AGI - Si sono stemperati i toni nel centrodestra dopo le fibrillazioni nei giorni scorsi tra la Lega e Forza Italia sui temi legati alla difesa europea e alla politica estera. Frutto, dicono fonti parlamentari della coalizione, anche dell'invito, tramite messaggi, della premier Giorgia Meloni che agli alleati ha chiesto di evitare di alimentare tensioni in una fase così delicata.
Rapporti con Antonio Tajani
I rapporti con il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, "sono splendidi", ha detto Matteo Salvini, rivendicando allo stesso tempo di avere tutto il diritto di poter telefonare al vicepresidente americano Vance: "Faccio il mio lavoro - ha detto il segretario della Lega - sarebbe sorprendente che qualcuno contestasse il fatto che faccio il ministro dei Trasporti e parlo di investimenti sull'Alta velocità negli Usa".
Concentrazione sulle partite in gioco
Il leader azzurro ieri aveva 'respinto' la tesi - rilanciata dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon - di "essere in difficoltà". Il responsabile della Farnesina, così come tutto il governo, è concentrato sulle partite in gioco, a cominciare da quella sui dazi e ha accolto come un ottimo segnale il viaggio del Commissario Sefcovic negli Stati Uniti. Il governo è saldo, ripetono all'unisono nella coalizione, ma il tentativo in atto è quello di cercare una maggiore compattezza, "in questo momento non abbiamo bisogno di canti e controcanti e non abbiamo bisogno di slogan", ha osservato il leader di Noi moderati Maurizio Lupi.
Unità sulle candidature alle Regionali
A livello parlamentare la maggioranza ha sempre votato insieme risoluzioni e provvedimenti alle Camere, ma l'unità andrà ricercata anche sulle candidature alle Regionali. Nel centrodestra si è convenuto di tenere il primo tavolo sulle prossime elezioni quando terminerà il congresso della Lega, nei primi giorni di aprile. "Anche per evitare - dice un 'big' FdI - che possano esserci strumentalizzazioni o toni da campagna elettorale".
Possibile slittamento delle elezioni in Veneto
Ma i nodi andranno sciolti, a partire dalla data delle urne in Veneto. Oggi Matteo Piantedosi ha di fatto aperto alla possibilità di uno slittamento all'anno prossimo. Rilanciando che tecnicamente un rinvio è possibile, perché una legge veneta prevede il voto in primavera. "È una ipotesi realistica ma è rimessa all'autonomia della Regione - ha detto il titolare dell'Interno - poi ci sarà un confronto con il sistema nazionale ma l'autonomia regionale prevede una finestra in questo senso, come già avvenuto in passato".
Scelta politica
La scelta insomma sarà politica ma nulla osta che il governatore possa ancora rimanere in sella, presenziando così - come ha più volte chiesto lo stesso Salvini - all'inaugurazione delle Olimpiadi di Milano-Cortina. In realtà, FI e Fdi hanno sempre sostenuto che le elezioni in Veneto debbano tenersi in autunno, insieme a Campania, Marche, Puglia, Toscana, Valle d'Aosta. "Sarebbe - insorge un 'big' FdI della Regione - una forzatura andare oltre, non si capisce perché il Veneto, la cui legislatura precedente causa Covid è durata di più, debba differenziarsi dalle altre".
Apertura sullo slittamento del voto
Oltre che in FdI, anche tra gli 'azzurri' non ci si aspettava, secondo quanto riferiscono fonti parlamentari, un'apertura sullo slittamento del voto in Veneto. Per allineare le elezioni alle altre regioni, servirebbe - questa la linea del Viminale - una legge nazionale ad hoc del governo, anche se c'è chi obietta che di norma si dovrebbe andare al voto dopo cinque anni dalla data precedente. "Le elezioni regionali si tengono ogni cinque anni. Punto. Non lo dice il Partito Democratico, lo dice la legge", sostiene il Pd.
Forze dell'opposizione
A insorgere sono tutte le forze dell'opposizione e anche nel centrodestra si fa notare che in questo modo si posticiperebbero anche le elezioni nel comune di Venezia, perché è previsto l'abbinamento. In ogni caso il partito di Via Bellerio 'promuove' la prospettiva indicata dal responsabile degli Interni. La Lega si prepara al congresso di Firenze per rilanciare (sabato ci sarà un'iniziativa alla quale parteciperanno i 'governatori' Attilio Fontana, Luca Zaia e Massimiliano Fedriga, oltre allo stesso Salvini) il tema dell'autonomia.
Nodi aperti nel centrodestra
E uno dei nodi aperti nel centrodestra è proprio il voto in Veneto, con Fdi che con il suo 37% alle Politiche nei mesi scorsi ha rivendicato il diritto di avere un proprio candidato, ponendo - al pari di FI - uno stop al tema del superamento del doppio mandato. I 'boatos' di Montecitorio non escludono un'intesa tra FdI e la Lega su un nome condiviso (con conseguente accordo sulla composizione del Consiglio regionale) ma un eventuale slittamento del voto in Veneto permetterebbe - ragiona una fonte leghista - alla premier Meloni di tenere la coalizione unita e di rinviare un problema che potrebbe avere conseguenze a livello nazionale.
Udienza davanti alla Corte costituzionale
Tra l'altro, a pochi giorni dal congresso della Lega, fissato per il 5 e 6 aprile, si celebrerà (è prevista per il 9 aprile) l'udienza davanti alla Corte costituzionale sulla legge della Campania approvata a novembre dal consiglio regionale che consente a Vincenzo De Luca di ricandidarsi per la terza volta alle Regionali, previste nel prossimo autunno, oltre il limite dei due mandati fissato da una legge nazionale. Nella Lega si era pensato di riformare la legge 165/2004 che non inserisce direttamente un limite di due mandati, ma piuttosto l'obbligo per le regioni di inserire tale limite nella legge elettorale. Ma si attenderà la Consulta.
Tavolo nazionale
E ora nel centrodestra si aspetterà dunque il tavolo nazionale anche per cominciare a sondare sulle candidature delle altre regioni. FdI punta alla riconferma di Francesco Acquaroli nelle Marche, ma sul tavolo c'è anche l'incognita Campania (c'è l'ipotesi Edmondo Cirielli, dopo l'uscita di scena dell'europarlamentare 'azzurro' Fulvio Martusciello), Toscana e Puglia. E non si esclude che alla fine si possa pescare tra i 'tecnici'.