Mentre “Il governo litiga sugli arresti” come titola l’apertura di prima pagina il Corriere della Sera e s’ode tintinnar di manette (“Legnati a Legnano”, la Repubblica) e il vicepremier Di Maio, oggi di turno con un’intervista su Il Fatto Quotidiano, avverte che “se queste indagini salgono più in alto è un problema serio” e la politica italiana s’avvita in una spirale in cui è difficile ritrovare il bandolo della matassa della sua azione, c’è – sotto sotto – un “caso Italia” che sta diventando contagioso e dal quale l’Europa vorrebbe tenersi a debita distanza. Un allarme.
Lo evidenzia la Repubblica, sotto la testatina “Achtung Italia”, in cui si può leggere che, mentre nel nostro Paese succede quel che succede, “Ora l’Europa ci processa e prepara la stangata” perché non disponibile a farsi trascinare nel baratro dei conti: “Non pagheremo per voi” l’avviso.
Cosa significa? Significa che i principali Paesi della Ue accusano il governo gialloverde di spingere “deliberatamente” il debito e di conseguenza “monta la pressione delle capitali perché il 5 giugno, il giorno del giudizio con le raccomandazioni Ue, la Commissione europea apra una procedura sul debito italiano neutralizzando una volta per tutte Salvini e Di Maio con il risultato, però, di limitare per anni la sovranità in politica economica del Paese, a prescindere da chi lo governerà” scrive il quotidiano in una corrispondenza da Bruxelles. Così va in scena in Europa l’ennesimo processo all’Italia.
Anche Il Giornale (“Si muove Mattarella”, il titolo principale) scrive che non è affatto un mistero che il capo dello Stato “guardi con apprensione alla prossima legge di Bilancio, il cui destino è strettamente legato non solo allo stato di salute del governo, ma anche alla fiducia dei mercati nel sistema Italia”. Ed è proprio in questo quadro che oggi è più che mai decisivo che “le oscillazioni dello spread restino legate a una campagna elettorale che - per quanto accesa - è comunque destinata a chiudersi con il voto del 26 maggio, senza trasformarsi in un dato strutturale”. Limitare il più possibile i danni, questa la mission di Mattarella, che vede “troppe tensioni e incertezze” soprattutto per gli “strappi” verso l’Unione Europea.
Sui quali insiste Kramp-Karrenbauer, presidente della Cdu dal dicembre 2018 nell’intervista a la Repubblica: “La Lega ci preoccupa, la Germania sarà vigile”: “Devo essere sincera. La situazione italiana, vista da fuori, è difficile da comprendere. C’è questa insolita alleanza di governo tra populisti di destra e di sinistra. E siamo preoccupati che l’anti-europeismo stia crescendo, anche sotto forma del sostegno alla Lega. Ci preoccupa poi che potenze come la Russia e la Cina, che non hanno certamente alcun interesse a un’Europa forte e stabile, stiano cercando di aumentare la loro influenza in Italia. Gli sviluppi in Italia — uno dei Paesi fondatori della Ue e uno dei Paesi più grandi e più potenti in Europa — ci costringono e costringono la Germania ad essere molto vigili. Anche se alla fine sono i cittadini che decidono.”
“Con lo spread però non si scherza”, sottolinea invece il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti, che segnala anche come “l’uno-due arriva sull’asse Tel Aviv-Bruxelles”. “Prima tocca al governatore della Banca d’Italia puntare il dito sullo spread, che - dice da Israele - è ‘sopra 270 punti base’, più ‘del doppio del livello di inizio 2018, prima delle elezioni politiche’. Una situazione, spiega Ignazio Visco, che ‘espone l’Italia alla volatilità del mercato finanziario» e che ‘inizia a pesare sui tassi dei prestiti a famiglie e imprese’. Poi è il ministro dell’Economia a prendere le distanze da Salvini. ‘Gli obiettivi sono quelli del Def e li ha approvati anche lui’, spiega Giovanni Tria parlando a margine dell’Eurogruppo, assicurando ai partner europei che l’idea di sforare i parametri Ue non è sul tavolo”.
Chi parla apertamente di “allarme sul caso Italia” è Il Sole 24 Ore. Perché, sui rischi indicati da Visco sia sul peso del debito che sugli effetti dello spread sui prestiti bancari a famiglie e imprese, è pure possibile che all’indomani del voto tutto torni alla normalità – questo è l’auspicio del Colle – “ma intanto torna il timore che dopo il 26 maggio si apra un ‘caso Roma’ in Europa. Che non potrà non coinvolgerlo. E del resto le dichiarazioni del ministro delle Finanze austriaco – ‘non pagheremo il debito italiano’ – vanno in questa direzione”, analizza il quotidiano di Confindustria.
Dall’Europa all’Italia. La Stampa di Torino mette l’accento sul fatto che per lo spread il “governo isola Salvini” e sottolinea le preoccupazioni e i timori del Quirinale per il fatto che “troppa demagogia allontana chi investe”. “Mattarella ha un osservatorio privilegiato” si può leggere. “È in costante contatto col presidente della Bce, Mario Draghi; ha la consuetudine di vedersi ogni quindici giorni con il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco; nel suo studio vengono regolarmente consultati ex ministri dell’Economia e personalità importanti del mondo finanziario. Da tutti, il presidente riceve gli stessi input: nessun rischio di default, o perlomeno non ancora, per fortuna. Tuttavia nei prossimi mesi diventerà sempre più complicato rifinanziare un debito pubblico che travalica i 2mila 300 miliardi di euro”.
Così prosegue la cronaca nella versione cartacea del quotidiano: “La Banca centrale europea ha smesso di acquistare i nostri titoli pubblici e, con la fine del ‘quantitative easing’, si limita a rinnovare quelli di cui è già in possesso. Da tempo gli investitori internazionali risultano in calo, rappresentano solo un terzo del totale, e ultimamente si colgono segnali di disaffezione pure sul versante interno. In altre parole, non c’è più la corsa degli italiani a investire in Btp. Come se non bastasse, a fine anno gli istituti di credito dovranno restituire i finanziamenti agevolati europei cosiddetti Tltro”. A questo proposito le banche si accingono a vendere un’ingente massa di titoli pubblici, accumulata proprio in previsione di questa scadenza, “ed è escluso che gli acquirenti si mettano in coda” le preoccupazioni del Colle.
Sotto la testatina “Chi scherza con il fuoco”, La Stampa parla anche di “Pericolo di una crisi finanziaria” alla quale per altro il nostro Paese vi è andato vicino almeno in due occasioni, nel 1992 e nel 2011. E “delle conseguenze si è trovato facile dar la colpa alle misure dolorose adottate dai governi che riuscirono a invertire la rotta, oscurando le responsabilità dei governi precedenti che avevano condotto sull’orlo del baratro”.
Il punto, semmai, è che dopo la fiammata dell’autunno scorso, come ha spiegato ieri il governatore della Banca d’Italia, “ottenere credito dalle banche è diventato più difficile” e così, incerte sull’immediato futuro, “le imprese hanno ridotto gli investimenti”. Perché, pur se alla breve recessione di fine 2018 è seguito un recupero, “non c’è garanzia che prosegua”. Ed è “il pericolo maggiore in un quadro internazionale non buono”. Tanto più che “uno scontro tariffario portato all’estremo fra Stati Uniti e Cina, rischioso per entrambi i contendenti, precipiterebbe nella recessione l’intera economia globale. In questa evenienza l’Italia, con la sua mole di debito, risulterebbe uno dei Paesi più fragili” conclude l’analisi la testata sabauda.