AGI - La matematica non basta. Questo il messaggio che Giuseppe Conte fa recapitare alla segretaria del Partito Democratico. Un passo indietro, alla serata di martedì. Lo studio è quello di Giovanni Floris, Elly Schlein è seduta davanti a Lucia Annunziata. Si parla di coalizioni e delle nuove intemerate dell'alleato riluttante, Giuseppe Conte, sulla spesa per armamenti, sulla seconda commissione Von der Leyen, sulla sinistra incarnata dal Pd e sul "progressismo autonomo" dei Cinque Stelle. "Siamo testardamente unitari", è il mantra che ripete la leader dem aggiungendo: "È una scelta matematica". Il riferimento è a quanto visto in Emilia-Romagna e Umbria dove la coalizione che vede insieme Pd e M5s ha vinto contro quella di centrodestra. Il governo nazionale, però, è altra cosa. C'è bisogno di sciogliere tutti i nodi sul tavolo. Per Schlein, la chiave è "stare insieme sulle cose che ci uniscono: salute, scuola, lavoro, politiche industriali, clima e diritti. Su questo le opposizioni già si uniscono in parlamento". Non è così per Conte per il quale occorre "elaborare una proposta seria e credibile che abbia una visione e uno sguardo lungo, altrimenti saremo testardamente convinti di andare a Chigi, ma il giorno dopo avremo molte difficoltà, una volta preso possesso di quelle stanze".
I nodi, quindi, a partire dall'Ucraina. I Cinque Stelle, ribadisce l'ex premier, sono contrari a investire 500 miliardi in armamenti, come propone di fare l'Unione Europea. Vorrebbe dire, spiega Conte, "sfiorare la Terza Guerra mondiale". Una posizione che riaccende le tensioni fra i riformisti del Pd e la delegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento Europeo. Ad accendere la miccia è l'eurodeputata dem Pina Picierno per la quale Conte "ha la stessa posizione di Salvini. Evidentemente certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano", sottolinea la dem riferendosi al governo Conte I, quando Lega e M5s sedevano insieme a Palazzo Chigi. "Sull'Ucraina" il M5s "continua a votare come il leader della Lega. In modo differente non solo dal Pd, ma anche da Carola Rakete, che sta in Left e certo non la si può definire una guerrafondaia", conclude Picierno.
Il M5s a Bruxelles risponde via social definendo quelli di Picierno "toni da bar" utilizzati contro Conte. E i Cinque Stelle spiegano: "Abbiamo presentato una lettera per proporre di trasformare il fondo per la guerra da 500 miliardi, a cui lavora la Commissione, in un fondo per automotive e competitività: queste sono le priorità dei cittadini. Insinuare che Conte non capisca l'inglese denota una non troppo latente nostalgia per gli 'shock' di Renzi. A essere scioccati sono i cittadini, che vedono il Pd votare con la Meloni una Commissione di guerra, che rinnega il Green Deal e che sposa l'austerity". Parole che non sfuggono ai parlamentari del Pd che, come Filippo Sensi, sono in prima linea nel difendere la scelta degli aiuti a Kiev. "Rocco, esci da questo corpo", scrive Sensi sui social riferendosi a Rocco Casalino, portavoce di Giuseppe Conte ai tempi del governo gialloverde. "La destra. Solidarietà a Pina Picierno". Poco dopo interviene anche la senatrice Pd, Simona Malpezzi: "Condivido tutto quello che Pina Picierno ha detto in una intervista molto coraggiosa. E sul tema degli aiuti all'Ucraina è molto semplice: o stai con la democrazia o stai con Putin. Ai cittadini va raccontata la verità. E quel fondo è per la pace, non per la guerra". La senatrice dem, Valeria Valente osserva che "offendere è segnale di debolezza delle proprie ragioni. Al contrario di ciò che pensa il M5s in Europa, l'intervista di Pina Picierno risponde a coerenza e coraggio. Siamo europei e difendiamo la democrazia: perciò non lasciamo sola l'Ucraina. Il populismo sulla guerra lo lasciamo a voi".
In serata, poi, lo scontro si sposta sui temi interni, con la proposta di legge Salva-Milano: "Ciò che più sorprende è che ci siano delle firme su questo testo anche di forze che sono in questo campo progressista", dice Conte in conferenza stampa alludendo al Pd: "Ritirate quelle firme se volete costruire un'alternativa di governo. Questa roba qui lasciatela fare alla destra più reazionaria che si potesse concepire, più restauratrice che si potesse immaginare, predisponetevi dal lato giusto, venite dal lato progressista su questa battaglia, venitela a combattere con noi e con gli amici di Avs, che anche loro sono stati molto chiari sul punto".
A scorrere le dichiarazioni, la strada verso la coalizione di centrosinistra sembra più in salita che mai. Eppure, da un dirigente Pd di alto rango, arrivano segnali di fiducia. Davanti al Partito Democratico, è il ragionamento, si aprono mesi senza particolari appuntamenti elettorali. Si voterà a Genova, certo, e a Ravenna. Ma per le Regionali bisognerà attendere fino all'autunno, se non oltre. Per non parlare delle politiche, previste - salvo soprese che sarebbero gradite ai dem - nel 2027. Tempo per comporre le distanze e costruire l'alternativa ce n'è. E poi, viene aggiunto, bisogna vedere alle cose che si fanno, prima che a quelle che si dicono. Il riferimento è alla giunta appena varata, e senza troppi problemi, da Michele De Pascale in Emilia-Romagna. Giunta nella quale Pd, M5s e Avs siedono assieme. E presto, sono convinti i dem, si varerà anche quella in Umbria. "Di questo è consapevole anche Conte, sebbene faccia finta di non saperlo", osserva un parlamentare Pd. Fra i dem più critici nei confronti del leader M5s, quelli di area riformista, c'è la convinzione che il l'ex premier cerchi scientificamente lo scontro con il Partito Democratico per rimarcare la radicalità del movimento nato dalla costituente appena conclusa e dalla ripetizione del voto che ha sancito la cesura con l'era grillina. Un gioco di specchi con il quale il M5s cercherebbe di ribadire i propri valori. Se questa strategia funzionerà, lo diranno le settimane e i mesi a venire, attraverso i sondaggi.