A Roma non si è ancora spenta del tutto l'eco delle polemiche che seguirono la decisione della sindaca pentastellata Virginia Raggi di ritirare la candidatura della Capitale per i Giochi del 2024. Anche per questo è stata accolta con una certa sorpresa la benedizione di Beppe Grillo a una nuova edizione delle Olimpiadi Invernali da tenersi, nel 2026, nell'altro capoluogo di Regione a guida Cinque stelle: Torino. C'è chi, come il Giornale, parla di "giravolta". In realtà la mossa del comico genovese ha una logica politica piuttosto evidente, soprattutto all'indomani del successo del Movimento alle elezioni politiche. Ovvero, dimostrare che il no di Roma aveva motivazioni specifiche e non era da inquadrare in un generale atteggiamento "pauperista" e contrario allo sviluppo, come accusa il centrodestra. Le dichiarazioni di Grillo - che in passato aveva criticato con durezza gli sprechi dell'edizione 2006 - sono molto esplicite a tale riguardo.
Dobbiamo provare a ideare un'Olimpiade diversa, un'Olimpiade sostenibile. Non possiamo perdere l'opportunità di dimostrare che il Movimento sa raccogliere le sfide e provare a gestire cose complicate
Parole che il "garante" del Movimento ha pronunciato in collegamento telefonico con un centinaio di attivisti che stavano dibattendo sull'opportunità di firmare la manifestazione d'interesse al Comitato Olimpico Internazionale, spiega la Gazzetta. "La Camera di Commercio ha presentato ieri un dossier di pre-fattibilità sul quale fanno quadrato le forze economiche. E le forze politiche, dal Pd a Forza Italia, si sono da tempo schierate a favore", scrive il quotidiano sportivo, sottolineando come fino a questo momento la sindaca Chiara Appendino si era mantenuta assai cauta, affermando solo ieri che "non esiste alcun dossier della Città di Torino per la candidatura". Una cautela che, col senno di poi, sembra legata alla mancanza di una linea ufficiale. Che ora Grillo ha dettato.
Un assist per Di Maio
Un partito che abbia ambizioni di governare, è l'evidente ragionamento, deve mostrare non solo di non essere contrario ai grandi eventi ma di essere in grado di gestirli, seppure con la propria personale filosofia. L'apertura di Grillo sembra quindi un ulteriore messaggio agli investitori perché non abbiano paura di un eventuale governo Di Maio. Un modo, insomma, per rafforzare il profilo "governista" del Movimento (ma, da questo punto di vista, l'industria italiana ha già dimostrato di non guardare con timore al nuovo scenario politico). Non solo: una delle critiche più sonore che sono state riservate finora al partito è il non aver dimostrato, per via dell'inesperienza della propria classe dirigente, una sufficiente perizia amministrativa. Per questo il Movimento, nelle parole di Grillo, "non può perdere questa opportunità".
Perché Raggi disse no
Non finisce qui. L'endorsement di Grillo per Torino 2026 non è solo un assist per Di Maio ma anche per Virginia Raggi. Se a Roma 2024 fu detto no - è il messaggio che vuole essere lanciato - non fu per il timore di non riuscire a gestire una manifestazione così complessa, né per contrarietà preconcetta, bensì per ragioni legate allo specifico contesto capitolino. "È da irresponsabili dire di sì a questa candidatura delle Olimpiadi, non vogliamo colate di cemento sulla città", si giustificò la sindaca nel settembre 2016. "Le Olimpiadi sarebbero un affare per i costruttori. La mia valutazione è che queste Olimpiadi non siano sostenibili dal punto di vista economico. Non ci servono altre cattedrali nel deserto", disse Raggi, citando i casi di Amburgo, Madrid e Boston. A Torino, invece, le infrastrutture ci sono già.