Il voto di domenica ha restituito un Partito Democratico centrale nello scacchiere politico, nel campo del centrosinistra e soprattutto tra le forze di maggioranza. Nella notte elettorale, mentre gli schermi snocciolano le prime proiezioni sul voto in Emilia Romagna e Calabria, Nicola Zingaretti si affaccia all'ingresso del Nazareno e lancia un messaggio inequivocabile agli alleati del M5s: "Si sta tornando a un sistema bipolare su due grandi campi che si contendono la leadership", quello del centrosinistra e quello del centrodestra.
"Il M5s sta avendo una discussione e io mi auguro che si prenda atto di questo nuovo schema", aggiunge. E, perché non rimangano dubbi, il leader dem dice ancora: "Il Pd è il pilastro fondamentale - e non vogliamo essere da soli - di un campo di forze che vede nella Lega una forza estremista". Non si tratta di rimescolare e carte nel governo o redistribuire ruoli e funzioni, non solo almeno: si tratta soprattutto di mettere in campo una agenda "coerente" per avviare la Fase 2 del governo.
Una Fase 2 in cui il Pd continuerà ad essere responsabile ma - avverte Zingaretti - "responsabile non vuol dire subalterno". L'attuazione del programma di governo va avanti, certo, ma il Pd ha messo sul tavolo anche il Piano per l'Italia, prodotto durante il conclave di Contigliano e che prevede passaggi sugli investimenti green, la riforma fiscale a cui sta già lavorando il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, la riforma per estendere l'obbligo scolastico.
Una doppia preoccupazione
Quindi, alla base delle parole di Zingaretti, spiegano fonti parlamentari Pd, c'è la doppia preoccupazione di fare crescere il consenso attorno al suo partito, anche rimanendo al governo, e una eventuale 'exit strategy' se le cose dovessero mettersi male. Il risultato in Calabria ed Emilia Romagna ha confermato al segretario che se il governo "fa cose", il valore del Pd a livello elettorale cresce. Ma se la dinamica torna ad essere quella della corsa a piantare bandierine e dello scontro permanente fra alleati, il rischio è quello di ritrovarsi indeboliti e di buttare a mare quanto di buono fatto finora. Una preoccupazione, questa, che sembra condivisa anche dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: "Non dobbiamo più indulgere in smarcamenti, in rivendicazione di spazi politici, non possiamo piu' permetterci di piantare bandierine. La gente ci chiede buone pratiche di governo".
In questo secondo caso, si ragiona ancora tra i dem, difficile immaginare una 'strategia suicida', con un Pd che continua in perfetta solitudine a prendersi solo gli oneri senza gli onori del suo ruolo in maggioranza.
Al momento, però, la sola preoccupazione di Zingaretti è quella di fare tesoro della vittoria in Emilia Romagna rivendicando il ruolo centrale del Pd nel governo e nel campo largo di centrosinistra a cui lui aspira.
Alleanze "più larghe possibili"
"Dobbiamo puntare ad alleanze le più larghe possibili, rivolgendoci alle forze di maggioranza, ma anche alle forze civiche", scandisce Zingaretti rinnovando implicitamente l'invito al M5s. "Con i Cinque Stelle massima collaborazione, il progetto di alleanze va avanti", conferma un esponente dem di primo piano. Ma in questo quadro, un ruolo fondamentale dovranno averlo i territori: l'esperienza delle Sardine, a cui Zingaretti riserva un "immenso grazie", ha insegnato che in Piazza e tra la gente bisogna starci. Ed è per questo che il segretario parla di un partito "unito, unitario, ma non settario". Insomma, capace di mobilitare i cittadini sui temi a loro più cari.
Il primo passo è stato il ritorno dei circoli come luoghi di confronto ed elaborazione. Ma dal voto è emerso il dato di una cronica debolezza nei piccoli comuni. Per questo Zingaretti ha intenzione di tenere un appuntamento pubblico con sindaci e amministratori locali di questi comuni.
Tutto questo, mentre si cercano le date 'buone' per il congresso: "Nessun retroscena", risponde Zingaretti a chi gli chiede se il tema del congresso sia tramontato dopo il voto di ieri: "Stiamo cercando le date migliori per il Congresso, se prima o dopo il referendum". Il clima all'interno del partito appare, al momento, positivo.
Lo dimostra anche un comunicato del leader di Base Riformista, Lorenzo Guerini, che ringraziando Stefano Bonaccini, non manca di sottolineare l'importanza della ritrovata unità interna: "I risultati dell'Emilia Romagna premiano innanzitutto il buon governo di Bonaccini. Ma dicono anche di una grande affermazione del Pd: merito del nostro radicamento in quella regione, della forza dei nostri candidati, ma anche dell'unità del partito a livello nazionale".