Tre diverse squadre di governo sono state nominate nel corso della XVII legislatura: governo Letta (aprile 2013-febbraio 2014), governo Renzi (febbraio 2014-dicembre 2016) e l'attuale governo Gentiloni (dal dicembre 2016). Sorprendentemente - si legge nel Rapporto AGI/Depp - molto poco è cambiato da un governo all'altro, sia per quanto riguarda la composizione numerica e anagrafica, che per quella partitica.
Tutti e 3 gli esecutivi sono stati composti da circa 60 unità. La diminuzione del numero di ministri con i governi Renzi e Gentiloni, sceso sotto le 20 unità, è stato infatti controbilanciato da un più alto numero di sottosegretari, che dai 32 di Letta sono passati ai 36 di Renzi e 35 di Gentiloni.
Quote rosa
Anche per quanto riguarda quote rosa ed età media le variazioni fra i diversi governi sono state minime, e le differenze hanno finito per livellarsi considerando l'insieme degli elementi. In media infatti le donne hanno ricoperto il 27,17% degli incarichi, ma ogni singolo esecutivo ha avuto delle particolarità. Fra i 3 governi, quello guidato da Matteo Renzi è stato l'unico a raggiungere la parità dei generi nella suddivisione dei 16 ministeri, con 8 ministri e 8 ministre. Allo stesso tempo è anche stato l'unico a non avere neanche una donna vice ministro al momento dell'insediamento. Nella categoria dei sottosegretari, la squadra di Paolo Gentiloni è stata quella con la percentuale più alta di donne, 31,54%. L'attuale esecutivo è anche quello che in media, considerando ministri, vice ministri e sottosegretari, ha avuto la presenza più alta di donne. Al momento del suo insediamento le donne erano infatti il 28,33%.
Età media dei ministri
L'età media dei ministri è rimasta più o meno invariata dal 2013 a oggi. Escludendo i 3 premier infatti si è attestata intorno ai 51 anni (dato al momento dell'insediamento), con il picco minimo durante il governo Renzi (48 anni). Un salto importante è stato però raggiunto con il numero di dicasteri in mano a ministri under 40. Mentre nel primo governo di questa legislatura questo cluster era rappresentato solo da Nunzia De Girolamo, ministro dell'Agricoltura, con Renzi prima (Boschi, Madia e Martina) e Gentiloni poi (Lotti, Madia e Martina) sono diventati 3.
Ministeri senza portafoglio
Altro elemento che ha differenziato gli ultimi due governi dal primo è stato il numero di ministeri senza portafoglio. Tre quelli sempre presenti (Rapporti con il Parlamento, Semplificazione Pa e Affari regionali), ma il numero totale fra le tre squadre di governo ha subito delle variazioni. Dagli 8 dell'esecutivo Letta (oltre ai 3 già menzionati bisogna aggiungere: Sport e Pari opportunità, Integrazione, Affari europei e Riforme costituzionali), ai 5 dell'attuale governo Gentiloni (Coesione territoriale e Sport in aggiunta ai 3 sempre presenti). Il numero dei ministeri senza portafoglio, e le relative deleghe, hanno delle conseguenze dirette sul budget di Palazzo Chigi. I ministeri senza portafoglio infatti non sono delle istituzioni a parte con un bilancio proprio e indipendente, ma sono delle emanazioni della Presidenza del consiglio, che decide di conferire determinate deleghe a ministri senza portafoglio. A questi viene dato un budget, il quale però rientra nel bilancio di Palazzo Chigi.
Il valzer dei ministri
I dati numerici e anagrafici dei 3 governi evidenziano come ben poco sia cambiato da un esecutivo all'altro. Alla stessa conclusione possiamo giungere con un'analisi più politica, basata quindi sui partiti e sui politici che si sono resi protagonisti in questi anni. Venticinque politici hanno avuto almeno 3 diversi incarichi nei governi della XVII legislatura: 12 sono del Partito democratico (il 48%), 8 di Alternativa popolare (32%), 3 sono tecnici (12%) e altri 2 sono rispettivamente di Demo.s e dell'Unione di centro. In particolare per 6 di essi gli incarichi di governo sono stati 4: Angelino Alfano (vice premier e ministro dell'Interno con Letta, sempre all'Interno con Renzi e ministro degli Esteri con Gentiloni), Carlo Calenda (prima vice ministro con Letta e Renzi e poi ministro con Renzi e Gentiloni allo Sviluppo economico), Claudio De Vincenti (sottosegretario allo Sviluppo economico con Letta e Renzi, poi alla Presidenza del consiglio sempre con Renzi prima di fare il ministro alla Coesione territoriale con Gentiloni), Graziano Delrio (ministro agli Affari regionali con Letta, poi sottosegretario alla Presidenza con Renzi, prima di diventare ministro alle Infrastrutture, incarico che ha mantenuto con Gentiloni), Mario Giro (sottosegretario agli Esteri con Letta e Renzi prima di diventare vice ministro sempre alla Farnesina) e infine Simona Vicari (sottosegretario allo Sviluppo economico con Letta e Renzi, e poi alle Infrastrutture e trasporti sempre con Renzi e poi anche con Gentiloni).
Predominanza di Pd e Ap
I partiti presenti in questa speciale classifica rappresentano al meglio la predominanza di 2 gruppi politici nelle dinamiche dei 3 governi in questione: da un lato il Partito democratico e dall'altro Alternativa popolare. Dopo la scissione interna al Popolo delle libertà, e l'uscita di Forza Italia dal governo Letta, il movimento creato da Angelino Alfano (prima Nuovo centrodestra e poi Alternativa popolare) ha mantenuto la sua posizione strategica in ministeri chiave. Prima l'Interno e poi gli Esteri con Alfano stesso, e la Salute con Beatrice Lorenzin. Non sorprende quindi che dopo il Partito democratico, che ha ricevuto il 59,49% degli incarichi di governo in questa legislatura, l'altro partito maggiormente rappresentato sia proprio Alternativa popolare, con il 15,82% degli incarichi. Altra costante è stata Scelta civica, poi diventata Civici e innovatori, che insieme all'Unione di centro sono stati gli unici altri due movimenti sempre presenti.