine si arriva a un compromesso: i vaccini obbligatori sono 10 (tra cui morbillo, rosolia, varicella, polio, epatite B), e solo all'asilo chi non è in regola rimane fuori dalla scuola, mentre per elementari e medie i genitori pagheranno una multa, peraltro piuttosto bassa. "Abbiamo dato uno scudo ai nostri figli", esulta comunque la Lorenzin.
Anni segnati anche da incredibili gaffe, come quella della campagna per il Fertility day. Ma rimane, al termine del quinquennio, un dato indubitabile: dopo anni di tagli alla sanità pubblica, il fondo sanitario nazionale è cresciuto. Nel 2013 erano stanziati 107 miliardi, nel 2017 siamo a 114 miliardi.