AGI - Caos alla Camera dei deputati. Aula più volte sospesa e alla fine seduta rinviata a dopo il question time. A far scoppiare la miccia è la premier Giorgia Meloni che, nel concludere le repliche sulle comunicazioni rese in vista del Consiglio europeo di domani e dopodomani, cita alcuni passaggi estrapolati dal Manifesto di Ventotene, chiosando "non so se questa è la vostra Europa ma certamente non è la mia". Le opposizioni insorgono, gridano "vergogna" e invocano una presa di posizione del presidente Lorenzo Fontana, che fatica a ripristinare l'ordine nell'emiciclo, tanto da essere costretto a sospendere la seduta.
Ma la tensione non si placa e alla ripresa dei lavori è ancora scontro, intervengono esponenti delle forze di minoranza, i toni si alzano, l'Aula è ingestibile. Poi il clima sembra rasserenarsi, e dopo le parole durissime pronunciate da Marco Grimaldi di Avs ("Meloni chieda scusa"), Federico Fornaro del Pd che si commuove ("Non è accettabile fare la caricatura degli uomini protagonisti del Manifesto di Ventotene. Lei, presidente Meloni, siede in questo Parlamento anche grazie a loro. Noi siamo qui grazie a quei visionari di Ventotene che erano confinati politici. Si inginocchi di fronte a questi uomini e queste donne, non insulti la loro memoria") e del pentastellato Alfonso Colucci ("Non c'è spazio in quest'Aula per il fascismo"), con nuovi scontri nell'emiciclo, prende la parola il capogruppo di Azione Matteo Richetti.
Ma quando pronuncia la parola "fascismo" la destra esplode e il caos riprende il sopravvento. Raccontano che a scatenare la nuova ondata di proteste siano state le parole pronunciate dal capogruppo di FdI, Galeazzo Bignami, che avrebbe allargato le braccia dicendo "e basta con sto fascismo...", accompagnate da alcuni "fuori, fuori" e "vergogna" provenienti dai banchi della maggioranza. La situazione diventa rovente. Fontana non può far altro che sospendere nuovamente la seduta e convocare una riunione informale dei capigruppo. E' alla terza carica dello Stato che le opposizioni, come fatto già prima in Aula e a più riprese, chiedono di intervenire e prendere le distanze da quanto detto dalla premier.
Fontana lo fa, pur stigmatizzando i toni utilizzati nell'emiciclo. Le parole del presidente della Camera sono nette: "Chiedo a tutti di mantenere toni consoni e adeguati all'Aula della Camera e questo anche per onorare la memoria di chi ha messo in gioco la propria vita per assicurare i principi della libertà e di espressione da parte di tutti". E ancora: "Chi ha combattuto per la nostra libertà merita il nostro plauso e merita anche che noi abbiamo rispetto per quest'Aula, quindi vi chiedo in nome di quella libertà e democrazia di considerare l'Aula in maniera sacra". Applausi nell'emiciclo. Intanto la presidente del Consiglio, impegnata nella tradizionale colazione al Quirinale che anticipa i Consigli europei, posta sui suoi canali social il video in cui parla in Aula di Ventotene con la scritta "giudicate voi".
E' quindi necessario fare un passo indietro: Meloni sta concludendo in Aula le repliche. Sfodera stilettate ai 5 stelle ("francamente non ho tempo per la vostra lotta nel fango") ma anche al Pd, di cui sottolinea le "contraddizioni" spiegando di voler attendere il successivo intervento della segretaria Elly Schlein per capire qual è la linea dei dem.
A questo punto Meloni si avvia a concludere: "Sono sempre contenta e ho grande rispetto per la partecipazione e le manifestazioni. Nella manifestazione di sabato" - dice riferendosi alla manifestazione che si è svolta a piazza del Popolo sabato scorso - "e in quest'Aula è stato più volte richiamato il Manifesto di Ventotene, io spero che queste persone non abbiano mai letto il manifesto di Ventotene perché l'alternativa sarebbe francamente spaventosa. Cito alcuni passi salienti: 'La rivoluzione europea dovrà essere socialista'. 'La proprietà privata deve essere abolita'. 'La politica democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria'. 'Attraverso questa dittatura del partito si forma il nuovo stato e attorno a esso la nuova democrazia'... Ecco, non so se questa è la vostra Europa ma certamente non è la mia". Da qui in poi regna il caos.
La premier esce dall'Aula e si dirige nelle stanze riservate al governo, con lei i ministri Crosetto, Giorgetti e Tajani, oltre al sottosegretario Mantovano (nessuna critica dagli alleati, viene sottolineato da fonti del governo). Nel frattempo Fontana riunisce informalmente i capigruppo per tentare di superare il momento critico. Ma è in Transatlantico che si respirano gli 'umori' sia del centrodestra che delle opposizioni. Le seconde restano sul piede di guerra, pretendono le scuse di Meloni e una presa di posizione del presidente Fontana.
Nella maggioranza FdI fa quadrato attorno alla premier ma la decisione di leggere alcuni passaggi del testo di Ventotene ha sorpreso gli alleati. Alcuni esponenti della Lega, a microfoni spenti, osservano che "si poteva evitare di spostare la discussione dall'Europa ad una battaglia ideologica". Mentre diversi azzurri spiegano che quella chiosa loro non l'avrebbero fatta. Tajani lascia di corsa la Camera per recarsi al Quirinale per la colazione di lavoro e si limita a dire: "Grande rispetto per tutti, la mia Europa e' quella di De Gasperi, Adenauer e Schuman". L'altro vicepremier, Matteo Salvini, è impegnato a Bruxelles e non interviene nel merito degli scontri. Ma smentisce che l'iniziale assenza dall'Aula dei ministri leghisti (sono arrivati poi Giorgetti e Calderoli) nasconda divisioni: "Polemica inesistente". A farlo notare era stata Italia viva, a cui aveva risposto direttamente Meloni ("la compattezza del governo non è data dalla presenza dei ministri in Aula"). "Pur di coprire le divisioni della destra, le bordate di Salvini, la patriota Meloni è disposta a irridere i padri della Patria e dell'Europa", osserva il dem Peppe Provenzano. "Vogliono cambiare la narrazione di questo Paese", le accuse che provengono dalle fila dell'opposizione