AGI - In piedi, in completo blu con cravatta dello stesso colore. Alle spalle l'albero di Natale con le palle che recano incisi gli articoli della Costituzione e quelli della Dichiarazione universale dei diritti umani. E ancora: la riproduzione ottocentesca della Madonna della Seggiola di Raffaello e le immancabili bandiere. Quella italiana, quella europea e quella della Presidenza della Repubblica. Lo sfondo del decimo discorso di fine anno del Presidente Sergio Mattarella è esso stesso un messaggio: un richiamo alla sobrietà, alla compostezza in un tempo segnato da guerre, caos e smarrimento. Soprattutto fra le giovani generazioni, come ha segnalato a più riprese il Capo dello Stato che quest'anno ha scelto la Sala del Lucernario del Quirinale. Anche questa una scelta in cui sembra di poter leggere il richiamo alla luce - che illumina Mattarella dall'alto - e, dunque, alla speranza, concetto che ricorre a più riprese nel discorso.
Speranza, rispetto e pace sono le parole chiave dei 16 minuti e quaranta secondi di intervento del Capo dello Stato. La pace, prima di tutto. Una pace che "mai come adesso grida la sua urgenza". Il Presidente ricorda come, "la barbarie della guerra" non abbia "risparmiato nemmeno il Natale". La conta è drammatica: "Nella notte di Natale si è diffusa la notizia che a Gaza una bambina di pochi giorni è morta assiderata. Nella stessa notte di Natale feroci bombardamenti russi hanno colpito le centrali di energia delle città dell'Ucraina per costringere quella popolazione civile al buio e al gelo. Gli innocenti rapiti da Hamas, e tuttora ostaggi, vivono un secondo inizio di anno in condizioni disumane".
A questo si aggiunge "l'angoscia di tutti per la detenzione di Cecilia Sala. Le siamo vicini in attesa di rivederla al più presto in Italia". Il secondo pilastro è quello della 'speranza' che, per Mattarella, non è una attesa sterile, ma vuol dire rimboccarsi le maniche: "La speranza non può tradursi soltanto in attesa inoperosa. La speranza siamo noi. Il nostro impegno. La nostra libertà. Le nostre scelte". Una speranza che, in questo modo, diventa collettiva. Il Presidente Mattarella cita il Santo Padre ricordando che "la notte di Natale Papa Francesco - cui invio auguri pieni di riconoscenza - ha aperto il Giubileo, facendo risuonare nel mondo il richiamo alla speranza. Quelle di questa sera sono ore di speranza nel futuro, nell'anno che viene. Tocca a noi saperla tradurre in realtà".
Dunque, "cosa significa concretamente coltivare fiducia in un tempo segnato, oltre che dalle guerre, da squilibri, da conflitti?", chiede Mattarella: "Vi è bisogno di riorientare la convivenza, il modo di vivere insieme. In questo periodo sembra che il mondo sia sottoposto a una allarmante forza centrifuga, capace di dividere, di allontanare, di radicalizzare le contrapposizioni. Sono lacerate le pubbliche opinioni. Faglie profonde attraversano le nostre società". Per questo sono preziosi "alcuni esempi di persone che hanno scelto di operare per il bene comune", dai medici di pronto soccorso agli insegnanti, passando per gli imprenditori e per chi "lavora con coscienza e professionalità".
Un riferimento a parte meritano i "tanti giornalisti rischiano la vita per documentare quel che accade nelle sciagurate guerre ai confini dell'Europa, in Medio Oriente e altrove. Spesso pagano a caro prezzo il servizio che rendono alla comunità". È proprio questa "trama di sentimenti, di valori, di tensione ideale", per Mattarella, "quel che tiene assieme le nostre comunità e traduce in realtà quella speranza collettiva che insieme vogliamo costruire". L'appello, dunque, è a impegnarci "per una comune speranza che ci conduca con fiducia verso il futuro".
Il secondo pilastro del discorso di Mattarella è il 'rispetto'. Il Capo dello Stato ne parla in quattro passaggi del discorso riguardanti, rispettivamente, le guerre in corso, il lavoro, le carceri e, più in generale, la convivenza civile. "La pace non significa sottomettersi alla prepotenza di chi aggredisce gli altri paesi con le armi", sottolinea il Presidente con riferimento ai conflitti in corso, "ma la pace del rispetto dei diritti umani, la pace del diritto di ogni popolo alla libertà e alla dignità". Il secondo di questi passaggi è dedicato al lavoro: "Rispetto della vita, della sicurezza di chi lavora. L'ultima tragedia pochi giorni fa, a Calenzano: cinque persone sono morte. Non possono più bastare parole di sdegno: occorre agire, con responsabilità e severità.
Gli incidenti mortali - tutti - si possono e si devono prevenire". Il quarto: rispetto per chi è privato della propria libertà. "Rispetto della dignità di ogni persona, dei suoi diritti. Anche per chi si trova in carcere. L'alto numero di suicidi è indice di condizioni inammissibili", sottolinea il Capo dello Stato per poi aggiungere: "I detenuti devono potere respirare un'aria diversa da quella che li ha condotti alla illegalità e al crimine. Su questo sono impegnati generosi operatori, che meritano di essere sostenuti". Un impegno richiesto dalla stessa Carta Costituzionale: "Abbiamo il dovere di osservare la Costituzione che indica norme imprescindibili sulla detenzione in carcere. Il sovraffollamento vi contrasta e rende inaccettabili anche le condizioni di lavoro del personale penitenziario". È il rispetto, ricorda ancora Mattarella, "il primo passo sulla strada per il dialogo, la collaborazione, la solidarietà, elementi su cui poggia la nostra civiltà". Non è un caso, d'altra parte, che "l'Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani" abbia scelto, "come parola dell'anno, 'rispetto'. Il rispetto verso gli altri rappresenta il primo passo per una società più accogliente, più rassicurante, più capace di umanità".
Un posto centrale nel discorso del capo dello Stato è dedicato ai giovani, così come già accaduto nel messaggio di auguri alle alte cariche dello Stato e alle forze politiche. "I giovani sono la grande risorsa del nostro Paese. Possiamo contare sul loro entusiasmo, sulla loro forza creativa, sulla generosità che manifestano spesso. Abbiamo il dovere di ascoltare il loro disagio, di dare risposte concrete alle loro esigenze, alle loro aspirazioni", premette il Presidente che, tuttavia, sottolinea come "la precarietà e l'incertezza che avvertono le giovani generazioni vanno affrontate con grande impegno anche perché vi risiede una causa rilevante della crisi delle nascite che stiamo vivendo".
Per questa ragione richiede "un'attenzione particolare il fenomeno della violenza. Tocca tutto il mondo, ma diviene ancor più allarmante quando coinvolge i nostri ragazzi. Bullismo, risse, uso di armi. Preoccupante diffondersi del consumo di alcool e di droghe, vecchie e nuove, anche tra i giovanissimi. Comportamenti purtroppo alimentati dal web che propone sovente modelli ispirati alla prepotenza, al successo facile, allo sballo". Nonostante queste ombre, l'auspicio di Mattarella è che si possa lavorare insieme per fare emergere le luci. Che ci sono e che il Capo dello Stato ritrova nel sorriso di Sammy Basso: "Ho incontrato valori e comportamenti positivi e incoraggianti nel volto, nei gesti, nelle testimonianze di tanti nostri concittadini. Li ho letti nelle parole di Sammy Basso che insegnano a vivere una vita piena, oltre ogni difficoltà". Da qui l'appello: "Siamo chiamati a consolidare e sviluppare le ragioni poste dalla Costituzione alla base della comunita' nazionale. È un'impresa che si trasmette da una generazione all'altra. Perché la speranza non può tradursi soltanto in attesa inoperosa. La speranza siamo noi. Il nostro impegno. La nostra libertà... Le nostre scelte".