AGI - La Camera, senza sorprese, respinge con 206 voti contrari e 134 a favore la mozione di sfiducia nei confronti della ministra Daniela Santanchè, presentata da M5s, a cui si sono poi aggiunti Pd e Avs (hanno però votato si' anche Iv, Azione e Piu' Europa). La maggioranza compatta salva Santanchè e fa muro a difesa della ministra, sottolineando con gli applausi alcuni passaggi dell'intervento della titolare del Turismo. Non era così scontato l'appoggio ufficiale di FdI, dopo l'incidente dell'intervista (poi ritrattata) in cui Santanchè non era stata certo 'tenera' con il partito. Ma pur rigettando le accuse delle opposizioni, i 'fratellisti' tengono a sottolineare in particolare le parole con cui Santanchè non esclude le dimissioni, legandole all'andamento del processo per frode aggravata nei confronti dell'Inps per la cassa integrazione Covid. Che quello sia il passaggio 'decisivo' lo dice espressamente in Aula, annunciando il voto "convintamente" contrario di FdI, Andrea Pellicini: "Ho molto apprezzato", spiega, che la ministra "se dovesse essere rinviata a giudizio farebbe una seria riflessione e potrebbe anche lasciare e questo le fa onore".
Concetto poi ribadito in una nota del vicepresidente di Fratelli d'Italia alla Camera, Massimo Ruspandini: "Ha giustamente rivendicato gli ottimi risultati ottenuti dal governo in materia di turismo" e "di pretendere che valga anche per lei la presunzione di innocenza". Ma va "anche ringraziata" per aver detto che, "qualora venga malauguratamente rinviata a giudizio per la vicenda Inps, farebbe prevalere il cuore alla ragione e lascerebbe il suo incarico governativo per amore e rispetto di FdI e del presidente del Consiglio". Ed è questa la linea di demarcazione per il governo e soprattutto per la premier e il partito: resta al suo posto solo se non viene rinviata a giudizio per il caso Inps. Ed è quello, del resto, il passaggio dell'intervento che la maggioranza attendeva. Santanchè lo pronuncia, riservando a Giorgia Meloni e al suo partito, "che amo", il tributo atteso. Ma lo fa rivendicando anche che la decisione spetta a lei, una decisione che prenderà "da sola, senza ricatti". "Farò una riflessione perché è giusto che io la faccia, per poter anche valutare le mie dimissioni. Ma lo farò da sola, solo con me stessa, non avrò nessun tipo di pressione, di costrizione o di paventati. ricatti".
Per il resto Santanchè respinge le accuse e va al contrattacco: innanzitutto, spiega, i fatti cui la mozione si riferisce sono "antecedenti il giuramento da ministra". In secondo luogo, "non intendo scappare, mi difenderò al processo". Quindi, nega ci sia un conflitto di interessi, si tratta solo di "competenza". La ministra entra poco nel merito dell'inchiesta ("il mio coinvolgimento nella vicenda si è limitato a decidere a tutela della salvaguardia dei posti di lavoro") ma rigetta con forza l'accusa di avere "le mani sporche di sangue: è una vergogna". Poi lamenta la "gogna mediatica" che equivale a "un ergastolo, un fine pena mai". Ma in questa battaglia "non sono sola, ringrazio i tanti colleghi che sono con me", scandisce. E di fatti, a differenza della discussione generale, i banchi del governo sono pieni (da Tajani a Schillaci e Roccella, da Casellati a Calderoli, Ciriani e Foti, tutti presenti, ad eccezione del vicepremier Salvini). Infine, il passaggio che più ha scatenato le proteste delle opposizioni (e sembra non essere stato gradito nemmeno dalla maggioranza, "avrebbe dovuto evitare, magari volando più basso", è l'opinione di alcuni): "Io sono l'emblema di tutto ciò che detestate, lo rappresento plasticamente, voi non volete combattere la poverta' ma volete combattere la ricchezza... e io per voi sono il male assoluto, sono una donna libera, porto i tacchi da 12 centimetri, ci tengo al mio fisico, amo vestirmi bene, ma non solo: io sono anche quella del Twiga, del Billionaire, che voi tanto criticate, aziende che danno posti di lavoro...".
E qui Santanchè lancia l'affondo (non nuovo, lo aveva già riservato in passato alle forze di minoranza): "Io sono la stessa persona che molte volte anche qualcuno di voi ha chiamato... ma mi fermo qua perché sono una signora". Solo un rapido riferimento anche alla querelle sulle borse: "Sì ho una collezione di borse ma non ho nulla da nascondere". La ministra parla per circa mezz'ora, poi tocca alle opposizioni replicare. Per Pd e M5s lo fanno i leader in persona. "Perche' Meloni mette a rischio il prestigio e l'immagine dell'Italia e delle Istituzioni? Perché lei ricatta la presidente del Consiglio? Forse condividete segreti che imbarazzano la premier?". Oppure Santanche' resta al suo posto perche' "arrivati al potere vi sentite inebriati, una casta intoccabile?", incalza Giuseppe Conte. "Meloni oggi fa finta di non conoscerla, non c'è qui, l'ha scaricata come lei ha scaricato i suoi dipendenti. Ma non riesce a farla dimettere, lei rimane lì incollata a quella poltrona... Il suo operato crea imbarazzo al governo della Repubblica italiana. Mentre lei, ministra, viene qui a difendere le borsette, chi difende gli italiani dalle bollette?", afferma Elly Schlein. "Dico a Giorgia Meloni che questa non è difesa nazionale ma difesa tribale", conclude la leader dem.