Il governo non rinnoverà la convenzione con Radio Radicale. Le parole del sottosegretario con delega all'Editoria, Vito Crimi, confermano l'orientamento sui destini dell'emittente che, da quasi 44 anni, "svolge attività di informazione di interesse generale", come lo stesso governo ha riconosciuto.
Ciò non basta, tuttavia, a confermare la convenzione in virtù della quale la radio beneficia di 8,33 milioni di euro l'anno, per la trasmissione delle sedute del Parlamento, e di 4,4 milioni di euro di fondi per l'editoria, in quanto organo ufficiale della Lista Marco Pannella. Ed è sempre grazie a questo interesse generale che Radio Radicale è stata l'unica emittente risparmiata dalla falce che si è abbattuta sui fondi per le emittenti radiofoniche nel 2008.
"La posizione è molto chiara. È intenzione di questo governo, mia e del Mise, che abbiamo seguito il dossier, di non rinnovare la convenzione con Radio Radicale - sono state le parole del sottosegretario Crimi - Un servizio che Radio Radicale ha svolto per 25 anni senza alcun tipo di valutazione, come l'affidamento con una gara. Nessuno ce l'ha con Radio Radicale nè vuole la chiusura. Sono questi i termini della questione, non altri".
La risposta da parte dell'emittente è immediata e in punto di diritto: "Senza entrare nel merito delle dichiarazioni del sottosegretario Vito Crimi ribadiamo che la convenzione tra Radio Radicale ed il Ministero dello Sviluppo Economico si è avviata a seguito di una gara indetta il 1 aprile del 1994 e che da allora il servizio è proseguito in regime di proroga, nonostante Radio Radicale abbia sempre richiesto che venisse rimesso a gara".
A difesa della storica emittente si è levata la voce delle opposizioni: "Oggi l'ineffabile sottosegretario all'editoria Vito Crimi ci spiega che la convenzione con Radio Radicale non sarà rinnovata perché non è transitata da una procedura pubblica. Allora perché non ha il coraggio di indire la gara, visto che ne ha la competenza?", chiede la parlamentare del Pd Enza Bruno Bossio.
Filippo Sensi, deputato dem, sottolinea che "Crimi mette a verbale che è intenzione, sua e di Di Maio, di M5s, dunque, di non rinnovare la convenzione di Radio Radicale. Sarebbe interessante sapere che ne pensa la Lega e se questo è il disegno di tutto il governo. Visti i chiari di luna. Noi con Radio Radicale più di sempre".
Da Forza Italia sono le capigruppo, Maria Stella Gelmini e Anna Maria Bernini, a intervenire con forza sulla vicenda: "I governi che spengono le radio e fanno chiudere i giornali non sono governi democratici. Crimi forse non lo comprende, ma i suoi partner dovrebbero saperlo e avere qualche cosa da dire al riguardo. Chiudere Radio Radicale è un attentato alla libertà e alla democrazia. Vergogna".
Per Bernini, alla base dell'iniziativa del governo c'è il fatto che Radio Radicale è "una radio scomoda per la maggioranza sovranista che preferisce alla buona informazione canali più manipolabili di comunicazione e che oggi, attraverso le parole di un sottosegretario, annuncia lo stop dei finanziamenti a una grande voce libera. Con questo mix di supponenza e di ignoranza, il governo ha cosi' inflitto un altro colpo all'informazione e alla democrazia".
Il senatore Pd Francesco Verducci, sottolinea come la vicenda di Radio Radicale segua a quelle di altre testate storiche che rischiano la chiusura: "Vogliono costringere Radio Radicale a chiudere, come vogliono costringere a chiudere molte voci del territorio e dell'associazionismo laico e religioso e testate come Avvenire e Il Manifesto attraverso l'azzeramento del 'Fondo per il pluralismò. Crimi non perde occasione per minacciare e intimidire le voci non allineate. Questo governo - continua Verducci - è un pericolo per la libertà di informazione nel nostro Paese".
E per dare corpo a solidarietà, Verducci e il Pd si fanno promotori di una mozione per il rinnovo della Convenzione della radio.