Sei mesi di governo M5s-Lega in numeri e dati analizzati in rapporto agli esecutivi precedenti. Il rapporto AGI/Openpolis, aggiornato al 14 dicembre, mentre la discussione della legge di Bilancio è ancora in corso, consegna una fotografia che conferma "l'atipicità" del governo Conte, nato, dopo un'attesa di 90 giorni, dalle nozze "tra due forze avversarie durante la tornata elettorale".
Il tema del cambiamento è il filo rosso che caratterizza la XVIII legislatura e la composizione del governo: dal rapporto infatti emerge che circa il 90% dei ministri è per la prima volta alle prese con un incarico di governo e oltre il 30% dei presidenti di Commissione è al primo mandato in Parlamento.
Le atipicità che marcano il 'governo del cambiamento'
Messo a confronto con gli esecutivi Letta, Gentiloni e Renzi, ed escludendo le ratifiche dei trattati internazionali, il governo Conte appare come quello che ha presentato "meno provvedimenti nei primi sei mesi" di attività: sono in tutto 21 (11 decreti e 10 disegni di legge). L'iniziativa governativa è predominante rispetto a quella parlamentare. Da inizio legislatura sono state approvate 19 leggi di cui il 79% proposte del governo (contro le 26 approvate dal governo Letta e le circa 50 degli esecutivi Renzi e Gentiloni). Quasi due terzi - oltre il 61% - delle leggi approvate sono conversioni di decreti: dal 2013 a oggi si tratta della percentuale più alta: con il governo Letta erano il 50%; il 30,36% con il governo Renzi; il 16% con l'esecutivo Gentiloni.
In merito all'attività del Parlamento, si segnala che da inizio legislatura sono state depositate 2.326 proposte di iniziativa parlamentare di cui oltre 2.200 hanno un iter non concluso, non essendo state approvate o ritirate. Da segnalare il dato sui voti finali dell'aula: in oltre il 50% dei casi in Parlamento sono stati solo il 5% o ancor meno i parlamentari che hanno espresso parere contrario.
Scarso il ricorso al voto di fiducia per velocizzare l'approvazione dei provvedimenti. Il governo ha posto la questione solo sei volte (contro i 9 e i 12 voti di fiducia chiesti nei primi sei mesi dei governi Renzi e Gentiloni; il primato è dell'esecutivo Letta con due). Considerando il numero di leggi approvate, il rapporto con le richieste di fiducia è pari a oltre il 31% (contro circa il 34% per Renzi; 24% per Gentiloni; 7,7% per Letta).
Un capitolo a parte è dedicato alla partecipazione dei ministri-parlamentari alle votazioni elettroniche dell'aula. La percentuale più bassa di presenze (0,27%) è della titolare della Salute, Giulia Grillo, che ha da poco dato alla luce una bimba. A seguire il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana (1,23%), il collega per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro (1,50%) e, al Senato, il vice premier e ministro dell'Interno Matteo Salvini (2,52%).
Meno decreti, ma sempre più 'blindati'
Meno decreti ma "blindati" in Parlamento. I decreti deliberati dal governo Conte nel suo primo semestre, infatti, sono stati 11: tre in meno rispetto ai 14 del governo Gentiloni, sei in meno di quello Renzi e quattro in meno rispetto al governo Letta. Ciò che marca in maniera più evidente una discontinuità con gli esecutivi precedenti, è il modo in cui questi 11 decreti sono stati trattati in Parlamento, dove hanno subito un numero di modifiche sensibilmente inferiori a quelli del recente passato.
Nei primi 6 mesi del governo Conte, infatti, la media di emendamenti approvati per ogni decreto è stata di 44, ben al di sotto dei governi precedenti: durante il governo Letta ammontavano a 128, quasi tre volte di più. Entrando nel dettaglio dell'iter dei singoli decreti convertiti in legge, il maggior numero di modifiche rispetto al testo iniziale (111) ha riguardato il decreto Genova, seguito a distanza (79), dal Milleproroghe (56) e dal Dignità (46).
Accanto a questo dato va registrata una maggiore incidenza, rispetto al passato, della decretazione in relazione al complesso dell'attività legislativa del governo Conte e del Parlamento in generale: il 63,16% delle leggi approvate nel primo semestre di governo sono decreti convertiti, contro il 5,26% di ratifiche, il 10,53% di collegati al disegno di legge di Bilancio e il 21,05% di leggi ordinarie. Nel primo semestre del governo Gentiloni, la percentuale dei decreti sul totale delle leggi approvate era stata del 16% (col 38% di ratifiche), mentre con Renzi del 30,36%.
Altro elemento di differenza rispetto al recente passato è il tempo che intercorre tra la deliberazione di un decreto in Consiglio dei ministri e la sua effettiva entrata in vigore, con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Finora per il governo Conte la media è stata di otto giorni, esattamente il doppio di quanto avvenuto per il governo Letta. Il decreto con la genesi più "sofferta" è stato il dl Genova, per il quale dall'annuncio in conferenza stampa alla pubblicazione sono intercorsi 15 giorni, mentre i più rapidi sono stati quello sulla sede del tribunale di Bari e il Milleproroghe che però, - essendo un provvedimento a cadenza annuale - ha potuto beneficiare di una procedura di redazione "standard".
Nel limbo 9 disegni di legge su 10, solo 5% verso Aula
Resta nel limbo la maggior parte delle proposte che deputati e senatori presentano in Parlamento: ferme in attesa di essere valutate, discusse, emendate, approvate o bocciate. Non solo dall'Aula di Montecitorio o di Palazzo Madama, ma anche dalle commissioni, primo passo dell'iter che tutti i disegni di legge devono compiere verso dell'approdo nelle Camere. E con loro restano ancora senza risposta le aspettative dei parlamentari che le hanno proposte. Oggi più di ieri, nella legislatura attuale più che in quella passata.
Dal 23 marzo scorso, data ufficiale dell'inizio della XVIII legislatura, i parlamentari hanno depositato 2.326 proposte: di queste il 35,59% non è stato assegnato ad alcuna commissione, solo il 5,04% ha iniziato il suo cammino verso il traguardo e più della metà (il 59,1%) è stata invece assegnata alle commissioni competenti, ma l'esame dei testi non è ancora stato avviato.
Nei primi sei mesi del governo guidato da Enrico Letta i disegni di legge assegnati alle commissioni erano invece il 77% di quelli presentati, il 14,88% era già 'sotto esame' e - a proporzioni invertite rispetto a oggi - solo il 5,65% era ancora fermo al palo. Va sottolineato che anche in quel periodo i disegni di legge erano più di duemila, per l'esattezza 2.178.
Dalla scorsa primavera sono quattro le leggi di iniziativa parlamentare approvate sulle 19 totali varate definitivamente: il 21,05% contro il 78,95% di iniziativa governativa. Anche nei primi due trimestri del governo Letta i disegni di legge licenziati furono 4 ma il punteggio delle leggi segnava 26. Sotto il governo guidato da Paolo Gentiloni, invece, le proposte presentate dai senatori e deputati che superarono il vaglio delle Camere furono 19 e 31 i provvedimenti di provenienza governativa che ottennero il via libera.
In termini percentuali, la partita finì 38 a 62 in 'favore' dei provvedimenti inviati da Palazzo Chigi. Un distacco ancora più marcato si registrò quando il presidente del Consiglio era Matteo Renzi. Delle 56 leggi approvate solo 8 erano di iniziativa parlamentare (il 14,29%), le altre (l'85,71%) erano state presentate dal governo.
Cala anche il numero delle sedute del Parlamento. Nei primi sei mesi di questa legislatura si sono registrate 97 sedute alla Camera e 68 al Senato. Nello stesso periodo della passata legislatura, l'Aula di Montecitorio si riunì per 106 volte e quella del Senato per 89. In termini assoluti, sotto il governo Conte il Parlamento ha archiviato 165 sedute contro le 195 dei primi sei mesi del governo Letta.
Poche leggi, e 79% scritte dal governo
Da inizio legislatura sono state approvate 19 leggi, di cui il 79% sono di iniziativa governativa. Per fare un'analisi dell'attività di governo bisogna partire da quanto è successo in Parlamento in questi primi 6 mesi.
Di fatto l'attesa per la nascita dell'esecutivo Conte ha notevolmente rallentato la reale partenza delle attività alla Camera e al Senato. Una serie di organismi chiave, come le commissioni permanenti, non potevano infatti formarsi in assenza di una chiara maggioranza politica. In ogni caso i due esecutivi guidati da Renzi e Gentiloni nei primi 6 mesi avevano accompagnato l'approvazione di circa 50 leggi. Entrambi i governi però erano stati agevolati da una legislatura già avviata. Ma anche il governo Letta, il più adatto a un paragone, aveva fatto registrare un numero più alto rispetto all'attuale esecutivo.
Nei primi 6 mesi le leggi approvate dal Parlamento erano state 26, il 40% in più rispetto all'attuale esecutivo. Eccettuate le ratifiche dei trattati internazionali, e le leggi annuali (come la legge europea e la legge di delegazione europea), i più corposi disegni di legge presentati, e che sono già all'attenzione del Parlamento, sono il disegno di legge di Bilancio e il disegno di legge Anticorruzione, entrambi ancora in corso di approvazione. Nelle intenzioni della maggioranza c'era quella di rimettere il Parlamento al centro delle dinamiche legislative ma quasi due terzi delle leggi approvate sono conversioni di decreti legge. Sia la produzione legislativa, sia l'attività quotidiana in Parlamento, hanno lasciato ben poco spazio a deputati e senatori.
Oltre ai 12 decreti convertiti in legge, di cui 4 erano stati lasciati 'in eredità' dal governo Gentiloni, in questi primi 6 mesi di maggioranza giallo-verde sono stati approvati anche 2 testi collegati al bilancio (assestamento 2018 e rendiconto 2017) e un trattato internazionale. Delle altre 4 leggi ordinarie approvate, 2 sono per l'istituzione di commissioni d'inchiesta (ecoreati e antimafia), uno per la sicurezza dei bambini nei veicoli e un disegno di legge sulla disciplina processuale dei giudizi innanzi alla Corte dei conti.
Ecco l'elenco delle principali proposte politiche avanzate dai precedenti governi nei primi 6 mesi di governi.
Governo Letta:
- decreto del fare,
- decreto per la sospensione dell'Imu,
- decreto lavoro,
- lo svuota-carceri,
- il decreto antifemminicidio
- e il decreto cultura.
Governo Renzi:
- disegno di legge di riforma costituzionale Boschi,
- Jobs act e il decreto bonus 80 euro,
- decreto competitività,
- decreto per il risarcimento dei detenuti,
- il decreto per la vigilanza di Bankitalia
- e il piano casa 2014.
Governo Gentiloni:
- decreto per il mezzogiorno,
- decreto migranti,
- decreto sicurezza urbana,
- decreto vaccini, d
- isegno di legge concorrenza,
- il decreto per l'abolizione dei voucher.
Ministri e Camere, rapporto 'saltuario'
Quello tra ministri e Parlamento continua a essere un rapporto sporadico. Nei primi sei mesi del governo Conte, infatti, le presenze ai lavori parlamentari dei singoli ministri che ricoprono anche la carica di deputato o senatore (oltre il 75%) sono state scarse. Un dato generalmente in linea con i governi precedenti, e alla base del quale c'è la compatibilità tra la carica di ministro e quella di parlamentare, che in altri Paesi (ad esempio la Francia) non è ammessa. Ne derivano percentuali necessariamente ed estremamente basse di partecipazioni alle sedute e alle votazioni di Camera e Senato, che in rari casi arrivano in doppia cifra.
Nella classifica dei più assenti ci sono il ministro della Salute Giulia Grillo alla Camera con lo 0,27% delle presenze e il ministro dell'Interno Matteo Salvini al Senato con il 2,52%. Nel caso della ministra 5 stelle, però, occorre ricordare la recente maternità. Per quanto riguarda i più presenti (o meno assenti) da segnalare il vicepremier e ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio a Montecitorio, col 16,49% di partecipazione alle votazioni e il ministro leghista delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio col 21,27%.
Un altro indicatore dell'attività parlamentare dei singoli ministri è il sindacato ispettivo, e cioè la sollecitudine a rispondere alle varie richieste di informazione sull'attività dei vari dicasteri, presentate dai parlamentari. Nel primo semestre di governo sono state depositate circa 2.800 interrogazioni a risposta scritta, il più comune degli atti ispettivi, e solamente il 6% ha ottenuto soddisfazione.
Il dato è più o in meno in linea con quello degli esecutivi precedenti, ad eccezione del governo Gentiloni, quando la percentuale dopo 6 mesi era al 10,65%. Per Letta (6,02%) e Renzi (6,73%) i dati sono molto simili a quelli dell'esecutivo gialloverde.
Entrando nel dettaglio dei singoli ministeri, i due ministeri più sollecitati sono quello dell'Interno (a guida Salvini) e quello delle Infrastrutture (a guida Toninelli). Il primo ha risposto al 6,18% delle interrogazioni, mente il secondo al 14%. La ministra della Salute Grillo ha risposto solo a un'interrogazione su 251, così come quello dell'istruzione Bussetti, a fronte di 214 interrogazioni e la presidenza del Consiglio (1 risposta su 175 interrogazioni).
Nessuna risposta, nei primi sei mesi, dai ministri dell'Economia, Giovanni Tria, (0 su 163) e dei Beni culturali Alberto Bonisoli. Potrebbe non essere estraneo a questi bassi numeri il fatto che il 90% dei ministri del governo Conte ricopre per la prima volta un incarico di governo, la percentuale più alta mai registrata da un governo politico nel nostro Paese.