Nonostante il Guardasigilli Alfonso Bonafede si chiami fuori dalle trattative ("non ne sono a conoscenza"), va avanti la mediazione nella maggioranza per cercare un'intesa sulla prescrizione. Ma, al momento, un accordo appare ancora lontano.
Pd e Leu, che tentanto di gettare acqua sul fuoco stigmatizzando le "prove muscolari", ritengono che un punto di caduta possa essere il cosiddetto 'lodo Conte bis', ovvero la sospensione della prescrizione solo in caso di sentenza di condanna confermata in appello. Una soluzione che, però, non viene ritenuta sufficiente per i renziani, impegnati per l'intera giornata in un duro scontro con i 5 stelle.
E anche tra i dem c'è chi la ritiene una proposta "debole". Per Iv l'unica strada percorribile e "accettabile" è un rinvio, ovvero la sospensione della riforma almeno per un anno, in attesa che si vari la più complessiva riforma del processo penale. Gli alleati guardano al ruolo di mediatore del premier, che oggi ha incontrato a palazzo Chigi il vicesegretario Pd, Andrea Orlando. I due però, viene spiegato, non avrebbero affrontato il nodo giustizia.
Le minacce di Italia viva non sembrano scalfire i pentastellati
Fatto sta che dell'annunciato nuovo vertice ad oggi non c'è traccia e la prescrizione continua a dividere la maggioranza, con Italia viva che torna a minacciare: i nostri voti sono decisivi al Senato. Minacce che, stando alla ressa di dichiarazioni, sembrano non scalfire i pentastellati, che tengono il punto e anzi contrattaccano: "Noi siamo decisi ad andare avanti, non abbiamo timori nè paure", premette il ministro Federico D'Incà.
Quanto a "Renzi, dovrebbe decidere cosa vuole fare da grande, se vuole stare in questa maggioranza". Anche se poi, sembra aprire uno spiraglio sullo stop della prescrizione dopo il primo grado di giudizio, come prevede la legge entrata in vigore lo scorso 1 gennaio: "Adesso è così, in questo momento c'è". Parole che fanno intravedere nei dem un'apertura a una mediazione.
Ma i renziani non mollano la presa: "Vorrei ricordare a Federico D'Incà che se Renzi smette di stare in maggioranza, lui smette di fare il ministro. Il che non è necessariamente un dramma per l'Italia", replica a muso duro il coordinatore Ettore Rosato. Tranchant il viceministro pentastellato Stefano Buffagni: "Italia viva? Non mi occupo di calcio minore".
In mattinata è stato lo stesso Bonafede a mettere in chiaro di non voler retrocedere, annunciando che, al massimo tra dieci giorni, porterà in Consiglio dei ministri il disegno di legge sul processo penale e "lì ognuno si assumerà le sue responsabilità".
Quanto a Italia viva, "si comporta come fosse all'opposizione", con testi che sembrano scritti "da Salvini o Berlusconi". Insomma, per Bonafede "lavorare vuol dire sedersi a un tavolo e scrivere le norme, non vuol dire urlare dalla mattina alla sera, sfiorando spesso il tono della minaccia". Tra i due litiganti prova a incunearsi il Pd, che spinge per il rinvio (anche se il tema al momento non è preso in considerazione da M5s): "Se si fa il rinvio siamo i più contenti del mondo perchè un rinvio ci darebbe modo di affrontare con più calma la riforma del processo penale", afferma Orlando.
Il problema non sono i numeri, ma una spaccatura nella maggioranza
Dal Pd, tuttavia, si spiega anche che, qualora il 'lodo bis' non dovesse vedere la luce, non è escluso che si possa riprendere in mano la proposta di legge targata dem, presentata in commissione Giustizia alla Camera ma poi rimasta lì in stand by. Di certo il tempo stringe: ci sono infatti sia gli emendamenti Iv al Milleproroghe, il cosiddetto 'lodo Annibali' da votare - la maggioranza sta procedendo a singhiozzo proprio per prendere tempo ma il decreto va convertito entro fine mese - ma anche la proposta di legge Costa, tornata in commissione e che riapproderà in Aula il 24 febbraio, con i renziani pronti a votare assieme al centrodestra.
Alla Camera i numeri non preoccupano, ma certo si avrebbe una spaccatura della maggioranza. La vera questione riguarda il Senato: Forza Italia potrebbe presentare proprio a palazzo Madama un testo che ricalchi la posizione di Italia viva ora contenuta nei due emendamenti al Milleproroghe, intervenendo anche sul tema delle intercettazioni.
"E lì le maglie sono più larghe", spiegano fonti azzurre. Al di là della battaglia sulla giustizia, è al Senato, dove i numeri della maggioranza sono risicati, che si stanno concentrando le manovre centriste per stabilizzare la legislatura. La prossima settimana - spiegano fonti ben informate - potrebbe nascere un gruppo di cosiddetti 'responsabilì con l'obiettivo di puntellare il governo Conte e preparare il terreno per una nuova area moderata.