Giovedì si capirà qual è lo stato di salute della maggioranza. Perché alle 9 di sera a palazzo Chigi si terrà il vertice di governo sulla giustizia ed è in programma l'assemblea congiunta dei gruppi del Movimento 5 stelle. Sono tanti i dossier sul tavolo del governo - dalla concessioni autostradali al Milleproroghe - ma i primi nodi da sciogliere riguardano innanzitutto la riforma della prescrizione e la tenuta dei pentastellati.
"Il Pd è sceso a compromessi, ora tocca al Movimento 5 stelle", dice in serata Nicola Zingaretti che nei giorni scorsi ha visto il vice segretario Andrea Orlando. Contatti ci sono stati anche tra i dem e il fronte renziano. "Dal vertice ci aspettiamo passi in avanti" affinché arrivino norme chiare sulla durata ragionevole dei processi, spiegano dal Pd.
Un'assunzione di responsabilità
Il primo risultato potrebbe arrivare da un'assunzione di responsabilità, spiega una fonte dem, da parte del premier Conte. Il presidente del Consiglio nelle scorse settimane aveva detto che la riforma della prescrizione "non è affatto un obbrobrio" ma nelle ultime ore - spiega sempre la stessa fonte - sarebbero arrivati segnali di apertura da palazzo Chigi. Insomma il "primo passo avanti" potrebbe essere la decisione del premier di avocare a sè il dossier. Con il Pd che eviterà di sicuro di accodarsi alla battaglia dell'azzurro Costa (domani scadono gli emendamenti alla Pdl che di fatto stoppa la riforma Bonafede) e potrebbe aspettare - di fronte ad una promessa del premier - una soluzione ad hoc.
Sullo sfondo restano altre questioni da affrontare. Tra queste il tema della legge elettorale. Con il Pd che è deciso a presentare un testo sul proporzionale al 5% ("È il minimo", ha detto il segretario dem) in attesa della decisione della Consulta che arriverà il 15 gennaio. Tuttavia è molto probabile che i nodi sul tavolo possano essere sciolti dopo le elezioni in Emilia Romagna, anche se il capo delegazione Pd Dario Franceschini sottolinea che "non è vero che si rinvia tutto".
Perfino il voto su Salvini riguardo al caso della nave Gregoretti potrebbe slittare. E così i fari sono puntati soprattutto sui numeri della maggioranza. Perché è vero che chi in questi giorni ha abbandonato il Movimento continuerà a votare per il governo, ma è altrettanto vero che la Lega continua a pressare i malpancisti. "Ha contattato quasi tutti i senatori del Movimento del centro-sud", riferisce chi è stato avvicinato.
Martedì c'è stato un nuovo addio a M5s: si tratta del siciliano Cappellani che si è lamentato per "il pugno di ferro" ("Rabbrividisco", ha detto) e per la direzione di marcia intrapresa dai vertici: "Ci siamo imborghesiti, siamo finiti in una spirale di autoreferenzialità", ha detto. Per essere poi attaccato dal senatore Morra ("È come lo smemorato di Collegno") che ha ricordato come il deputato abbia smesso di versare "perché ha dimenticato la password".
Una decina di M5s a rischio espulsione
È il caso dei rimborsi ad agitare i pentastellati e ad aprire nuove faglie nel Movimento. Una decina - ovvero quelli che non hanno versato nel 2019 - sono a rischio espulsione, ma i tempi dei provvedimenti potrebbero essere allungati, proprio per impedire altri abbandoni. A rischiare sono in tanti (tra questi i deputati Acunzo, Aprile, Frate, Romano, Vallascas, i senatori Anastasi, Bogo Deledda, Ciampolillo, Di Marzio, Di Micco, Giarrusso ma sono in arretrato anche i pentastellati Colletti, D'Ippolito, Galizia, Siragusa, Garruti, Lorefice) ma le sanzioni "saranno commisurati alla gravità della violazione".
"L'85% e' in regola", ha fatto sapere il collegio dei probiviri che si è riunito oggi. Sotto la lente sono finiti 47 parlamentari (il 15%) ma per una parte di questi 'inadempienti' sono in arrivo dei richiami o delle sospensioni. Dall'apertura del procedimento secondo statuto ci saranno dieci giorni per presentare le controdeduzioni ma l'iter per decretare le espulsioni potrebbe essere più lungo.
Fioramonti lavora al suo partito
Intanto proseguono le critiche dei fuoriusciti. Gli ex Rospi e Fioramonti lamentano "un deficit di democrazia e trasparenza", con quest'ultimo che sta accelerando sulla costituzione del nuovo soggetto politico. L'ex ministro dell'Istruzione in questi giorni sarebbe stato contattato da altri malpancisti. Il numero di chi potrebbe aderire ad 'Eco' potrebbe quindi crescere anche se Fioramonti dovrebbe avviare l'operazione dopo il voto in Emilia.
Inoltre giovedì all'assemblea congiunta un gruppo di dissidenti del Senato dovrebbe presentare un documento politico per chiedere maggiore collegialità nelle decisioni sulla linea politica, la costituzione di un comitato di garanti a cui far gestire la piattaforma Rousseau e una revisione del metodo delle rendicontazioni. Giovedì quindi la tensione in M5s potrebbe salire, ma allo stesso tempo la preoccupazione per quello che sta succedendo in Libia e lo scontro tra Usa e Iran potrebbero frenare ulteriori frane. E magari portare i cosiddetti 'responsabili' in FI ad uscire allo scoperto per stabilizzare la legislatura.