Un’opera lirica dagli atti infiniti, sulla scia della grande tradizione italiana e ispirandosi ai vari Rossini, Puccini e Verdi. Così Politico ha provato a trasfigurare, in maniera inusuale, quello che sta accadendo in Italia tra i vari partiti politici, usciti vincitori dalle elezioni del 4 marzo, e il Quirinale. Ci sono il tenore Salvini, il soprano Di Maio e il basso baritono, interpretato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Ma l’elenco dei personaggi sul libretto è molto più ampio è comprende anche Giuseppe Conte, Paolo Savona, Carlo Cottarelli, Silvio Berlusconi e Matteo Renzi. Unico attore non protagonista, bocciato prima che potesse avere una sua voce, è Antonio Tajani.
I primi atti
L’opera che ha un titolo molto evocativo, “Italy in Chaos”, è ambientata in una città senza nome all’alba del 3 marzo del 2018, la vigilia di quella tempesta che si sarebbe abbattuta sul nostro paese alla chiusura delle urne. Ci sono baci e abbracci tra i leader. La campagna è finita e “i partiti populisti sono felici dopo aver passato gli ultimi mesi a ribadire le loro promesse, anch’esse populiste”. Poi le scene si susseguono con alcune immagini che provano a riassumere i risultati delle elezioni: dai coltelli affondati nelle schiene di Berlusconi e Renzi, da parte dell’elettorato italiano, a Salvini e Di Maio portati invece in trionfo.
Le arie
E poi ci sono gli assoli che sono riservati ai protagonisti che stanno calcando il palcoscenico instabile della politica italiana. Il primo a provare a conquistare la platea è il leader della Lega, con un’aria trionfale che suona, più o meno, così:
“Ora i miei sogni populisti sono quasi tutti realizzati.
Mi hanno chiamato razzista, mi hanno chiamato fasullo,
ecco perché mi sono nascosto, nascosto dietro il povero e vecchio Berlusconi.
E quegli sciocchi a 5 stelle potranno ora aiutarmi a governare la nazione,
Aspettate solo che io mi occupi dei migranti!”
La seconda voce che si erge, profonda e istituzionale, è quella di Sergio Mattarella, scontento dei litigi tra i leader e della scarsa considerazione verso la sua figura:
“Hanno suggerito che non hai poteri
Hanno suggerito che sei solo una figura di rappresentanza
ma ora per i populisti è evidente,
non si scherza con il Presidente”.
C’è dell’ironia, certo, ma anche un intelligente modo di inquadrare i rapporti di forza a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi. Tra strategie politiche, retroscena, chat presunte e poi smentite e dichiarazioni ufficiali alla nazione.
La comparsa di Conte e Cottarelli
Negli atti successivi sono i dialoghi a prendere il centro della scena. Ed è la volta di Giuseppe Conte che fa il suo debutto con un sottile stratagemma: viene scelto dal pubblico. È un volontario, secondo la ricostruzione teatrale di Politico, scelto tra la folla che assiste alla rappresentazione. La persona adatta ad attuare quello che i leader politici hanno sottoscritto. Un modo forse per abbattere quella che nel mondo dell’arte è chiamata “quarta parete” adattandola però alle questioni politiche.
La metafora di un muro che, in passato, divideva il mondo politico italiano dagli elettori in maniera netta e che oggi, invece, sembra scomparso in favore di una mescolanza confusa. L’accusa per Conte, ribadita più volte nel testo, è quella di essere solo un semplice “puppet”. Un burattino.
È la comparsa di un incappucciato e ammantellato Paola Savona, invece, a dare il via al combattimento per la sopravvivenza di un accordo destinato a sfumare.
Da una parte Mattarella e dall’altra Salvini, aiutato da Di Maio, che si sfidano a colpi di minacce: “Assaltiamo il palazzo!”. “Chiamo i tecnici!”. L’opera, ancora incompleta, si chiude con la comparsa di Carlo Cottarelli, chiamato a gran voce dallo stesso Mattarella. I due autori, Jacopo Barigazzi e Paul Dallison, ancora con un pizzico di sarcasmo, chiudono con una profezia che sa di minaccia: “To be continued (for months, maybe years)”. Il teatro della politica italiana è destinato a continuare, per mesi. Forse per anni.