Ogni tanto i due forni tornano a sfornare pane. Accade con una certa regolarità, per la verità, da quando Giulio Andreotti - al quale si devono molte frasi entrate nel modo di parlare (e di agire) della politica italiana - coniò l'espressione negli anni '60.
Ora è il forzista Antonio Tajani a citare la politica dei due forni puntando il dito contro i grilini rei, a suo dire, di ammiccare un po' al Pd e un po' alla Lega. Esattamente come faceva la Democrazia Cristiana con socialisti e missini. E da parte sua al vicepresidente della commissione Ue ha fatto eco Gianni Cuperlo per il quale le proposte di Di Maio “assomigliano molto all’antica filosofia dei due forni.
Ma cosa diavolo sono questi due forni?
Va chiarito, come scrive la Treccani, che l'espressione è recente, e non è in sé e per sé cristallizzata, in quanto nella pubblicistica politica ricorrono anche riferimenti concorrenti ai due forni o alla teoria dei due forni. Giulio Andreotti, quando si ritrovò a commentare, a distanza di anni, la fase storico-politica degli anni Sessanta, caratterizzata dalla centralità della Dc, scrisse che egli fu artefice dell'idea che in quel momento il suo partito, per acquistare il pane (cioè fare la politica più congeniale ai propri interessi alleandosi con altre forze), dovesse servirsi di uno dei due forni che aveva a disposizione, a seconda delle opportunità: il forno di sinistra (socialisti), il forno di destra (liberali, eventualmente anche i missini).
Va precisato che politici e media tirano in ballo i "due forni" (nelle varianti suddette) anche in relazione a situazioni diverse da quelle originariamente designate, sotto metafora, da Giulio Andreotti. In sostanza, però, quando si parla dei "due forni" a proposito del comportamento politico di qualcuno (singolo o forza politica), si intende in realtà ingentilire eufemisticamente un atteggiamento trasformistico, opportunistico.
Andreotti, ricorda Repubblica, in un’intervista spiegò di avere inventato i “due forni” durante la crisi politica che portò alle elezioni anticipate del 1987. Ma altri giornalisti e storici fanno risalire l’idea, il concetto, alla fine degli anni '50, ai primi anni '60, quelli dell’avvento del centrosinistra. Quando Andreotti incarnava la destra della Dc e i due fornai erano il Partito socialista italiano di Pietro Nenni e il Partito liberale italiano di Giovanni Malagodi. E all’occorrenza anche gli esponenti del Movimento sociale italiano.
La teoria, comunque, Andreotti la mise in atto con il suo governo del 1972, dove, dopo la fine del centrosinistra, tornarono al governo i liberali assenti dal 1962. Un esecutivo che strizzava anche l’occhio ai missini di Almirante cresciuti alla politiche. Alla fine degli anni '70, dopo l’assassinio di Aldo Moro, il quadro era completamente mutato: a offrire pane alla Dc c’erano sempre i socialisti, ma di Bettino Craxi, e i comunisti di Enrico Berlinguer, sempre con l’obiettivo di salvaguardare la centralità della Dc.
Forni recenti
Di recente sono stati anche Silvio Berlusconi e Matteo Renzi ad andare alla ricerca di pane da chi lo offriva a minor prezzo e di miglior qualità. Il primo stringeva alleanze con Matteo Salvini e nello stesso tempo studiava un futuro governo con il Pd. Il secondo stringeva con Berlusconi il Patto del Nazareno per fare le riforme, mentre attingeva ai voti degli uomini di Angelino Alfano per tenere in piedi il govertno.