Una lista forte, unitaria e aperta per le elezioni europee: Nicola Zingaretti lo ripete ad ogni occasione. "Dobbiamo aprirci e allargarci, aggregare forze culturali, economiche e sociali per dare l'idea che c'è un'Europa da rifondare", ribadisce in una intervista a ‘Il Messaggero’, tornando poi sul tema del simbolo Pd che, a poche settimane dalla sua discesa in campo come candidato segretario, attirò polemiche e distinguo: "Non è un dogma", risponde il governatore del Lazio, "ma questo, poi, lo decideremo. Dobbiamo ripartire dal Pd come promotore di una lista ampia...".
Parole che danno benzina al confronto, in un congresso che non sembra decollare. E poco importa che, solo quattro giorni fa in occasione dell'inaugurazione del suo comitato, Zingaretti avesse risposto a una domanda sul tema spiegando che "non si tratta di nascondere il simbolo del Pd, ma di rigenerarlo".
Una "lista aperta"
Martina, ad esempio, interpreta le parole di Zingaretti come un via libera all'ipotesi di archiviare il simbolo del partito: "Io mi candido alla guida del Pd perché penso che non ci possa essere alternativa a Lega e Cinque Stelle senza questa comunità", spiega l'ex segretario Pd, di nuovo in campo per la segreteria. "Per le europee, che coincideranno tra l’altro anche con il voto in tanti comuni, dobbiamo promuovere una lista aperta che si rivolga ai tanti democratici e riformisti che vogliono battersi per la nuova Europa. Per me non si tratta di rinunciare al simbolo Pd ma di concorrere a una proposta più larga".
Più tardi, forse a parziale correzione, Martina aggiunge: "Il punto non è rinunciarvi ma metterlo al servizio insieme ad altri per una grande battaglia per la nuova Europa contro i nazionalpopulisti di casa nostra”.
Un nuovo Fronte Repubblicano?
In questo senso, Martina guarda a Calenda il quale, a sua volta, aveva promosso il manifesto del Fronte Repubblicano: "So che Carlo Calenda insieme a tanti altri sta lavorando a un Manifesto di progetto e guardo con molto interesse a questo sforzo. Aspettiamo di conoscerne i contenuti, ma è di certo una prospettiva interessante”.
Per il 31enne Dario Corallo, candidato segretario che ha infiammato l'ultima assemblea con un duro atto d'accusa alla classe dirigente del partito, si tratta dell'ennesima trovata per mascherare il fallimento del progetto: "Ora pare che il problema del Partito Democratico sia il simbolo".
"Pur di mascherare il proprio fallimento sono disposti a nascondere lo smantellamento del Partito dietro il cambio del nome o del simbolo", sottolinea Corallo. "Questa è l’ennesima trovata di un gruppo dirigente che non riesce neanche a comprendere quale sia il vero problema e che, convinto di non aver fatto nulla di sbagliato, cerca di scaricare le responsabilità su altro. Il tutto senza chiedere alcun parere agli iscritti".
Chi plaude a Zingaretti è il deputato Pd Roberto Morassut che considera "importante e coraggiosa" le parole del governatore: "Zingaretti immagina una lista aperta alle europee anche con un simbolo diverso dal Pd. Il processo di rilancio 'democratico' non può eludere il tema della denominazione e dell’immagine di un nuovo soggetto politico che deve costituirsi, a partire dal congresso attuale del Pd, come un soggetto largo ed elastico, capace di 'muoversi' in una dimensione politica e comunicativa del tutto diversa da quella dei tradizionali partiti. In questo senso una lista aperta e con spiccate caratteristiche civiche è un primo passo visibile per rifondare tutto il Pd nella direzione di in grande movimento democratico popolare e non populista: i Democratici". "Zingaretti si muove nella direzione giusta e col passo giusto", conclude.