Si avvia alla conclusione la prima fase del congresso del Partito democratico: dopo il voto degli iscritti nei circoli dem e le Convenzioni provinciali, è la volta della Convenzione nazionale, in cui si annunceranno i tre candidati che accederanno alla seconda fase, quella che porterà alle primarie del 3 marzo.
Le votazioni nei circoli hanno stabilito i rapporti di forza tra i candidati, e in questo caso hanno certificato che tutti e tre - Nicola Zingaretti, Maurizio Martina e Roberto Giachetti - hanno un sostegno superiore al 5%, percentuale che permette di accedere alle primarie.
In concomitanza con il voto dei circoli, si sono svolte le convenzioni provinciali, che in base ai rapporti di forza delle mozioni provincia per provincia hanno designato i 1.000 delegati che rappresenteranno i tre candidati alla Convenzione nazionale.
Ad aprire la giornata il presidente Matteo Orfini seguito dall'intervento dello stesso Dal Moro, poi i capigruppo Pd Graziano Delrio, Andrea Marcucci e Patrizia Toia. A seguire una tavola rotonda tra Frans Timmermans, candidato dei Socialisti europei alla presidenza della Commissione Ue ed Enrico Giovannini fondatore e portavoce di Asvis (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile) e gli interventi dei 3 candidati ammessi alle primarie e infine gli interventi di un rappresentante per ogni mozione che ha partecipato alla Convenzione.
Quanti hanno votato nei circoli Pd
Secondo il Pd ha votato nei circoli "oltre il 50% delle persone che avevano diritto". "In condizioni molto diverse, con risorse economiche che garantivano un'organizzazione differente, senza scissioni e con il Pd al governo," ricorda il presidente della Commissione Congresso Gianni Dal Moro, "i dati dell'ultimo congresso avevano portato a votare il 59% degli aventi diritto"
"Sono stati coinvolti circa 6.500 circoli che hanno svolto oltre 5.500 votazioni nei seggi, dimostrando un grandissimo impegno da parte di tutti", aggiunge senza, tuttavia, nascondere alcune difficoltà: "La struttura del partito ha funzionato molto bene nonostante il carico di lavoro fosse davvero impegnativo e le risorse siano davvero ridotte al lumicino. Per la prima volta abbiamo visto sfidarsi 6 candidati alla segreteria nazionale e per la prima volta abbiamo affrontato un congresso senza i soldi del finanziamento pubblico. Questo si è tradotto in uno sforzo senza precedenti per tutte le federazioni, per i circoli ma anche a livello nazionale dove i dipendenti sono soggetti ad un regime di cassa integrazione".
Secondo Dal Moro - che ne ha parlato anche all'organo ufficiale del Pd, Democratica - una delle sfide che attende chiunque arriverà a ricoprire il ruolo di segretario sarà quello di ripensare completamente il modello di partito del futuro che non può più avere solo a che vedere con i modelli che abbiamo ereditato dal dopoguerra ad oggi: "Ora c'è il mito della democrazia diretta ma questa non può sostituire, e anzi si deve conciliare con la rappresentanza sui territori e delle diverse comunità dei militanti e degli elettori. Tenere insieme un modello di rappresentanza militante con le sfide delle nuove tecnologie è una delle sfide che ci attendono".
Le primarie del Pd
Una volta ufficializzati i tre candidati, si entrerà nel vivo dell'organizzazione delle primarie del 3 marzo che vedranno coinvolti più di 7.000 seggi su tutto il territorio nazionale gestiti dai volontari. Potranno votare tutti quelli che si riconoscono nel progetto del Pd e non solo gli iscritti.
A differenza di quello che comunemente si pensa, il 3 marzo non si elegge il segretario ma 1.000 delegati che costituiranno, insieme ai segretari regionali, l'Assemblea nazionale. E' proprio questa che, una volta formata, avrà il compito di votare il nuovo segretario. "Nel caso in cui nessuno dei candidati dovesse raggiungere il 50% dei consensi, durante l'Assemblea, che molto probabilmente si riunirà il 9 marzo, ci sarà un ballottaggio fra i due che hanno raggiunto più voti", conclude Dal Moro.