Fallito il tentativo di Luigi Di Maio di trovare un'intesa sulle presidenze di Camera e Senato si va all'avvio delle votazioni con uno stallo totale tra le forze politiche. A 'pesare' sul mancato accordo è la condizione posta da Forza Italia di un incontro tra Silvio Berlusconi e Luigi Di Maio sulle presidenze e il veto irremovibile posto dal Movimento 5 stelle.
Nessun faccia a faccia con il Cavaliere perché il leader del centrodestra è Matteo Salvini, dicono i pentastellati, secondo quanto riporta il Corriere dell Sera nella sua edizione cartacea. Insomma, nessuna volontà di 'legittimare' come interlocutore il leader azzurro. Un muro che però fa saltare il banco, sottolinea Repubblica con Forza Italia che reputa il 'no' dei 5 stelle "inaccettabile" e la Lega che al momento fa quadrato e non cede sulla linea decisa nel pomeriggio durante il nuovo summit tra Berlusconi, Meloni e Salvini: il centrodestra resta unito sul nome di Romani, rispedito al mittente dai pentastellati in quanto condannato con sentenza definitiva.
La compattezza del centrodestra, però sembra incrinarsi in serata per bocca di Salvini che - come cita La Stampa - in una nota conferma l'accordo originario con i 5 stelle per una presidenza delle Camere a testa, ma aggiunge il richiamo alla responsabilità "a tutti i gruppi". Ed è soprattutto l'ultimo passaggio a far temere gli alleati sulla tenuta della coalizione. Ovvero quando Salvini dice: tutti scelgano i candidati alle presidenze delle Camere "nel nome della più ampia partecipazione".
La sfida di Forza Italia e l'impasse di M5s
Se la situazione dovesse restare quella attuale i nomi su cui il centrodestra punterà sono quelli di Paolo Romani per il Senato e Giancarlo Giorgetti per la Camera. Vale a dire, si torna alla casella di partenza, nessuno 'scambio' con i 5 stelle. Che, a loro volta, restano fermi - almeno questa è la linea ufficiale - sul nome di Roberto Fico per la Camera, anche se crescono i timori che venga 'impallinato' grazie al voto segreto. In alternativa, ma si tratta di indiscrezioni non confermate, potrebbe rispuntare il nome di Fraccaro. Il Movimento 5 stelle appare, sempre stando agli ultimi sviluppi, messo all'angolo: la strategia delineata finora da Di Maio non ha portato i frutti sperati, con il rischio di non veder eletto nessun pentastellato nello scranno più alto di uno dei due rami del Parlamento.
Cosa farà il Pd
Riflettori puntati sul Pd, che potrebbe diventare determinante. La linea dem, ribadita durante la prima assemblea congiunta dei deputati e senatori, è che il partito guidato da Maurizio Martina si siede al tavolo delle trattative solo se il metodo per l'individuazione dei nomi da eleggere è condiviso e non si tratta di scelte fatte ed imposte da altri.
Per questo, lo stesso Martina e Lorenzo Guerini hanno preso parte al vertice, ma il Pd non andrà in soccorso di nessuno: il che vuol dire che i dem, conferma Matteo Orfini, "non voteranno Romani" al Senato, né Fico alla Camera, non per pregiudizi sui nomi dei candidati, ma perché figli di un metodo sbagliato. E in serata è tornato a farsi sentire Matteo Renzi, che osserva: "Mi pare che nel Pd siamo tutti d'accordo sullo stare all'opposizione. Hanno vinto loro, tocca a loro. Noi saremo seri e faremo un'opposizione intelligente. Ma tocca a loro fare proposte per le cariche istituzionali, tocca a loro fare il Governo.
Il segretario reggente, Martina, al termine del vertice proposto da Di Maio, osserva: "Il gioco dei veti e dei contro veti ha bloccato tutto ancora una volta e non per colpa del Pd. Pensavamo ci fosse un salto di qualità, uno scatto di responsabilità che purtroppo non c'è stato".
Ma i 5 stelle si difendono e motivano la loro posizione: "Ci hanno chiesto di legittimare Berlusconi che non ha avuto la legittimazione del popolo italiano e non puoòporre come condizione l'incontro con Di Maio", afferma Danilo Toninelli, che aggiunge: "Il centrodestra è una coalizione che ha un leader e noi parliamo con lui: non siamo disponibili ad un Nazareno bis. Oggi eravamo disposti a rinunciare a due vice presidenze, stasera poteva trasformarsi in un grande successo ma purtroppo non è stato così".
Insomma, Forza Italia e M5s scaricano il 'barile' della responsabilità del fallimento della trattativa l'uno sull'altro e il Pd si prepara a votare scheda bianca. Nelle prime votazioni, dove sia alla Camera che al Senato il quorum richiesto è molto alto, anche Forza Italia, così come le altre forze di centrodestra, dovrebbero optare per la scheda bianca.