Ancora stallo nel governo sulle nomine Consob e Rai. Non sono bastati due vertici per trovare un'intesa tra M5s e Lega su chi occuperà la poltrona di presidente dell'autorità indipendente di vigilanza dopo le dimissioni di Daniele Nava arrivate a metà settembre. La nomina è su proposta della presidenza del Consiglio ma non c'e' ancora un accordo politico tra i due partiti. Al vaglio di Matteo Salvini e di Luigi di Maio ci sarebbe una rosa di quattro o cinque nomi, stando a quanto viene riferito da fonti governative, tra cui due 'bocconiani': Marcello Minenna, sostenuto da M5s, e Alberto Dell'Acqua, sponsorizzato dai leghisti. Il nodo sarebbe stato rinviato alla prossima settimana.
Ancora nessun accordo anche sui nomi dei direttori delle reti Rai. Dopo la nomina dei direttori dei Tg, lo schema di massima dovrebbe prevedere che sia la Lega ad indicare la guida delle reti laddove il M5s ha 'ottenuto' la testata giornalistica e viceversa. Secondo questo schema ai 'lumbard' spetterebbero il direttore di Rai Uno e Rai Tre; Rai Due ai pentastellati. Il nodo rimane la direzione di Rai Uno sulla quale Matteo Salvini, viene riferito, "avrebbe le idee chiare" e vorrebbe "chiudere entro la fine della settimana" ma la sua proposta non avrebbe incontrato il favore dell'alleato di governo e dell'ad Fabrizio Salini. Al momento, quindi sarebbe tutto rinviato. Secondo fonti parlamentari la prima data utile potrebbe essere il 20 novembre, data in cui sarebbe previsto un consiglio dei ministri che potrebbe dare il libera dell'intero pacchetto di nomine.
Polemiche sull’Articolo 21
Intanto rispetto ma anche critiche per la Rai da parte dell'Usigrai e della Fnsi per la decisione dell'azienda di non aderire domani all'iniziativa che la stessa Fnsi con la Fieg ha deciso di attuare in difesa della libertà di stampa pubblicando in tutta Italia sui quotidiani in edicola il testo dell'articolo 21 della Costituzione italiana, quello che tutela il diritto l'informazione come diritto. La Rai non è associata Fieg, ma secondo Fnsi e Usigrai poiché concessionaria di Servizio Pubblico le hanno chiesto di aderire con la divulgazione dell’art. 21.
"Per motivazioni che noi non condividiamo, la Rai ha deciso di non partecipare all’iniziativa - dice una nota del sindacato interno e nazionale dei giornalisti - rispettiamo la scelta dei vertici aziendali ma in rappresentanza e tutela di tutti i giornalisti procederemo con un videocomunicato, in onda domani nelle principali edizioni, alla lettura di uno dei fondamentali diritti di tutti i cittadini: di informare e di essere informati liberamente".
“Dopo gli interventi del presidente della Repubblica Mattarella sulla libertà di stampa è ancora più grave che il servizio pubblico Rai non promuova domani l'Articolo 21 della Costituzione come gli altri editori". È il commento su twitter del deputato del Partito democratico Michele Anzaldi, segretario della commissione di Vigilanza Rai.
La replica della Rai
È vero che la Rai, come gli altri maggiori broadcaster, non aderisce alla Fieg e quindi non può essere direttamente parte delle campagne da questa promosse, ma è anche vero che "ciò non significa non sostenere il diritto all’indipendenza e alla libertà di stampa che anzi la Rai pratica ogni giorno con le proprie testate, su tutti i canali e su tutte le piattaforme, garantendo totale libertà di espressione ai propri giornalisti". Questa invece la replica dell'azienda di viale Mazzini.
"Anche le recenti iniziative lanciate dalla Fnsi” si legge nella nota della Rai “hanno avuto ampia diffusione in tutte le edizioni dei telegiornali e dei giornali radio. La Rai è sempre in prima linea con le sue giornaliste e con i suoi giornalisti, con i suoi corrispondenti e con le sue sedi regionali e coglie l’occasione per stigmatizzare, ancora una volta, gli atti intimidatori che hanno colpito diversi nostri cronisti e da ultimo il giornalista di Report Federico Ruffo a cui, proprio oggi, è stata espressa la dovuta solidarietà dell’intera azienda e dei suoi vertici".