La figlia 17enne dell'ex ambasciatore nordcoreano a Roma, Jo Song Gil, "odiava i genitori perché la lasciavano a casa da sola" e "voleva tornare dai nonni": ora si trova da loro, "sta bene" anche se è sottoposta a cure"; e il padre "non aveva nessun motivo politico per disertare". Così Pyongyang respinge la tesi del rapimento della figlia del diplomatico, fornendo la sua versione in una lettera inviata dal successore di Jo all'ambasciata a Roma, Kim Chon, al presidente dell'unione interparlamentare Italia-Nord Corea Osvaldo Napoli.
L'ex segretario Jo Song Gil, si legge nella lettera, "aveva lasciato l'ambasciata la sera del 10 novembre 2018, dopo un litigio familiare con la moglie Ri Kwan Sun avente per oggetto i disturbi mentali che affliggono la figlia Jo Yu Jong. Insieme alla moglie (la mattina del 11 novembre) si è allontanato dalla sede dell'ambasciata, dove risiedeva con la famiglia, senza favi più ritorno e facendo perdere le proprie tracce".
"Detto questo - prosegue il nuovo reggente dell'ambasciata nordcoreana, ritengo che la coppia non abbia alcun motivo politico per scomparire e anche per questo abbiamo atteso il loro rientro in ambasciata, ove peraltro era rimasta la figlia". Quest'ultima "odiava e rimproverava i suoi genitori che avevano buttato via la propria figlia e stando a casa da sola soffriva la solitudine".
Per questo motivo, ha aggiunto sua figlia aveva insistito affinché potesse rientrare Pyongyang dove l'attendevano i nonni, pure avendo già interrotto gli studi liceali da marzo del 2018, a seguito dello spirare del mandato del padre in Italia. Per questo - aggiunge Kim Chon - lo scorso 14 novembre 2018 è rientrata tranquillamente in Corea accompagnata da personale femminile (una moglie di un membro dell'ambasciata), con un volo dall'aeroporto di Fiumicino. Lei era molto contenta di tornare presto dai nonni".
Kim conclude dicendo di aver "ricevuto un messaggio da uno della famiglia di Jo secondo il quale adesso sua figlia sta bene ed è momentaneamente in cura medica". Nella lettera il diplomatico, respingendo la tesi del "rapimento", accusa la Corea del Sud, che "cerca ostacolare i rapporti bilaterali tra i nostri due Paesi" e impedire "che possano normalizzarsi e tornare ai precedenti livelli".