Il modo migliore per passare dai numeri della produzione legislativa alle particolari dinamiche politiche della XVII legislatura - si legge nel Rapporto AGI/Depp - è attraverso un'analisi dei voti finali dei testi approvati. Questo tipo di studio permette di scavare dentro le diverse sfaccettature e sfumature delle maggioranze parlamentari che si sono create nel corso dei mesi. Perché, oltre ad avere avuto 3 diversi governi, dalle politiche del 2013 a oggi le maggioranze che hanno approvato le leggi sono cambiate in continuazione. Con gruppi che sono nati e si sono sciolti, e altri che sono entrati e usciti dalla maggioranza, i dati dei voti finali raccontano molto di questo quinquennio politico.
Un primo modo per meglio focalizzare quanto illustrato fino a ora è attraverso un'analisi della percentuale di voti finali in cui ogni gruppo si è espresso in maniera favorevole. Alla Camera il 58,33% dei gruppi (7 su 12) ha votato oltre il 70% delle volte in maniera favorevole alle proposte in discussione: Pd (100%), Alternativa popolare (97,68%), Civici e innovatori (97,49%), Democrazia solidale-Centro democratico (96,88%), Scelta civica-Ala (85,23%), gruppo Misto (82,51%) e infine Articolo 1-Mdp (70,69%).
Di fatto solamente Si-Sel-Pos, Fratelli d'Italia, Lega nord e Movimento 5 stelle hanno votato nella maggior parte delle occasioni contro le leggi proposte in aula, formando un cluster di 4 gruppi parlamentari di vera e propria opposizione politica. Situazione analoga al Senato, dove la percentuale dei gruppi coinvolti sale al 69,23% (9 su 13): Pd (100%), Aut-Psi-Maie (98,58%), Per l'Italia (97,78%), Scelta civica (97,01%), Art.1-Mdp (94,12%), Ala-Sc (88,95%), Conservatori e riformisti (74,34%), Gal (73,86%) e Forza Italia (71,88%). Qui i dati ci dicono che solo il Movimento 5 stelle ha votato nella maggior parte delle occasioni in difformità con il Partito democratico.
Tre tipologie di gruppi parlamentari
Analizzando i due rami del parlamento si possono quindi ipotizzare tre tipologie di gruppi parlamentari: quelli apertamente al governo (o in appoggio esterno) con oltre il 90% di posizioni favorevoli nei voti finali; una zona grigia o mista, composta dalla maggior parte dei gruppi parlamentari, con una percentuale di voti favorevoli che va dall'89% al 50%, e particolarmente attinente al Senato; e infine i gruppi all'opposizione, con meno della metà dei voti in linea con la posizione del governo. Una maggioranza parlamentare malleabile, che è variata a seconda delle circostanze, e che ha permesso ai 3 governi di rimediare a dei numeri a volte fin troppo risicati.
La maggior presenza al Senato di gruppi "misti", come evidenziato dal Rapporto AGI/Depp, è anche dovuta al fatto che sin dall'inizio della legislatura a Palazzo Madama il governo ha avuto un vantaggio numerico nei confronti dell'opposizione molto limitato. Per questo motivo i tanti cambiamenti politici avvenuti nel corso dei mesi hanno avuto un effetto amplificato in questo ramo del Parlamento. Basti pensare che lo scarto medio mensile fra i Sì e i No nei voti finali del Senato è stato in alcuni mesi intorno ai 40 voti (febbraio 2017 e agosto 2015), e in altri (specialmente a inizio legislatura) di oltre 200 voti (maggio-giugno 2013). Tutti i maggiori eventi politici della XVII legislatura sono tangibili analizzando le variazioni nello scarto fra Sì e No nei voti finali: dall'uscita di Forza Italia dalla maggioranza (novembre 2013), alla debacle sul referendum costituzionale (dicembre 2016) passando per la scissione interna al Pd che ha portato alla nascita di Articolo 1- Movimento democratico e progressista (febbraio 2017), oggi Leu.
Alleanze di scopo e assenteismo strategico
Proprio al Senato, visti i numeri a disposizione, il governo ha dovuto quindi affidarsi a vie alternative per assicurarsi il via libera su alcuni testi. Da un lato è stato necessario trovare alleanze di scopo con gruppi misti (vedi l'elevata percentuale di voti favorevoli sui voti finali di gruppi come Ala-Sc, Gal o la Federazione della libertà), dall'altro ha dovuto sfruttare l'alto livello di assenteismo nei voti finali da parte dei senatori.
In media infatti il 21,49% dei senatori non ha partecipato ai voti finali della XVII legislatura. Come conseguenze, il 25,50% di queste consultazioni hanno avuto esito positivo con meno di 158 voti favorevoli, soglia abituale di maggioranza. Questo è stato reso possibile perché con meno presenti al momento del voto, si abbassava sistematicamente il target di voti da raggiungere per ottenere il via libera su un determinato atto.
Fra gli atti coinvolti da questo abbassamento di soglia, anche alcune norme chiave di questa legislatura: legge europea 2017 (118 voti favorevoli), decreto destinazione Italia (121), la riforma del codice antimafia (129), il milleproroghe 2013 (135), il decreto Imu (142), il decreto pensioni (145) e infine la legge di stabilità 2016 (154).
Alcuni voti in particolare hanno visto la concomitanza di 3 fattori: meno di 158 voti favorevoli, un numero di assenti superiore allo scarto fra i favorevoli e i contrari, e un'alta percentuale di assenti in determinati gruppi.