Matteo Renzi è determinato ad andare avanti e non molla di un millimetro nella battaglia sulla prescrizione. E avverte: se gli alleati di governo presenteranno il 'lodo Conte bis' sotto forma di emendamento al Milleproroghe o attraverso un decreto, Italia viva voterà contro. E se porranno la fiducia su uno dei due provvedimenti, allora i renziani presenteranno al Senato una mozione di sfiducia nei confronti del Guardasigilli Alfonso Bonafede.
Per tutta la giornata si susseguono gli avvertimenti dei renziani al governo, che non è mai stato così in bilico dal giorno della sua nascita. Minacce che vengono rispedite al mittente da Pd e M5s: Renzi vuole sfiduciare Bonafede? Sappia che sarebbe una sfiducia a tutto l'esecutivo. La maggioranza è ai ferri corti, con Italia viva da una parte e l'asse composto da dem, pentastellati e Leu dall'altra e, ad ora, non si intravede via d'uscita: stando alle dichiarazioni ufficiali, infatti, nessuno dei 'duellanti' sembra voler cedere e fare retromarcia.
Il 'senatore di Scandicci' ha riunito in serata i suoi, ma la linea è già decisa: "Noi non molliamo nemmeno di un centimetro", fa trapelare Renzi. "Dicono che io mi fermo per aspettare le nomine. Si vede che non mi conoscono", aggiunge. Poi, su Facebook, ribadisce: "Per giorni hanno detto che Italia viva avrebbe mollato e che mi sarei venduto per due poltrone. Non si molla! Se davvero presenteranno un decreto o un emendamento sulla prescrizione noi voteremo contro. Si tengano le loro poltrone, noi ci teniamo i nostri valori. Sui diritti dei cittadini non si fanno pasticci da azzeccagarbugli. A testa alta".
E sempre fonti Iv mettono in chiaro: "Se ci sarà la richiesta di un voto di fiducia sul Governo, Italia viva rilancerà sulla mozione di sfiducia a Bonafede", da presentare al Senato, dove i numeri potrebbero mettere a rischio la tenuta della maggioranza. Replicano a muso duro i 5 stelle: "Sfiduciare il ministro Bonafede significa sfiduciare l'intero Governo", taglia corto il capogruppo Davide Crippa, che invita Italia viva "ad assumersi le sue responsabilità, invece di continuare a minacciare e provocare, e dica se vuole uscire dalla maggioranza".
Il capo politico, Vito Crimi, chiede senza giri di parole: "Iv vuole la crisi? Lo dica chiaramente". Ancor più netto il capo delegazione dem, Dario Franceschini: "Se un partito di maggioranza minaccia di sfiduciare un ministro, sta minacciando di sfiduciare l'intero governo". Ribatte il renziano Giachetti: "Se un partito di governo presenta sfiducia individuale ad un ministro è sfiducia a tutto il governo. Se 3 partiti al governo votano una norma su cui il quarto è contrario è tutto normale. Il solco dei nuovi progressisti".
Toni concilianti arrivano da Leu: "Credo che sulla prescrizione sia arrivato il momento di fare un passo avanti. Mi pare che questo lodo possa rappresentarlo", osserva Nicola Fratoianni. Per il momento il premier Giuseppe Conte si tiene fuori dalla disputa, impegnato nel primo tavolo tematico sull'Agenda 2023. Ma è al presidente del Consiglio che guardano i renziani per trovare una via d'uscita: "Noi non vogliamo far cadere il governo, vogliamo contribuire a risolvere i problemi. Si blocchi tutto, si ragioni insieme su una soluzione, questa è nelle mani di Conte", dice la capo delegazione Iv, Teresa Bellanova.
È a Conte che guardano anche i dem, viene spiegato, per tentare di riportare a più miti consigli i renziani. Ma nel Pd c'è anche chi osserva che la situazione ormai è "giunta al limite" e le "continue minacce e i distinguo" dell'ex segretario dem "non consentono di riprendere in mano le redini e andare avanti" nell'azione di governo. Intanto, resta in stand by l'emendamento del governo che avrebbe dovuto essere presentato oggi al decreto Milleprorghe per mettere nero su bianco l'accordo raggiunto senza i renziani sul cosiddetto lodo Conte bis.
L'emendamento, per evitare il rischio inammissibilità, dovrebbe contenere anche una sospensione temporanea dell'efficacia della riforma Bonafede sulla prescrizione, rinviandola di almeno un mese. I tecnici stanno studiando modalità e forma, per evitare la mannaia delle ammissibilità. Uno stallo che, di conseguenza, blocca anche i lavori sul decreto, in scadenza a fine mese e che, al suo interno, contiene anche altri nodi ancora da sciogliere (Autostrade, sugar e plastic tax, per citarne alcuni).
Da Iv, però, non arriva nessuna apertura: non vengono ritirati nè gli emendamenti Annibali sulla prescrizione, né tantomeno quelli sulle concessioni autostradali, altro tema caldo appunto su cui la maggioranza rischia una nuova spaccatura. E sarà anche alla luce del clima incandescente, che viene rinviato il Cdm sulla riforma del processo penale. La riunione del Consiglio dei ministri si terrà, salvo nuovi cambi di programma, giovedì pomeriggio.