La politica italiana deve spesso passare attraverso Scilla e Cariddi e questo fine settimana è una di queste occasioni. Da domenica tutti i leader politici si affolleranno in Sicilia, dove tra sette giorni si voterà: sarà questo il primo scoglio per il seguito della legislatura, per il Pd e Matteo Renzi, per il M5s e anche per i rapporti di forza nel centrodestra.
"Lo ius soli è un impegno solenne"
Quale sarà il secondo scoglio attraverso cui dovrà passare tutta la politica italiana lo ha indicato Marco Minniti: salendo sul palco della assemblea programmatica dem, il ministro dell’Interno ha affermato con nettezza che lo ius soli (che poi molto probabilmente sarà uno ius culturae) è un impegno solenne del suo partito per questa legislatura. In una giornata passata da Pd e governo a ricucire dopo gli strappi degli ultimi due giorni, si cerca di ricompattare una maggioranza che fatica a nascondere le proprie incrinature.
Ed è soprattutto il rapporto tra Pd e governo a farne le spese, lo si è visto con l’assenza dei ministri renziani dalla riunione di governo in cui Paolo Gentiloni ha confermato Ignazio Visco alla guida di Bankitalia. E allora il messaggio del sabato napoletano del Pd, più che dai contenuti dell’assemblea programmatica, viene dalle foto e i video da famiglia felice organizzati e diffusi dai dem. Renzi si abbraccia sorridente con tutti i ministri, con il premier. Nessun dissidio, nessuna frizione. Resta qualche ‘noi’ e ‘voi’ di troppo quando si parla di partito e governo, ma il tentativo di ricucire lo strappo è palese.
La debacle del Pd è dietro l'angolo
Il timore che il gran rifiuto di Pietro Grasso apra la porta a una slavina di voti è evidente. Ma domenica 5 novembre, quando si chiuderanno le urne in Sicilia, il rischio che la tregua raggiunta a Napoli, sigillata da Renzi, Gentiloni, Orlando e Franceschini, sia fragile è molto alto. Tutti hanno letto i sondaggi che danno il candidato di centrodestra e quello di Grillo testa a testa, solo terzo quello del Pd. La débacle è dietro l’angolo e la vittoria di Musumeci o di Cancelleri potrebbe essere una delle gocce che fanno traboccare il vaso di un partito in cui i mugugni verso il segretario sono sempre più alti e frequenti. La tentazione di imbrigliarlo e depotenziarlo, fino a confinarlo nel ruolo ‘solo’ di leader di partito e non più di candidato premier è molto forte.
Lo scoglio finale della legislatura
L’altro scoglio del finale di legislatura sarà lo ius soli, che verrà chiesto dal Pd, senza grande entusiasmo del suo segretario e mediando con Ap, ma sarà osteggiato dalle destre. La classica bandiera da sventolare in campagna elettorale. Addirittura alcuni osservatori lo indicano come il possibile casus belli, cioè il provvedimento su cui il governo potrebbe cadere, facendo felici molti: chi vuole votare il prima possibile e non vuole attendere più nemmeno una settimana, chi sul fronte del sì vuole proclamarsi campione della sinistra davanti alla concorrenza di Mdp, chi sul fronte del no vuole fare il pieno dei voti a destra. Vittima prima di questo clima è il presidente del Consiglio, strattonato nelle liti tra Pd ed esecutivo, spinto a scelte per le quali viene criticato dal suo stesso partito. Il Capo dello Stato ha da tempo aperto il suo ombrello per proteggerlo, alla vigilia di un esame della manovra finanziaria che non ha convinto appieno Bruxelles. Ma è indubbio che quella passata per Gentiloni è stata una delle settimane più difficili. Nonostante tutti i sorrisi gli abbracci e le photo opportunity.