AGI - L'appuntamento cerchiato in rosso nell'agenda della premier Giorgia Meloni è quello di giovedì, lo sguardo è rivolto alla riunione dei 'volenterosi' convocata da Emmanuel Macron a Parigi sull'Ucraina (e che ha fatto posticipare il prossimo Cdm che si terrà lunedì 31 marzo). La linea del governo, illustrata in più occasioni, è che un via libera dell'Italia potrebbe arrivare solo nel caso si formasse una forza di interposizione sotto l'egida dell'Onu, ma si tratta, riflette anche una fonte dell'esecutivo, di discorsi prematuri, considerando che non c'è una vera iniziativa dell'Europa per un tavolo per la pace e che le 'carte' le sta dando gli Stati Uniti che sta cercando la sponda della Russia. Insomma, la riflessione - osserva la stessa fonte - è che vertici di questo tipo rischiano di essere delle iniziative infruttuose e a uso interno.
Dibattito italiano
La premier attende di capire come evolveranno le trattative portate avanti da Donald Trump e non interviene nel dibattito italiano che si è innescato soprattutto tra la Lega e FI. Oggi Antonio Tajani ha inviato due 'messaggi'. Il primo alla segretaria Elly Schlein secondo la quale il governo non sta più in piedi. "Le opposizioni stiano tranquille, il governo andrà avanti. Poverini... Si illudono". Il secondo in risposta al leghista Claudio Durigon secondo il quale il ministro degli Esteri è in difficoltà: "Non è vero, giudicheranno gli elettori".
Linea di Forza Italia
Il leader forzista, intervenendo ad una iniziativa del partito sull'Europa (voluta da Marina Berlusconi, ha rivelato l'europarlamentare Letizia Moratti), ha tracciato la linea: "Un partito quaquaraquà parla e dice senza studiare e riflettere, sono i partiti populisti. Chi strilla conta poco e comanda poco. Noi preferiamo lavorare e non strillare". Ed ancora: "A volte ci attaccano anche aspramente, non ragioniam di loro ma guarda e passa. Pensavano che ci saremmo sciolti come neve al sole, di poter saccheggiare i nostri pascoli ma abbiamo difeso le nostre pecorelle".
- Matteo Salvini e Antonio Tajani
"FI non creerà mai problema alla coalizione", la premessa del responsabile della Farnesina. Ma nel centrodestra, al netto della compattezza in Parlamento quando si tratta di votare provvedimenti e risoluzioni, l'agitazione cresce.
Tensioni nel centrodestra
Se nel partito azzurro si rimarca come sull'Unione europea e sull'Ucraina l'asse tra Meloni e Tajani sia fortissimo, nella Lega c'è chi ritiene che se Forza Italia non avesse avuto un ministro degli Esteri nel governo si sarebbe comportata allo stesso modo del partito di via Bellerio. "Noi - afferma un 'big' leghista - vogliamo che l'Europa cambi marcia, esprimiamo forti perplessità per come si sta muovendo Bruxelles, la Lega è più libera di esprimersi rispetto ai nostri alleati".
Dubbi su von der Leyen
In realtà, sotto traccia i dubbi per come si sta muovendo la presidente della Commissione von der Leyen si insinuano sempre di più anche in Fdi, ma solo perché - osserva una fonte parlamentare del partito di via dello Scrofa - l'obiettivo resta quello di promuovere la pace in Ucraina e di seguire su ogni dossier l'interesse nazionale, senza mettere in difficoltà il governo. "Alla Lega che dice che Meloni non ha deleghe in Europa si potrebbe obiettare come le deleghe ai ministri le dà proprio il presidente del Consiglio", osserva, per esempio, un dirigente di primo piano di Fratelli d'Italia.
Fibrillazioni nella coalizione
Certo, c'è il congresso della Lega alle porte, ma le fibrillazioni continue, anche se ritenute prive di conseguenze nell'esecutivo, hanno creato tensione nella coalizione. "L'Europa funzionerebbe meglio se tornasse alla cara vecchia Cee", argomenta ad esempio Claudio Borghi che è intervenuto alla scuola politica del Carroccio per dire nuovamente no all'esercito europeo. "Per fortuna che la Lega ha tenuto sempre i rapporti con i repubblicani così possono esserci telefonate come quella tra Salvini e il vicepresidente americano Vance nell'interesse dell'Italia", osserva il senatore leghista.
Crepe interne alla maggioranza
Le diverse sensibilità nel centrodestra danno adito alle forze che non sostengono l'esecutivo di vedere delle crepe interne alla maggioranza. Ma la tesi viene respinta dal centrodestra che si scaglia piuttosto con chi - lo ha fatto l'ex presidente della Camera, Fausto Bertinotti - ha detto che alla premier avrebbe tirato un libro quando ha parlato nell'Aula di Montecitorio del manifesto di Ventotene. Scatenando l'ira di Fdi.
Botta e risposta via social
Da segnalare anche il botta e risposta via social tra il presidente M5s Giuseppe Conte e il responsabile della Difesa Guido Crosetto. Il primo ha accusato il ministro di aver diffamato il Movimento, il secondo ha replicato di aver semplicemente detto che l'approccio grillino dell'uno vale uno ha contribuito alla distruzione delle istituzioni italiane.