“Finalmente arriva un momento di riflessione, dopo la batosta elettorale del 2018. Per la prima volta si prende atto della necessità di un cambiamento profondo”. In un’intervista a Il Fatto Quotidiano, Achille Occhetto, l’ultimo segretario comunista che nell’89 sciolse il Pci per poi fondare il Pds, manda al Pd un messaggio e un consiglio insieme: “A Zingaretti dico: il cambiamento non può avvenire nel chiuso di un congresso, altrimenti verrà stritolato nella solita dinamica dello scontro di potere tra correnti”.
Secondo Occhetto, infatti è quantomeno necessario convocare un congresso “per promuovere una costituente della sinistra che chiami a raccolta tutte le forze democratiche” in quanto “non ci si può limitare all’ennesimo cambio di nome o all’ingegneria organizzativa” ma è “necessario un coinvolgimento di tutte le energie sociali e intellettuali – penso ai giovani che si battono per l’ambiente, ai sindacati, alle Sardine – che mal sopportano la deriva di destra”.
In una parola, si tratta di dar vita ad “una costituente aperta” che “faccia incontrare tutti i democratici in un luogo del futuro in cui le radici non vengono mutilate, ma possano germogliare su un terreno bonificato dalle fusioni a freddo di centri di potere”. E il motivo principale della necessità di questo metodo di procedere, è che c’è “una sinistra sommersa che cerca rappresentanza”.
Poi Occhetto puntualizza: “ Io non sono entrato nel Pd perché era una fusione a freddo. Poi abbiamo avuto altre scissioni a freddo”. Quanto alle soluzioni possibili, l’ex segretario del Pci dice che “non ho una ricetta”, ma sollecita a “non avere paura di muoversi verso orizzonti inediti”. E chiude così: “È perfino una banalità dire che bisogna ritrovare il dialogo con la gente, purtroppo però è vero”.